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ANTIQUARIATO – Le lancette dell’orologio antico rallentano ogni giorno di più

Già alla fine degli anni 90 si è cominciato a registrare un calo dell’interesse verso tutto ciò che rappresentava l’antiquariato, in particolare modo per gli arredi e gli oggetti d’epoca “con gusto di riconoscimento borghese”.  Questo accadeva per una serie di motivi, il primo, come conseguenza di una iper-valutazione oltre il reale valore dell’oggetto che ha caratterizzato il trend del mercato degli anni ’80-90, dove il bene  di qualunque epoca e fattezza “divenuto di moda” veniva conteso tra più persone con conseguente incremento del suo valore di vendita, il secondo, per un cambiamento di stile di vita che stava cominciando a trasformare la società, e infine perché quel bene non rappresentava più un motivo di posizione sociale.

La società da “moderna” amante del classico si è piano piano trasformata in “contemporanea” preferendo un’immagine nuova non più legata a degli schemi prefigurati, ma piuttosto, capace di innovarsi costruendosi il proprio e nuovo “stile”. In questo contesto sociale per condicio sine qua non, gli oggetti e gli arredi antichi non potevano più rappresentare uno status.

Oggi gli spazi abitativi si sono ridotti e gli arredi non devono porre problemi di alcun genere se in qualunque momento si decide di cambiare casa. Arredi importanti, in una società come la nostra, possono sembrare impegnativi ecco perché sono stati sostituiti da altri oggetti di valore come un’auto di lusso o un orologio importante magari appartenuto a qualche “celebrities”, basti vedere i risultati delle ultime aste internazionali di Sotheby’s o Christie’s.

Una premessa o una tendenza che ha visto molte case d’aste ridimensionare e chiudere il dipartimento di antiquariato classico, mantenendo solo l’area specialistica dei dipinti, disegni e oggetti rari. L’Italia ha forse vissuto di più di altri Paesi questa “sofferenza” anche per motivi più contingenti, in primis la crisi economica che ha attraversato negli ultimi anni e poi tutta una serie di difficoltà burocratiche che spesso che accompagnano il desiderio di vendere o comperare un’opera di arte antica. Ed è così che si registra un calo di interesse degli oggetti presentati in catalogo dalle case d’asta, a volte invenduti o se acquistati con aggiudicazioni al minimo della stima.

In tutto questo dobbiamo però escludere tutte quelle opere di pregio storico, riconducibili al segmento “Alto Antiquariato”, ossia tutto ciò che entra in qualcosa di unico, possa essere un arredo come un dipinto antico, meglio se Old Master, dove registriamo una fortissima domanda proveniente da tutto il mondo, grazie ad un mercato in espansione legato ai nuovi “paperoni” di Cina, la Russia o l’Oriente.

La conferma che l’alto antiquariato non vive  alcuna crisi viene da Tefaf, la fiera che si tiene a Maastrich ogni anno a marzo e che raggruppa le migliori gallerie internazionali con le migliori opere di arte e antiquariato. Un luogo quasi di culto per i collezionisti provenienti da ogni parte del mondo, che arrivano nella bella cittadina olandese già consapevoli di trovare opere di straordinaria bellezza e spesso accompagnate da cifre da capogiro.

Perciò non parlerei di crisi dell’antiquariato, bensì di un momento di un intervallo temporale, che sta già rivedendo il concetto e il valore della “opera antica” nel suo reale e concreto significato, con una maggiore selezione delle opere, oggetti che per entrare nel mercato dovranno essere di alta qualità e non più riconducibili a  quella “merce antica” che per anni è stata supervalutata solo per una eccessiva e infondata domanda e che oggi registra oltre il 30% di perdita. Resta comunque difficile immaginare come sarà il futuro, certo è che la storia insegna: le  crisi e i cambiamenti epocali non hanno mai distrutto nè il significato nè la bellezza dell’arte.

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