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Ambiente: l’Italia che spreca migliorerà con un Premio ?

Ufficio Stampa "Premio Vivere a Spreco Zero"

L’Italia ha gravi ritardi nella gestione dei rifiuti e nella lotta allo spreco alimentare. É tra i Paesi al mondo che non riesce a rispettare norme e principi etici sulla dilapidazione di enormi quantità di ricchezza. Le speranze di invertire una tendenza così negativa sono spesso nelle parole di Papa Francesco. Sebbene non riferite soltanto all’Italia, quelle parole mettono in evidenza un deficit comportamentale. Per un Paese impegnato nella transizione ecologica su larga scala suonano come una sveglia pesante.

Il 15 settembre, intanto, si avvicina e il logo del disegnatore Altan sta facendo il giro del web. La 9^ Edizione del Premio “Vivere a spreco zero”  si annuncia così vivace da accompagnare la promozione dell’evento come l’Oscar italiano della sostenibilità. L’iniziativa è dell’organizzazione  Lait Minute Market circondata da un ricco elenco di sponsor e promoter: dai  Ministeri della Transizione ecologica, degli Esteri, del Lavoro ad  ANCI, World Food Programme Italia, RAI, Regione Emilia Romagna, Città Metropolitana di Bologna. Al centro del Premio le buone pratiche verso  gli Obiettivi di Sostenibilità dell’Agenda ONU 2030.  Cosa si vuol fare ?

L’economista Andrea Segrè, anima del programma , dice che «le buone pratiche sono strumento strategico di sostenibilità a livello nazionale e globale. Per l’attuazione e il controllo dell’Agenda Onu  le governance internazionali si sono dotate dell’ High-level Political Forum on Sustainable Development,  piattaforma ONU che valuta i progressi, i risultati e le sfide di sviluppo sostenibile, per assicurare che l’Agenda resti rilevante ed ambiziosa”. Per un popolo che ha avuto Ministri dell’Ambiente nelle vesti di oppositori a strutture di recupero, dobbiamo pensare che questa è una buona occasione di ripartenza. La raccolta differenziata – anello centrale di un’ economia circolare- in Italia è solo al 62%. In quanto a cibo non consumato ogni anno finisce in pattumiera il 15% pari a più di 15 miliardi di euro Gli italiani, quindi, sono alle prese con una battaglia per cambiare le proprie abitudini. E i poteri pubblici ? Devono avere la capacità di saper gestire in campo rifiuti, riciclo, recupero. Tre «R» che fanno la differenza sia sul piano pratico che su quello economico- sociale, perché nello spreco non si cresce.
L’ edizione 2021 del Premio vuole trasformarsi in osservatorio permanente, « per colorare di azioni positive le stagioni dell’anno e individuare i progetti e le best practice che ci possono aiutare nella lunga corsa in direzione del 2030» leggiamo. Quinidi, il contributo di personaggi noti come il meteorologo Luca Mercalli. Per lo scienziato «la nostra società getta un sacco di risorse, dalle materie prime all’energia. Per raggiungere la sostenibilità ambientale dobbiamo prevenire e ridurre lo spreco in ogni sua forma: nelle case, nei trasporti, nella fruizione del cibo con attenzione ad una dieta a basso consumo di carne. »

Ma si può vivere a spreco zero anche in una società evoluta ? Nell’impostare la ripresa in chiave di transizione ecologica diventa urgente organizzare la filiera. Il Premio se ne fa carico ? Ora propone 12 categorie- settori  per dimostrare che in generale lo sviluppo sostenibile  é una rivoluzione alla portata  di tutti. Dovremmo assistere ad una sana contesa tra  amministrazioni pubbliche , imprese, scuole, cittadini, Associazioni. Il 16 ottobre in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione vedremo se l’assegnazione di una medaglia vale più di appelli e investimenti. Una sfida da vincere.

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Categories: Economia e Imprese