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ACCADDE OGGI – Lehman Brothers: l’imprevisto fallimento che aprì le porte alla Grande Crisi del 2008-2009

Imagoeoconomica

Sono passati 14 anni dal crack di Lehman Brothers, la scintilla che ha innescato l’ultima crisi finanziaria globale. Il 15 settembre del 2008, quando la Banca d’affari ha dichiarato a sorpresa il suo fallimento, in pochi avevano idea di quali sarebbero state le conseguenze. Le nubi della finanza derivata erano talmente rarefatte che le proporzioni del disastro sono diventate chiare solo quando l’effetto domino si era già compiuto, provocando la recessione mondiale che nel giro di qualche anno, a sua volta, avrebbe portato alla crisi dei debiti sovrani europei.

La crisi dei mutui subprime

Ma iniziamo dal principio. All’origine del ciclone finanziario americano c’era la crisi dei mutui subprime. In sostanza, le banche statunitensi facevano credere ai propri clienti di poter usare le case come macchine da soldi. La strategia prevedeva l’accensione di mutui in serie: i nuovi prestiti servivano a estinguere i precedenti, ma, essendo d’importo superiore (perché nel frattempo le quotazioni immobiliari erano salite), permettevano alle famiglie d’intascare la differenza. Il gioco ha funzionato per qualche anno, ma alla fine, quando i prezzi delle abitazioni hanno smesso d’aumentare, il meccanismo s’è inceppato. A quel punto milioni di americani si sono ritrovati con debiti insostenibili e le loro case sono finite in mano alle banche, creando in alcune zone del Paese qualcosa di simile a delle città fantasma.

La nube dei titoli derivati

Fin qui abbiamo parlato di economia reale, ma il vero detonatore della crisi era altrove, nella finanza più astratta e speculativa. Mentre facevano sottoscrivere i subprime alle persone comuni, infatti, le banche emettevano titoli derivati garantiti proprio da quei mutui. Sapevano che quei prodotti finanziari non valevano nulla, perché era evidente che prima o poi la giostra dei subprime avrebbe smesso di girare, ma li vendano lo stesso come investimenti fruttuosi e sicuri. L’operazione è stata possibile grazie alla collaborazione delle agenzie di rating, che (pagate dalle banche stesse, e quindi in conflitto d’interessi) assegnavano a quei titoli la famosa tripla A, il massimo dei voti in termini di affidabilità.

All’inizio le banche smerciavano i derivati collegati ai subprime solo all’esterno, ma poi hanno iniziato a scambiarseli fra loro. Con la vista offuscata dai guadagni legati al trading, hanno finto di non vedere che la bolla speculativa stava per esplodere. Del resto, ormai nessuno aveva più la visione d’insieme: i mutui subprime rappresentavano una piccola parte del mercato finanziario americano, ma la nube di derivati prodotta sopra di loro era diventata così grande, complessa e ramificata da mandare in crisi un colosso come Lehman, aprendo le porte alla Grande Crisi.

Il fallimento di Lehman Brothers

La frana è iniziata proprio il 15 settembre 2008, con la bancarotta più rovinosa di sempre. Quel giorno, prima di essere sospese, le azioni Lehman Brothers sono crollate dell’80% nella fase di preapertura a Wall Street, mentre l’indice Dow Jones ha chiuso in ribasso di 500 punti, il risultato peggiore dalla seduta successiva all’11 settembre 2001. Ben 26.000 dipendenti della Banca (di cui 6.000 in Europa e 140 in Italia, tra Roma e Milano) hanno detto addio al loro posto di lavoro.

Richard Fuld, presidente e amministratore di Lehman, è stato messo sotto inchiesta da alcuni membri del Congresso, ma non dalla magistratura, e in seguito ha continuato a lavorare, ricoprendo incarichi assai remunerativi. In generale, tutti i responsabili della bancarotta sono stati assolti o nemmeno processati. E a pagare il conto ci ha pensato il resto del pianeta.

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Categories: Finanza e Mercati