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Visco: “Il peggio è alle spalle, ma riforme ineludibili”

Imagoeconomica

Gli effetti più pesanti della pandemia e della crisi economica mondiale che ne è conseguita sono alle nostre spalle, ma occorre fare tesoro dell’esperienza di questa crisi per essere pronti al cambiamento e rafforzare le prospettive di ripresa che pure cominciano ad essere visibili. Non siamo ancora fuori dal guado e la politica monetaria deve restare accomodante mentre il problema del ricollocamento degli occupati a rischio rimane centrale. Il sostegno alle famiglie dovrà restare, quello alle imprese dovrà progressivamente diventare selettivo. Ecco perché, per dare stabilità nel tempo alle economie stremate dalla pandemia, la strada delle riforme è ineludibile sia per l’Europa che dovrà fare un salto di qualità importante. Visco non esclude un Recovery permanente proseguendo nel solco avviato con Il Next Generation Eu. E promuove l’azione del governo Draghi: l’Italia attraverso gli interventi e le riforme del Piano nazionale di ripresa (Pnrr) potrà recuperare i ritardi accumulati da troppo tempo. La riforma della giustizia civile è il primo, decisivo banco di prova. Nulla sarà possibile senza un forte e corrente coordinamento delle politiche economiche e finanziarie. Uno sforzo globale, a cui tutti sono chiamati a partecipare.

E’ questo in estrema sintesi il messaggio lanciato dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nelle sue considerazioni finali alla Relazione annuale, un incontro che, come ogni anno, si è svolto il 31 maggio. Le prime, questa volta, in grado di fare un bilancio compiuto sui danni della più potente crisi mai attraversata dal Paese dalla fine della Guerra Mondiale e di tracciare il percorso da cui ripartire. Ma vediamo nel dettaglio i passaggi più significativi delle Considerazioni finali del Governatore.

LA RIPRESA È AVVIATA, LE RIFORME SONO URGENTI

Nella media dell’anno “l’espansione del Pil potrebbe superare il 4 per cento” ha detto Visco. Ma questo dato positivo arriva dopo una recessione economica pesantissima, “la più grave dalla fine del secondo conflitto mondiale. Nel 2020 la diminuzione del prodotto globale è stata pari al 3,3%“. Gli Stati hanno reagito con 16.000 miliardi di dollari di aiuti. Ora le stime di crescita mondiale sono del 6% ma “la dimensione globale dei rischi richiede una stretta cooperazione internazionale. Dalla crisi si potrà uscire in maniera sicura e definitiva solo se i progressi riguarderanno tutti i paesi. La risposta delle politiche economiche deve continuare a essere coordinata e coerente; le misure di sostegno alle famiglie e alle imprese andranno ritirate con gradualità e solo quando il miglioramento del quadro congiunturale si sarà sufficientemente consolidato e l’incertezza significativamente ridotta”.

CAMBIO DI PASSO PER L’EUROPA E PER L’ITALIA

L’Europa dovrà fare un salto di qualità completando l’architettura del bilancio comune europeo.Il Next generation Eu è uno strumento che ha segnato un’inversione di rotta superando contrasti e difficoltà fra i 27 partner. La possibilità di trasformarlo in uno strumento stabile va dunque considerata. “Una capacità di bilancio comune, accompagnata dalla revisione delle regole per le finanze pubbliche nazionali, dovrebbe fondarsi sulla possibilità di una stabile emissione di debito, garantita da fonti di entrata autonome. Il debito volto a dare corso a una politica di bilancio europea sarebbe ben distinto dal debito pregresso dei singoli paesi, che resterebbe responsabilità nazionale”. 

Altrettanto si può dire per l’Italia. Visco promuove, in sostanza, l’impianto del Pnrr varato dal governo Draghi. Senza enfasi – sottolinea – si può dire che “dal successo delle riforme e degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che dà attuazione al programma nel nostro paese dipenderanno le opportunità che l’Italia potrà offrire alle nuove generazioni”. Ecco le più urgenti: “Migliorare il funzionamento delle amministrazioni pubbliche, ridurre i tempi della giustizia e la complessità del quadro normativo, rimuovere le limitazioni alla concorrenza: tutte aree in cui da tempo è evidente la necessità di un cambio di passo. A questi si aggiungono le riforme annunciate del sistema fiscale e degli ammortizzatori sociali che, pur se non incluse nel Piano, completano il quadro delle materie su cui il Governo intende intervenire. Serviranno coesione e consapevolezza da parte di tutti ‒ politica, istituzioni, parti sociali, cittadini ‒ della assoluta necessità di far fronte nel tempo agli impegni assunti”.

I risultati che l’Italia può ottenere dal NGEU e dal Pnrr che consentirà di utilizzare 235 miliardi sono rilevanti. “L’impatto degli effetti di domanda, tenuto conto dello stimolo all’accumulazione privata attivato dalle complementarità con il capitale pubblico, potrà portare a un aumento del livello del PIL tra i 3 e i 4 punti percentuali entro il 2026. Significativi effetti aggiuntivi, fino a 6 punti in un decennio, potranno derivare dalle riforme e dai piani di incentivo alla ricerca e all’innovazione. Nel complesso, un piano efficacemente eseguito, nella realizzazione degli investimenti come nell’attuazione delle riforme, potrebbe elevare la crescita potenziale annua dell’economia italiana di poco meno di un punto percentuale nella media del prossimo decennio, consentendo di tornare a tassi di incremento del prodotto che la nostra economia non consegue da anni”.

FAMIGLIE PRUDENTI, OCCUPAZIONE DA SALVARE

Nonostante l’imponente pacchetto di sostegni pubblici alle famiglie con un aumento di oltre 30 miliardi al netto delle pensioni, “i consumi sono diminuiti del 10,7 per cento, quattro volte più della riduzione del reddito disponibile (2,6%)”. Hanno influito sia i timori innescati dalle possibilità di contagio sia l’incertezza sul futuro e sull’economia, e in primis sull’occupazione. Anche per questo, “la quota di reddito destinata al risparmio ha superato il 15 per cento, il doppio del 2019”.

Le imprese e lavoro autonomo hanno ricevuto sussidi, crediti di imposta e contributi alle imprese e al lavoro autonomo che “hanno superato nel 2020 i 20 miliardi; sono stati disposti differimenti e riduzioni di oneri fiscali per oltre 25 miliardi. Il sostegno prosegue quest’anno con risorse di entità paragonabile a quelle del 2020”. In questo modo sono stati salvati 440.000 posti di lavoro, 200.000 dei quali direttamente collegati alla pandemia. Oggi, “in Italia, ad attese più prudenti da parte delle famiglie – aggiunge Visco – si associano piani di investimento delle imprese in sostanziale recupero. Una ripresa robusta della domanda nella seconda metà di quest’anno è quindi possibile”. Prima o poi , però, gli aiuti scemeranno: “Non è pensabile – avvisa il Governatore – un futuro costruito sulla base di sussidi e incentivi pubblici. Cesseranno quindi il blocco dei licenziamenti, le garanzie dello Stato sui prestiti, le moratorie sui debiti. E andrà, gradualmente ma con continuità, ridotto il fardello del debito pubblico sull’economia. Bisogna essere preparati ai cambiamenti “. La via maestra, per i giovani, è investire in istruzione e formazione. Le politiche attive del lavoro non possono ulteriormente essere ritardate: “Non è solo una questione di risorse stanziate, si tratta di innalzare e rendere più omogenei gli standard delle prestazioni fornite”.

In conclusione, “dopo la pandemia deve aprirsi una nuova epoca”. Per evitare passi indietro, dal lato Ue non si può che procedere verso un’unione di bilancio, nella prospettiva di una vera unione politica” europea. Quanto all’Italia, NGEU e Pnrr non sono parole vuote: “è essenziale spendere bene le risorse straordinarie che il programma ci offre e tutte le altre che saranno disponibili per ridare all’economia una prospettiva stabile di sviluppo”.

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Categories: Economia e Imprese