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“Banche a sostegno dell’economia reale, così si supera la crisi”

“Approvando a larghissima maggioranza due testi legislativi che rafforzano i requisiti patrimoniali delle banche europee e mettono un freno ai bonus pagati ai manager, e poi una risoluzione che sollecita la Banca centrale europea a vigilare affinché i vantaggiosi prestiti agli istituti di credito siano indirizzati in definitiva al sostegno dell’economia reale, l’Europarlamento ha attivato un meccanismo virtuoso che potrà far ripartire la crescita delle imprese e conseguentemente la ripresa dell’occupazione”. In questa intervista rilasciata a “FIRSTonline” a Strasburgo subito dopo la terza votazione, Giovanni La Via – membro della commissione parlamentare Bilanci nonché capo della delegazione italiana nel gruppo del Partito popolare europeo – illustra i motivi che lo inducono ad essere abbastanza ottimista sul futuro delle banche, delle imprese e dell’occupazione.

FIRSTonline – Lei pensa davvero, onorevole, che due leggi europee e una risoluzione del Parlamento di Strasburgo possano avere effetti positivi in così tante direzioni?

La Via – Dico che abbiamo fatto un passo importante lungo un cammino incominciato, non solo in Italia, dopo la grande crisi del ’29. Un cammino il cui obiettivo era, ed è tuttora, di tutelare le banche e al tempo stesso garantire i depositi, per evitare che una crisi finanziaria, circoscritta a uno o più istituti o estesa all’intero sistema bancario, possa essere tamponata con un intervento dello Stato e quindi scaricata sui contribuenti.

FIRSTonline – E le nuove norme appena approvate dall’Europarlamento raggiungeranno questo obiettivo?

La Via – Sono state scritte e approvate per questo scopo. Ma nessuno ha la palla di vetro per leggere il futuro. Comunque io sono fiducioso, incoraggiato anche dai numeri delle votazioni, ottenuti grazie alla condivisione degli obiettivi raggiunta fra i maggiori gruppi politici a Strasburgo.

FIRSTonline – Se qualcuno affermasse che approvando queste nuove norme, che entreranno in vigore il primo gennaio dell’anno prossimo, il Parlamento europeo ha fatto un favore alle oltre ottomila banche europee, lei come replicherebbe?

La Via – Direi che l’obbligo di rafforzare il patrimonio di un istituto di credito costituisce una garanzia più elevata per i risparmiatori, ma anche per chi ha ricevuto un finanziamento o acceso un mutuo. E in definitiva per la stessa banca, la cui maggiore solidità finanziaria potrà incrementare l’afflusso di nuovi clienti.

FIRSTonline – E che rapporto ha con la solidità di una banca l’obbligo di contenere i bonus per i propri manager? Non è una forma di limitazione della libertà d’impresa?

La Via – Non credo proprio. La norma che abbiamo approvato non entra nel merito della retribuzione di un alto dirigente, che resta affidata ai contratti collettivi e agli accordi fra le parti. Ed ha una motivazione, oltre che ovviamente etica, anche economica. Perché può accadere – e accade – che un dirigente, per raggiungere un obiettivo (legittimo, per carità) di arricchimento personale, si avventuri in operazioni finanziarie ad alto rischio che, se vanno in porto, possono procurargli un consistente aumento della remunerazione, il bonus appunto. Ma, se falliscono, arrecano un danno alla banca.

FIRSTonline – Onorevole, qual è il rapporto fra la risoluzione che invita la BCE a orientare la destinazione finale dei prestiti alle banche al tasso dell’1% e le nuove norme sui requisiti patrimoniali degli istituti di credito e quelle sui bonus ai dirigenti?

La Via – Con la risoluzione, il Parlamento ha chiuso il cerchio. Partiamo dai precedenti. Nel periodo in cui la crisi finanziaria ha raggiunto il suo culmine l’Eurotower in un paio d’anni, poco più o poco meno, ha immesso liquidità nel sistema bancario europeo per un totale di mille miliardi al tasso dell’1%. Con queste risorse ottenute a costo bassissimo le banche hanno acquistato titoli di Stato con rendimenti che superavano il 3%.

FIRSTonline – Un bell’affare per gli istituti di credito…

La Via – Certo, quegli utili sono stati  una boccata d’ossigeno per le banche più in affanno. Ma al tempo stesso hanno incrementato la domanda di titoli pubblici emessi dai Paesi più in difficoltà (fra i quali l’Italia) e di conseguenza hanno determinato un calo dei rendimenti, con un abbassamento dello spread e della spesa del Tesoro per pagare gli interessi.

FIRSTonline – Ora però, con la risoluzione appena approvata, il Parlamento chiede a Draghi di cambiare politica. Sembrerebbe un non senso…

La Via – Ma ora il contesto è cambiato. Prendiamo l’Italia. Nonostante la complessità del momento politico, lo spread resta basso e i titoli di Stato (come ha dimostrato la corsa al Btp Italia) vanno a ruba. Ma, come ha sottolineato il Parlamento europeo, l’economia boccheggia e la disoccupazione si dilata ogni giorno di più. Quindi è giusto sollecitare la BCE a cambiare registro: prestiti agevolati alle banche sì, ma vincolati all’obbligo di destinarli al sostegno dell’economia reale e in particolare delle piccole imprese.

FIRSTonline – Per raggiungere quale obiettivo?

La Via – Ora l’obiettivo è la crescita dell’economia e il calo della disoccupazione. Ed è cruciale che la liquidità messa in circolo da Francoforte sia iniettata alle famiglie, e ovviamente anche alle imprese. In particolare le piccole, cioè quelle che sono in grado di incrementare l’occupazione sensibilmente e in tempi brevi.

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Tags: BancheCrisi