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Banca d’Italia su Mps: meglio i Tremonti bond che l’ingresso dello Stato

Il sostegno pubblico al sistema bancario italiano mediante i “Tremonti-bond”, tra dicembre 2008 e giugno 2012, è stato pari a 4,1 miliardi. E anche dopo la sottoscrizione delle stesse obbligazioni da parte del Monte dei Paschi l’ammontare degli aiuti rimarrà contenuto. Lo rileva Bankitalia, in audizione nelle commissioni Bilancio e Finanze del Senato, che coglie l’occasione per sottolineare che il ricorso ai Tremonti bond è una scelta migliore rispetto all’ingresso dello Stato nel capitale.

Ad essere sentito il direttore centrale per la Vigilanza bancaria e finanziaria, Luigi Federico Signorini. Argomento: il decreto in materia di efficientamento, valorizzazione e dismissione del patrimonio pubblico, di razionalizzazione dell’amministrazione economico-finanziaria, nonché misure di rafforzamento del patrimonio delle imprese del settore bancario che in particolare contengono i nuovi strumenti di capitali simili ai Tremonti bond per Mps. E la banca toscana ha occupato gran parte dell’audizione di Signorini.

Banche – Quattro banche hanno beneficiato dei Tremonti bond: Banco popolare, Banca popolare di Milano, Credito valtellinese, Banca Mps. Banco popolare ha già provveduto al rimborso dei titoli dunque l’ammontare residuo di obbligazioni detenute dallo Stato è pari oggi a 2,6 miliardi, circa lo 0,2% del Pil. Lo ha ricordato Signorini aggiungendo che, se si tiene conto della anche della nuova tranche di aiuti per Mps, il valore salirà allo 0,3% del reddito italiano. Lo Stato ha incasssato cedole per interessi pari all’8,5%. Se i Tremonti bond non verranno restituiti prima, la remunerazione collegata al tasso di interesse è destinata a crescere al 9% dal 2013 al 2016 e successivamente dello 0,5% ogni due anni dino al limite del 15%, oltre ad una maggiorazione sul valore nominale al momento del rimborso. Per quanto riguarda la garanzia concessa dallo Stato sulle passività bancarie, gli istituti di credito italiani hanno utilizzato questa forma di supporto pubblico a partire dall’inizio del 2012. L’ammontare complessivo dell’intervento è pari a 86 miliardi (5,4% del Pil).

Dal confronto con i dati pubblicati dalla Commissione Ue ”emerge che le altre misure di sostegno pubblico adottate in Italia sono assai modeste rispetto a quelle approvate in altri Paesi in seguito alla crisi”. Nel periodo che va dal ottobre 2008 a ottobre 2011 l’Ue ha approvato aiuti di Stato per il settore finanziario per complessivi 4.506,5 miliardi, il 36,7 % del Pil europeo. E “anche dopo la sottoscrizione dei nuovi strumenti finanziari” come ad esempio quella eventuale per la crisi Mps, ”l’ammontare complessivo di aiuti erogati alle banche italiane dall’inizio della crisi rimarrà assai contenuto nel confronto internazionale con riferimento sia alle ricapitalizzazioni sia alle garanzie statali”.

Mps – La scelta di ricorrere a strumenti di capitale simili ai Tremonti bond per Monte Paschi di Siena nell’ambito del decreto dismissioni si giustifica ”sulla base della considerazione che tali strumenti sono già noti al mercato e sono stati a suo tempo vagliati e approvati dalla commissione Ue, il che dovrebbe facilitarne l’approvazione da parte delle autorità comunitarie”, ha affermato Signorini. Ma nello stesso tempo è ”opportuno che il decreto ministeriale riproduca questa struttura per assicurare la natura temporanea dell’intervento”. In ogni caso “un eventuale intervento diretto dello Stato nel capitale della banca attraverso l’acquisizione di azioni ordinarie sarebbe stato percepito come una vera e propria nazionalizzazione”, ha puntualizato Signorini, ” e avrebbe rischiato di produrre effetti depressivi sul prezzo delle azioni in circolazione, con un impatto rilevante non solo sugli attuali azionisti di controllo, ma anche su investitori istituzionali e piccoli azionisti”.

Signorini coglie l’occasione per rilevare come “il piano d’impresa approvato dal consiglio di amministrazione di banca Mps per il periodo 2012-2015 si pone in una linea di forte discontinuità con la gestione precedente ed è caratterizzato da incisivi interventi gestionali e operativi”. Infine l’economista ha ricordato che la Banca d’Italia aveva “chiesto una chiara e decisa inversione di rotta e l’avvio di un processo di riposizionamento strategico e di profonda ristrutturazione del gruppo. Adesso c’è la consapevolezza dell’esigenza di migliorare l’efficienza e ripristinare condizioni durature di equilibrio reddituale e patrimoniale”. Il piano d’impresa “dovrà costituire un elemento fondamentale del piano di ristrutturazione che dovrà essere presentato dalla banca, come previsto dalla disciplina comunitaria sugli aiuti di Stato, e vagliato dalla Banca d’Italia e dal Ministero dell’economia, per essere infine sottoposto all’autorizzazione della Commissione europea. Le linee guida del piano adottato dalla banca”, ha concluso Signorini, “includono il rafforzamento della qualità e della quantità di capitale, il riequilibrio strutturale della liquidità, il consolidamento della redditività”.

Scarica in allegato il testo integrale dell’audizione di Signorini


Allegati: mps audizione finale.doc

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