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5G: tra vincoli e fake news cresce il divario digitale

Pixabay

La guerra sul 5G continua. La crisi sanitaria e la conseguente crisi economica, nonché i vincoli burocratici che rallentano l’iter di ottenimento delle autorizzazioni per investire sulle infrastrutture di quinta generazione, rischiano di complicare il rispetto della tabella di marcia verso la digitalizzazione in Italia. A lanciare l’allarme è l’istituto per la Competitività (I-Com), il centro studi specializzato sui temi del digitale e delle telecomunicazioni guidato dall’economista Stefano da Empoli.

Da quanto emerso dallo studio “Who is prepared for the new digital age”, diffuso lo scorso aprile dalla BCI, lo sviluppo dell’Italia in materia di digitalizzazione è frenato da ostacoli normativi e dall’eccessiva pressione fiscale.

Anche i principali operatori del Paese che, nel corso delle audizioni al Sentato, in vista del recepimento del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, hanno espresso le proprie perplessità sugli eccessivi vincoli normativi che rischiano di far insorgere gap tecnologici tra un’area e l’altra del Paese, privando i cittadini della possibilità di competere con le stesse armi.

Tra le diverse criticità denunciate, ci sono anche la necessità di attuare il prima possibile la legge sul perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, l’importanza di uniformare la normativa italiana sulle emissioni a quella dell’Ue e, infine, una semplificazione delle norme che regolano gli interventi e le installazioni che non sempre sono omogenee su tutto il territorio nazionale.

L’Italia, solo lo scorso anno si collocava nelle prime posizioni sul 5G, mentre adesso sta scendendo, vertiginosamente, nei ranking internazionali. Nel rapporto elaborato da Incites, Europe 5G Readiness Index, Assessing Europe’s readness to replay and adopt 5G, l’Italia si colloca al 20° posto ed è scesa al 33° (su 39) per quanto riguarda il quadro regolatorio e delle policy per lo sviluppo delle nuove reti.

A bloccare la rivoluzione digitale nel nostro Paese è soprattutto la teoria del complotto dilagata negli ultimi mesi, secondo cui la diffusione del Coronavirus sia legata agli impianti 5G, considerati un rischio per la nostra salute.

Questa teoria, priva di alcun fondamento scientifico, è dilagata sul web fino a sfociare in numerosi atti vandalici, come nel Regno Unito dove sono state incendiate delle antenne di telefonia mobile (peraltro 4G), oltretutto mettendo a rischio la connettività in un momento di estrema necessità.

Le fake news sull’argomento hanno fatto il giro del mondo, avendo un forte impatto sul nostro Paese, dove oltre 200 comuni stanno adottando una serie di provvedimenti per impedire l’installazione di queste antenne, privando oltre 1 milione di persone di trarre tutti i vantaggi che questa tecnologia può offrire. Anche se non c’è alcuna evidenza che possa nuocere all’ambiente o alla salute delle persone.

Le reti 5G rappresentano una straordinaria opportunità di sviluppo e crescita. Un’evoluzione tecnologica altamente performante ed innovativa che rivoluzionerà i servizi di connettività – sia di tipo fisso che mobile – in tutto il mondo.

Tuttavia, i lunghi procedimenti burocratici insieme alle fake news rischiano di vanificare tutti gli sforzi che il nostro Paese ha compiuto negli ultimi anni, non solo rallentando la ripartenza del sistema Italia ma anche aumentando il gap tecnologico tra noi e il resto del mondo.

Per calmare le acque, l’Istituto per la Competitività ha costituito l’Osservatorio sulla sicurezza del 5G: un tavolo di lavoro e di confronto tra esperti e rappresentanti delle istituzioni, delle università e del mondo produttivo

“Il nuovo standard di trasmissione di quinta generazione costituisce un’importante opportunità di sviluppo e crescita a livello planetario – ha commentato da Empoli – in particolare per la sua capacità di abilitare nuovi servizi e nuove applicazioni avanzate, a cominciare proprio dalla sanità. Si tratta di un’occasione che non può essere mancata, soprattutto dopo l’emergenza determinata dalla diffusione del Covid-19 in cui è emersa ancora più fortemente l’irrinunciabilità di proseguire – e possibilmente velocizzare – il roll-out delle reti di nuova generazione”.

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