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Aziende piemontesi, riprendono gli investimenti ma pesa l’incertezza sui dazi: indagine di Confindustria Piemonte

FIRSTonline - Matteo Lirosi

Se i dazi preoccupano il mondo e l’Italia, figuriamoci quanta incertezza possono generare nel tessuto produttivo di una singola regione italiana, sebbene tra le più sviluppate e performanti. Tornano prudenti le attese delle aziende piemontesi, e non poteva essere altrimenti: dopo il rimbalzo registrato a marzo si registra una nuova frenata nelle prospettive, complice il continuo complicarsi dello scenario geopolitico ed economico globale. È quanto emerge dall’indagine congiunturale realizzata a giugno dal Centro Studi dell’Unione Industriali Torino su un campione di circa 1.200 aziende manifatturiere e dei servizi del sistema confindustriale piemontese.

A livello regionale dalle imprese arrivano attese positive per l’occupazione (saldo ottimisti/pessimisti al +4,9%). Negativi i consuntivi per produzione (-1,0%), ordini (-2,3%), export (-6,1%) e redditività (-6,9%). Cresce la propensione a investire, che interessa il 74,6% delle rispondenti, mentre oltre un quarto delle imprese ha programmato l’acquisto di nuovi impianti, un dato in crescita di 1 punto rispetto a marzo. L’indice di utilizzo di impianti e risorse resta stabile al 77%, così come il ricorso alla CIG, attivata dal 10,4% dei partecipanti all’indagine, percentuale che cresce nel manifatturiero, dove sale al 14,1% (invariata rispetto alla rilevazione di marzo).

Manifatturiero ancora in grande difficoltà, mentre va meglio per l’alimentare

Tornando ai dati complessivi, si conferma ancora una volta che sono la sintesi di andamenti settoriali differenziati. Infatti, il manifatturiero, che rappresenta circa due terzi del campione, registra ancora saldi col segno meno per tutti i principali indicatori: produzione (-5,9%), nuovi ordini (-8,0%), redditività (-11,5%) ed export (-7,8%). A soffrire sono soprattutto il comparto metalmeccanico (il saldo fra ottimisti/pessimisti per la produzione è pari a -9,7%), soprattutto automotive e metallurgia; dopo un temporaneo rimbalzo tornano negativi tessile (-28,3%), cartario-grafico (-16,7%) e manifatture varie (-15,6%). Stabilmente positive le attese per alimentare (+11,4%), edilizia e impiantisti (rispettivamente +7,2% e +23,3%). Per contro il terziario, per sua natura meno esposto alle oscillazioni dei mercati esteri di questo periodo storico, presenta un andamento stabilmente espansivo. Tutti i comparti esprimono attese favorevoli, pur con diversa intensità. Particolarmente positive le attese per servizi alle imprese (+26,2% il saldo tra chi si attende un miglioramento dei livelli di attività e chi prevede, invece, una diminuzione) e ICT (+24,2%).

In termini dimensionali, si conferma la tradizionale forbice che vede le grandi imprese esprimere attese maggiormente positive rispetto alle altre: fra le realtà con meno di 50 dipendenti l’indice di fiducia sulla produzione è negativo (-1,9%), mentre fra quelle con 50 o più addetti si attesta sopra lo zero, al +0,8%. Com’è facilmente intuibile, la positività delle attese è inversamente proporzionale alla quota di export sul fatturato: le aziende che esportano poco hanno attese sulla produzione più ottimistiche (+5,2% per le aziende che esportano una quota inferiore al 10% del fatturato). Negative tutte le attese per tutte le altre classi:  -7,1% per le imprese che inviano all’estero dal 10 e 30% del fatturato,  -10,7% per quelle che esportano il 30-60% e -7,8% per quelle che esportano oltre il 60%. Infine, calano significativamente i timori sull’aumento dei prezzi di materie prime ed energia (con saldi in diminuzione, rispettivamente di 8,4 e 16,8 punti percentuali). Più contenuta la variazione delle attese sui costi per la logistica (-2,7 punti).

Le considerazioni del presidente di Confindustria Piemonte

“Il nostro tessuto economico sempre più differenziato, si conferma un’altra volta il principale elemento di stabilità e crescita. Se infatti permangono vocazioni storiche come la mobilità, il Piemonte del 2025 raccoglie con successo le principali sfide connesse alla transizione ambientale e tecnologica. E non è facile farlo in uno scenario dove il futuro economico sembra disegnato da chi guarda negli specchietti retrovisori, piuttosto che alle sfide future. E non va sottovalutata la perdurante riduzione della redditività, legata certo all’incertezza ma anche a norme che continuano a penalizzare chi fa impresa, con un cuneo fiscale che resta tra i più elevati, generando un costo del lavoro che corrode il potere d’acquisto. Su questo come Confindustria dobbiamo continuare ad impegnarci, perché alla fine così si indebolisce il mercato interno e quindi la ricchezza del Paese”, ha commentato Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte.

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Categories: Economia e Imprese