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Zaza, Immobile e gli altri: l’Italia di Conte guarda con fiducia alla Norvegia

Tutti promossi, nessuno escluso. Con un solo, piccolo, neo, l’aver giocato quasi tutta la partita in superiorità numerica. Un bel vantaggio, non c’è che dire, che però ha senza dubbio “falsato” lo svolgimento della gara, inficiandone in parte canovaccio tattico e difficoltà. Ad ogni modo il nuovo corso dell’Italia è partito col pollice in su e i meriti, ça va sans dire, ricadono per lo più su Antonio Conte.

Il condottiero (Tavecchio dixit) è partito col piede giusto, proprio come tutti si aspettavano (o forse sarebbe meglio dire speravano) nonostante l’avversario (l’Olanda semifinalista al Mondiale) e un’estate alle spalle che definire rocambolesca sarebbe poco. Fino all’11 agosto infatti non avevamo neanche il presidente federale, figuriamoci il ct. Poi però è arrivata la scelta più attesa che ha portato uno dei migliori allenatori italiani sulla panchina azzurra. La prima è stata dunque un trionfo bello e buono ma guai a crogiolarsi troppo sugli allori.

Il difficile infatti deve ancora arrivare perché un conto sono le amichevoli, un altro le partite ufficiali. Occhio alla Norvegia dunque, che martedì battezzerà il nostro debutto nelle qualificazioni a Euro 2016. Avversaria non certo irresistibile anche alla luce delle nuove regole (l’Europeo di Francia sarà allargato a 24 squadre, dunque passano le prime due di ogni girone), a patto però che si parta col piede giusto.

La domanda a questo punto è una sola: che Italia sarà la prima ufficiale di Conte? In attesa di qualche (improbabile) rivelazione in conferenza stampa, possiamo trarre alcune indicazioni dall’amichevole del San Nicola. Il modulo anzitutto, il confermatissimo 3-5-2, da tre anni marchio di fabbrica degli scudetti di Conte. Il ct è stato chiaro, con questo sistema si difende in 5 e si attacca con altrettanti uomini; niente moltiplicazione di pani e pesci, intendiamoci, soltanto un lavoro massacrante da parte degli esterni.

Qui forse vedremo le vere novità rispetto all’era Prandelli. A Bari hanno giocato Darmian e De Sciglio dall’inizio, Candreva e Pasqual in seconda battuta, il che lascia intendere come le carte siano ancora tutte da mischiare. Conoscendo il Conte pensiero difficilmente vedremo ancora due terzini in campo contemporaneamente dal primo minuto, più facile che una delle due fasce sia sempre presidiata da un esterno offensivo.

A Oslo insomma potremmo vedere Candreva e uno tra De Sciglio e Pasqual, oppure Darmian ed El Shaarawy. Dubbi anche sui tre di centrocampo: in attesa di Pirlo, il regista sarebbe Verratti ma Conte ha tratto ottime indicazioni da De Rossi, mediano con altre caratteristiche ma tremendamente efficace. Ecco perché i due potrebbero anche giocare insieme, con uno tra Parolo e Giaccherini a completare il reparto (Marchisio è squalificato). Difesa e attacco invece sembrano essere a posto. Dubbio Chiellini a parte (il baluardo bianconero non sta bene e quasi certamente non sarà a disposizione) i titolari dovrebbero restare quelli di Bari (Ranocchia, Bonucci e Astori), fatto specie per il rientrante Buffon tra i pali. Stesso discorso per il reparto offensivo: Zaza e Immobile hanno giocato una grande partita, difficile non vengano confermati. Discorsi che valgono da qui a martedì, poi tra un mese sarà tutta un’altra storia.

Con Conte infatti non esistono più gerarchie prefissate, né posti assegnati preventivamente. E questa, vista la fame d’azzurro che ha colpito un po’ tutti, sembra essere l’innovazione migliore.

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