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ACCADDE OGGI – L’Italia entra nella “famiglia” Schengen nel 1990

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In tempi di sovranismi e di “prima gli italiani” può fare impressione, ma sono passati ormai 29 anni dal giorno in cui l’Italia firmò la Convenzione di Schengen, il trattato che definisce le condizioni di applicazione dell’Accordo di Schengen sulla libera circolazione siglato inizialmente nel 1985 tra Francia, Germania e Benelux (Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo).

Gli stessi cinque Paesi (fondatori, insieme all’Italia, della Comunità europea) avevano sottoscritto la Convenzione il 19 giugno del 1990 e Roma fece altrettanto il 27 novembre, impegnandosi a consentire il libero transito dei cittadini comunitari. A mettere la firma a nome del governo italiano fu Claudio Martelli, all’epoca vicepresidente del Consiglio.

Alla lista dei Paesi aderenti si aggiunsero negli anni successivi Spagna e Portogallo (1991), Grecia (1992), Austria (1995), Danimarca, Finlandia e Svezia (1996).

Tuttavia, la firma della Convenzione non concise in nessun Paese con l’entrata in vigore delle nuove norme sulla libera circolazione, che fu graduale, per dare tempo ai singoli Stati di soddisfare una serie di requisiti normativi e tecnici imposti dallo stesso trattato. I primi cinque Paesi firmatari, più Portogallo e Spagna, aprirono le frontiere comuni nel 1995, mentre l’Italia si aggiunse soltanto a partire dal 26 ottobre del 1997.

Oggi lo Spazio Schengen (detto anche Area Schengen o Zona Schengen) comprende in tutto 26 Stati europei. Nel gruppo rientrano 22 dei 28 aderenti all’Unione europea: restano fuori Irlanda e Gran Bretagna, che non hanno mai sottoscritto la Convenzione (Londra, peraltro, è in uscita anche dall’Ue), ma anche Cipro, Croazia, Romania e Bulgaria, che hanno firmato ma sono ancora in attesa dell’entrata in vigore. Gli stati extracomunitari che partecipano a Schengen sono Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein.

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