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Addio a Sirio Maccioni, l’italiano che conquistò New York

Si è spento a 88 anni il noto ristoratore italiano Sirio Maccioni. Classe 1932, originario di Montecatini in Toscana, il suo nome è famoso soprattutto oltre oceano: per decenni ha infatti incarnato il mito dell’italiano che, partendo dal nulla, ha realizzato il sogno americano, ottenendo un grande successo in particolare a New York. Per la City infatti Maccioni partì abbastanza giovane, quando non aveva ancora trent’anni, per diventa maitre del Colony Hotel. Il feeling con gli Stati Uniti decolla subito: il ristoratore toscano conquista tutti con i suoi modi per così dire hollywoodiani, che gli consentono di calarsi nella parte come non sarebbe possibile fare meglio.

Maccioni conquista i clienti nonostante la conoscenza scarsa dell’inglese, ma è proprio quel modo di fare da emigrante italiano esuberante che piace. La svolta arriva nel 1974, con l’apertura de Le Cirque a New York, nel Mayfair Hotel. Una scelta davvero controcorrente per un italiano emigrato, una cucina che parlava francese come stile, specialità e modi di cucinare, ma dove compaiono ingredienti italiani altrimenti non reperibili in altri ristoranti italiani d’America. Il locale diventa famoso soprattutto per la sua fantastica crème brûlée, a dimostrazione che Maccioni è stato capace di far completamente dimenticare lo stereotipo dell’italiano che campa all’estero grazie all’idea di pizza e spaghetti.

Con Le Cirque, ristorante di elite, Maccioni raggiunge la notorietà anche presso il jet set newyorchese, accogliendo personaggi famosi, cantanti e attori. La grandezza di Maccioni, che ne fa sicuramente un nome indimenticabile della storia gastronomica americana, è stata quella di interpretare il gusto delle persone e il segno dei tempi, pur avendo un rapporto conflittuale con gli chef (sotto la sua egida crebbe a New York, dal 1986 al 1992, la fama di Daniel Boulud, executive a Le Cirque, prima di aprire il suo Daniel), che riteneva perfetti se riuscivano a soddisfare i bisogni della clientela. “La smettano questi cuochi di mettere puntini, righine e ammennicoli vari nei piatti e riscoprano la semplicità. Il gusto di fare bene una ricetta“, diceva il ristoratore di Montecatini.

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