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Zevi al MAXXI, una controstoria italiana

E’ stata inaugurata  a Roma e resterà aperta fino a settembre la mostra che celebra la genialità dell’architetto, docente, libero pensatore che fece dell’originalità e della libertà di pensiero il suo “marchio di fabbrica”. Tra i progetti esposti, tutti realizzati, quelli di 38 tra gli architetti da lui sostenuti e oggi famosi.

 Non è una mostra come le altre quelle che il MAXXI ha da poco inaugurato per celebrare i 100 anni dalla nascita di Bruno Zevi. Architetto,storico, docente, progettista saltuario, politico, broadcaster radiofonico e televisivo, geniale e irriverente: Zevi è stato tutte queste cose insieme e anche molte di più per l’impronta culturale innovativa e fuori dagli schemi che ha lasciato in eredità a generazioni di giovani architetti. Proprio a loro la mostra del MAXXI – che rimarrà aperta fino al 16 settembre – ha consacrato uno spazio speciale celebrando Zevi attraverso i suoi migliori allievi, le archistar – più note e meno note – di oggi, da Carlo Scarpa a Pier Luigi Nervi, da Franco Albini a Maurizio Sacripanti, da Piero Sartogo a Renzo Piano e molti altri.

Tra i progetti esposti – tutti realizzati da 38 tra gli architetti che Zevi ha sostenuto – il Ponte sul Basento realizzato a Potenza tra il ’67 e il ’76 da Sergio Musmeci, il Padiglione del Venezuela alla Biennale del ’53 di Carlo Scarpa, l’edificio polifunzionale in via Campania a Roma di Lucio Passarelli, la Cartiera Burgo di Mantova di Pier Luigi Nervi, il Monumento ai martiri delle Fosse Ardeatine di Mario Fiorentino o la Chiesa sull’Autostrada di Giovanni Michelucci. Tutte opere molto conosciute e vive a distanza di anni.

Ma chi è stato e cosa ha rappresentato Bruno Zevi (1918-2000) a cui è dedicata la mostra “Gli architetti di Zevi. Storia e controstoria dell’architettura italiana 1944-2000”? Il titolo ruba le parole a uno dei volumi fondamentali scritti dall’architetto-docente e libero pensatore. E fa capire da subito il suo sguardo originale, non convenzionale sulla realtà; controstoria come rifiuto di ogni gabbia e di ogni ideologia. “Never box!” diceva Zevi a chiunque lo intervistasse o lo interpellasse. Nessuna scatola, architettura come spazio, niente gabbie o scatole o cubi predefiniti ma, anzi, uscire dalle categorie, dalle abitudini visive, dalle etichette.

Un insegnamento contemporaneo a cui la mostra curata da Pippo Ciorra e Jean-Louis Cohen e realizzata con Fondazione Zevi rende ora omaggio. ”Un omaggio doveroso a un grande intellettuale” e alla sua ”ostinata difesa dei valori liberal-democratici”, dice Giovanna Melandri, presidente Fondazione Maxxi, che ”getta una luce diversa sulla storia dell’architettura”.

Per saperne di più (biglietti, orari, aperture, etc), questo è il link della mostra al Museo Maxxi.

Immagine: Bruno Zevi © Elisabetta Catalano

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