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Auto elettriche, tornano gli incentivi: 597 milioni dal Pnrr grazie alle colonnine (mai installate)

Imagoeconomica

Tornano gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche, e il merito – paradossalmente – è delle colonnine di ricarica. Nella settima revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), approvata dalla cabina di regia e già trasmessa alla Commissione europea, il governo ha deciso di riorientare 597 milioni di euro inizialmente destinati alla realizzazione di 20.500 colonnine di ricarica. Quelle risorse, rimaste in gran parte inutilizzate per via della scarsa risposta del mercato, verranno ora impiegate per finanziare un nuovo programma di rottamazione delle auto più inquinanti, con l’obiettivo di spingere cittadini e imprese verso veicoli a zero emissioni.

La scelta nasce da una valutazione di efficacia operativa: i target infrastrutturali fissati in origine si sono rivelati troppo ambiziosi, e il rischio concreto era quello di non riuscire a spendere in tempo i fondi europei. Da qui il cambio di rotta, che punta su un’azione diretta e più rapida, in grado di generare impatti ambientali immediati e misurabili.

Il nuovo programma, denominato “Rinnovamento della flotta di veicoli privati e commerciali leggeri con mezzi elettrici”, punta a sostituire almeno 39mila auto a motore termico (diesel e benzina) entro il 30 giugno 2026, termine ultimo per la rendicontazione degli investimenti previsti dal Pnrr.

Come funziona il nuovo ecobonus

Il bonus sarà articolato su base selettiva e progressiva. Per le persone fisiche, l’incentivo varierà in base al reddito: 11mila euro per chi ha un Isee fino a 30mila euro, 9mila euro per chi rientra nella fascia 30-40mila. Il tetto massimo dell’Isee per accedere agli aiuti è fissato proprio a 40mila euro.

La misura si applicherà esclusivamente alla rottamazione di veicoli a motore termico in favore dell’acquisto di auto nuove, elettriche, di categoria M1 (cioè destinate al trasporto di persone, fino a otto posti). Ma non riguarda solo i privati. Le microimprese potranno usufruire di un incentivo pari al 30% del valore del mezzo a zero emissioni, con un tetto massimo di 20mila euro. In questo caso si parla di veicoli commerciali leggeri, fino a 12 tonnellate di massa (categorie N1 e N2), destinati al trasporto merci.

La misura sarà concentrata soprattutto nei contesti urbani ad alta densità di traffico e inquinamento, dove l’impatto del ricambio del parco auto è più significativo. Secondo il governo, l’intervento avrà un effetto positivo immediato sulla qualità dell’aria, oltre a rafforzare la domanda interna nel comparto automobilistico

Rimodulazioni anche su biometano e ferrovie

La revisione del Pnrr non si limita alla mobilità elettrica. Il documento approvato introduce una serie di riallocazioni strategiche. Tra queste, lo spostamento di 640 milioni di euro inizialmente previsti per l’idrogeno nei settori industriali più inquinanti (“hard to abate”) verso lo sviluppo del biometano, considerato una soluzione più pronta e concreta. L’obiettivo è raggiungere entro il 2026 una capacità produttiva annua di 2,3 miliardi di metri cubi, sfruttando il recupero dei rifiuti organici e dei residui agricoli.

Viene inoltre annunciata la rimodulazione di alcune tratte ferroviarie – in particolare al Sud – che non riuscirebbero a rispettare la scadenza del 31 agosto 2026: le opere saranno completate con fondi nazionali, per non perdere tempo e denaro. La filosofia di fondo resta quella della flessibilità: meglio rivedere in tempo utile le misure che rischiano lo stallo, piuttosto che accumulare ritardi e fallire gli obiettivi.

L’Italia accelera, ma resta la corsa contro il tempo

Con questa nuova revisione, l’Italia cerca di rafforzare la propria posizione nell’attuazione del Pnrr. Lo ha sottolineato il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, secondo cui “la spesa ha ormai raggiunto i 70 miliardi, il 58% delle risorse ricevute”. Se Bruxelles approverà il pagamento della settima rata, ha aggiunto Foti, “il nostro Paese avrà ottenuto il 72% dei fondi totali e completato circa il 55% degli obiettivi previsti”.

Il traguardo finale è, però, ancora lontano. Entro fine giugno è attesa una revisione più ampia del Piano, che potrebbe comportare nuovi tagli, rimodulazioni e ridefinizione di priorità. La transizione ecologica, seppur confermata, dovrà confrontarsi con limiti reali: tecnologici, industriali, e soprattutto temporali. Il nuovo bonus rottamazione rappresenta una risposta concreta e tempestiva, ma la sfida resta aperta e con molti punti interrogativi.

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