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Acciaio, Danieli: “Ilva, noi ci siamo. Sugli impianti sfidiamo la Cina”

Danieli Group

Sostenibilità, innovazione, sicurezza, ma soprattutto il primato mondiale di flessibilità. Che non è male, visto che il mercato della siderurgia, oltre che essere molto ciclico, è sempre più à la carte, cioè tagliato sulle esigenze di clienti industriali che vanno intercettati e soddisfatti rapidamente, e che noi italiani siamo storicamente bravi nel taylor made, nella produzione su misura. La prima acciaieria al mondo in grado di cambiare un laminatoio non in 2-3 ore, ma in soli 8 minuti grazie ai cambi automatici, è QWR, il nuovo impianto siderurgico 4.0 di ABS, controllata del gruppo Danieli che da sola contribuisce a 1 miliardo di fatturato (sui 2,8 miliardi di gruppo al 30 giugno 2020) e che grazie all’avveniristico capannone a pochi chilometri da Udine – nel quale ha investito 190 milioni (nei prossimi anni il totale degli ulteriori investimenti avvicinerà il miliardo) – vuole salire a 1,4 miliardi nel 2023, aumentando la produzione del 40% a oltre 2 milioni di tonnellate di acciaio l’anno.

Qui si fabbricheranno mezzo milione di tonnellate l’anno di vergella, ossia i tondini di acciaio laminato con diametro dai 5 ai 25 millimetri (qui sta la flessibilità: poter passare velocemente dalla produzione degli uni e degli altri a seconda della domanda) che vengono esportati in 46 Paesi per produrre bulloni, molle, cuscinetti, viti, sospensioni per auto, elettrodi per saldature. Ma il campo d’eccellenza è proprio l’impianto, fiore all’occhiello dell’Italia della siderurgia, che su questo fronte è campionessa di sostenibilità e innovazione e si pone in concorrenza direttamente con i giganti cinesi. “Un tempo – commenta con FIRSTonline il presidente del gruppo Danieli, Gianpietro Benedetti – c’erano una quarantina di player nell’impiantistica, oggi siamo una manciata, non ci sono più gli americani e noi siamo terzi, forse secondi al mondo. Il nostro obiettivo è competere con la Cina. Come? Abbassando i costi, grazie alla tecnologia, e “diventando cinesi” anche noi. Nel senso che la nostra attività in Cina, Danieli China, è ora diretta anche da un manager cinese, Chang Zhang”.

Dal punto di vista tecnologico, il nuovo impianto di ABS è di avanguardia: qui la robotizzazione dei processi è già realtà e non ruba lavoro alle persone, ma ne semplifica i compiti e ne garantisce la piena sicurezza. Il controllo dei processi resta di competenza umana ma avviene da remoto con dispositivi automatizzati, quindi nessuno rischia di farsi del male. Solo per questo stabilimento saranno creati ulteriori 158 posti di lavoro, su un totale di 9.000 dipendenti del gruppo Danieli (6.000 in FVG, contando l’indotto), intorno al quale gravitano altre 2.400 imprese nel mondo, di cui 513 solo in Friuli Venezia Giulia, che anche grazie a realtà come questa è l’unica regione italiana considerata “strong innovator” dall’Unione europea. E poi la sostenibilità: ABS lavora l’acciaio in forni elettrici che consumano il 20% in meno (e riducono del 50% i materiali di scarto), utilizza per l’85% materiali di riciclo (rottame ferroso), trasporta la sua merce per il 40% su rotaia, con l’obiettivo di arrivare al 70%.

Un modello virtuoso già proposto – in collaborazione con Saipem e Leonardo – per le nuove Acciaierie d’Italia di Taranto: riguarderebbe la parte di produzione prevista nel nuovo piano al 2025 a ciclo elettrico (2,5 milioni di tonnellate su 8 milioni), riducendo le emissioni almeno del 75%. “Siamo anche in contatto con due aziende in Austria e Germania – conferma Benedetti -, sempre per lo stesso tema e cioè la riqualificazione degli impianti. Ormai sull’ambiente non si torna più indietro e riteniamo che il nostro progetto possa essere sempre valido per l’ex Ilva di Taranto. Poi che questo sia sufficiente a riportare l’attività in utile non può saperlo nessuno, ma sicuramente può renderla più efficiente. A Taranto ci sono problemi enormi ma anche ottime competenze, risanare le acciaierie è possibile. Bisogna fare training sui giovani e investire sulle competenze, come abbiamo fatto noi qui a Udine. Quello che vedete oggi nasce 15 anni fa da un grande investimento sui giovani, da una intensa collaborazione con scuola e università sulla quale abbiamo investito 1 miliardo per far incontrare formazione e mercato del lavoro, e che ovviamente sarà rinnovata”.

Dimostrando che l’acciaio in Italia può recuperare terreno, approfittando anche del rimbalzo dell’economia dopo un 2020 che ha visto la siderurgia italiana cadere ai livelli di produzione ed export del 2008, ma in realtà non per tutti. I destini di realtà come Taranto e Piombino infatti non debbono ingannare. Danieli e ABS hanno chiuso l’anno in linea con i precedenti e ora si preparano già a decollare: “Il settore siderurgico ha già recuperato molto nel secondo semestre 2020 e il 2021 sarà trainato dalla ripresa, dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dagli investimenti del PNRR – ha commentato con FIRSTonline Anna Mareschi Danieli, vicepresidente di ABS e presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia -. Come produttori di acciaio vediamo molte opportunità nella meccanica, nelle energie rinnovabili (l’impianto ABS di Sisak, in Croazia, sarà il primo in Europa alimentato a pannelli solari) e poi grazie al PNRR e al Superbonus nei settori infrastrutture, edilizia, costruzioni. Poi ovviamente c’è anche l’automotive, che però rappresenta solo il 20% del nostro mercato”.

Oltre all’ex Ilva di Taranto, l’altro tema caldissimo è proprio quello del PNRR e della transizione ecologica, non solo in Italia ma in tutta Europa (Danieli ha uffici in mezzo mondo, fattura per il 50% fuori dall’Italia e contribuisce a un quinto dell’export dell’intera regione FVG): “Vedremo – risponde Bendetti – ma credo che avrà ricadute positive sulla nostra attività, visto che molti impianti dovranno essere sostituiti o riqualificati e che arrivano i soldi per farlo. Se questo significa che abbiamo in programma operazioni di M&A all’estero? Per ora no, l’unica acquisizione che abbiamo in cantiere è in Italia, a Genova, con una società di robotica”. Basterà per giocarsela con la Cina? “Noi nel giro di 3-4 anni vogliamo diventare i numeri uno al mondo nell’impiantistica siderurgica. Per provarci abbiamo messo in discussione tutto, con in testa solo due cose: investire e innovare. Il prossimo impero economico per me sarà la Cina, quindi la sfida è con loro: è un Paese produttivo e creativo. Il nuovo manager cinese vale da solo un 25% di crescita”.

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Categories: Economia e Imprese