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Alitalia, una scommessa al buio con tre spine: Air France-Klm, i ricavi e il debito

Con tutta probabilità l’assemblea di oggi di Alitalia approverà la proposta di ricapitalizzazione e di ingresso nel capitale di un socio pubblico come Poste Italiane, ma difficilmente riuscirà a disinnescare le tre mine che insidiano il cammino della compagnia aerea e rendono molto problematico il suo futuro. Le spine su cui si muove Alitalia sono la comprensibile freddezza del partner AirFrance-Klm, l’irrisolta emergenza dei ricavi e l’insostenibile pesantezza del debito. E sono spine che fanno della nuova scommessa di Alitalia una vera scommessa al buio.

La freddezza dei francesi non nasce oggi ma è la diretta conseguenza della mancata soluzione dei problemi legati all’insufficiente dinamica dei ricavi, all’inadeguata strategia industriale e alla mancata ristrutturazione del debito della compagnia italiana. Come i suoi rappresentanti hanno già fatto nell’ultimo Consiglio d’amministrazione di Alitalia, è probabile che Air France approvi in assemblea l’aumento di capitale proposto per garantire la solvibilità dell’azienda, ma che poi non apra il portafoglio e non partecipi direttamente a una ricapitalizzazione che vede come una soluzione-tampone e non come veicolo per disegnare finalmente un futuro stabile di Alitalia come terza gamba del gruppo franco-olandese oggi composto da Air France e Klm. 

Se così fosse, e se cioè Air France-Klm, non vedendo passi avanti in Alitalia sul terreno della strategia di mercato, della redditività e della ristrutturazione del debito, non partecipasse all’aumento di capitale, non solo si metterebbero a rischio le attuali e future sinergie operative tra i due gruppi ma si aprirebbe un gigantesco interrogativo sul futuro stesso dell’alleanza. Su questo punto non si può scherzare, perché i partner esteri di Alitalia non sono intercambiabili e un’eventuale rottura degli accordi vigenti tra la compagnia italiana e il gruppo Air France-Klm avrebbe costi non irrisori e lascerebbe Alitalia nell’isolamento prima che scattino i tempi necessari a ricercare e a rendere operante un’alleanza alternativa.

Giustamente il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha sostenuto che Alitalia non dev’essere la Cenerentola dell’alleanza con i francesi e gli olandesi, ma il ruolo, importante o marginale che sia, della compagnia italiana nel network internazionale non dipende dai partner ma dall’Alitalia stessa: se farà fino in fondo i conti con i problemi sul tappeto acquisirà un maggior potere contrattuale, altrimenti si condannerà da sola al declino.

Dunque ricavi e debito: ecco le emergenze rispetto alle quali sarebbe delittuoso per Alitalia nascondere la testa sotto la sabbia. Con l’aiuto straordinario dello Stato, che è sceso prepotentemente in campo nel 2008 sia accollandosi i costi economici e sociali della ristrutturazione dei “patrioti” sia favorendone l’assorbimento del principale concorrente aereo nazionale (Air One), Alitalia ha aggredito il problemi dei costi. Ma resta irrisolto quello dei ricavi, che è esploso ora ma che era evidente fin dagli anni scorsi e che solo un realistico piano industriale può cominciare ad affrontare, anche se – è bene dirlo subito – non potrà essere indolore, come del resto ben si vede in Francia.

Poi c’è l’emergenza debiti che, dopo la ripulitura del 2008, sono tornati a salire in modo preoccupante per la mancata capacità della compagnia italiana di generare profitti. Gli strumenti legali per affrontare la necessaria e indifferibile ristrutturazione del debito ci sono. E’ ora di usarli se non si vogliono vendere illusioni gettando alle ortiche un’altra volta i soldi degli italiani. 

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