X

Usa e Cina: a Ginevra le trattative sui dazi. Sospetti, desideri e rivalità non frenano l’ottimismo

MicroStockHub

Ginevra si sveglia stamane con un sole non così scontato, sperando che possa essere di buon auspicio anche per l’incontro qui, anch’esso per nulla scontato, tra il Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent e del Vice Premier cinese He Lifeng. Il raggiungimento di un accordo tra Usa e Regno Unito giovedì, il primo da quando Trump ha avviato una pausa di 90 giorni sui dazi commerciali, certamente fa ben sperare per trattative future. Ma gli analisti, che hanno valutato l’accordo Londra-Washington tutto sommato “facile”, vedono nelle trattative che si aprono oggi, un peso molto diverso e con non poche difficoltà tecniche da superare, oltre alla granitica fermezza dimostrata finora dai due leader, sospettosi l’uno dell’altro.

Sarà incontro o scontro tra i due leader? Entrambi partono sospettosi l’uno dell’altro

Anche se le aspettative per i colloqui di questo fine settimana sono limitate, il fatto stesso che si svolgano offre qualche motivo di ottimismo. Negli ultime due giorni le azioni statunitensi sono salite scommettendo su un esito positivo dei colloqui e l’indice S&P 500 è tornato ai livelli precedenti all’annuncio di Trump di dazi reciproci all’inizio di aprile, che poi ha innescato la peggiore giornata per Wall Street dal 2020.

Tuttavia entrambe le parti hanno molti motivi per essere sospettose l’una dell’altra. La Cina vorrebbe che i dazi statunitensi tornassero ai livelli pre-aprile e non è chiaro se Trump sia disposto a farlo. Del resto l’accordo preliminare presentato con il Regno Unito giovedì ha lasciato in vigore un dazio del 10% sulle importazioni britanniche, nonostante le concessioni fatte dal governo britannico. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, non è chiaro se la Cina sia pronta ad avviare le riforme strutturali, come l’eliminazione dei sussidi industriali, che Washington sostiene da tempo siano necessarie per riequilibrare gli scambi commerciali.

Entrambe le parti sembrano affrontare i negoziati del fine settimana convinte di avere la meglio, il che aumenta il rischio di errori di valutazione. I funzionari statunitensi sembrano convinti che l’economia cinese stia soffrendo più di quella statunitense, mentre i funzionari cinesi pensano che il crollo del consenso di Trump e il calo dei mercati di aprile abbiano spinto Trump a revocare alcuni dei suoi provvedimenti.

La lista dei desideri di Washington

L’amministrazione Trump sta valutando una drastica riduzione dei dazi durante i colloqui del fine settimana con la Cina per allentare la tensione e mitigare le difficoltà economiche che entrambi stanno già iniziando ad avvertire. Fonti vicine ai preparativi per i colloqui hanno detto a Bloomberg che gli Stati Uniti hanno fissato l’obiettivo di ridurre i dazi al di sotto del 60% come primo passo, obiettivo che ritengono la Cina sia pronta a eguagliare. I progressi nei due giorni di colloqui programmati potrebbero portare all’attuazione di tali tagli già la prossima settimana, hanno aggiunto le fonti.

Tuttavia è probabile che i colloqui siano per lo più esplorativi e più orientati a esprimere le proprie lamentele piuttosto che a elaborare soluzioni alla lunga lista di problemi che ciascuna parte ha con l’altra. In cima alla lista dei desideri degli Stati Uniti c’è anche la rimozione delle restrizioni cinesi all’esportazione di terre rare utilizzate per produrre magneti, poiché una serie di settori industriali si trovano ad affrontare difficoltà. Inoltre sono stati compiuti progressi anche sulla questione del fentanil e potrebbero presto svolgersi colloqui separati per ridurre le esportazioni cinesi degli ingredienti utilizzati per produrre l’oppiaceo, che hanno portato a un’impennata dei decessi per overdose negli ultimi anni, riporta Bloomberg.

Dalla Casa Bianca non emergono altri dettagli. “L’unico obiettivo dell’amministrazione con questi colloqui è quello di promuovere l’agenda economica “America First” del Presidente Trump verso relazioni commerciali eque e reciproche. Qualsiasi discussione sui target sui daziè una speculazione infondata” ha detto il portavoce della Casa Bianca Kush Desai. “Penso che avremo un buon fine settimana con la Cina” ha detto Donald Trump ai giornalisti giovedì, annunciando le linee generali di un accordo commerciale tra Stati Uniti e Regno Unito.

Il problema più grande che l’amministrazione Trump si trova ad affrontare è l’aumento vertiginoso dei dazi tra le due maggiori economie mondiali, con i dazi statunitensi su molte importazioni cinesi al 145%. Anche una de-escalation drastica difficilmente allevierà le sofferenze dei consumatori americani, in un clima di avvertimenti su prezzi più alti e scaffali vuoti quest’estate.

La Cina molto più cauta e disillusa

Nel frattempo, i funzionari cinesi hanno dimostrato molta più cautela riguardo ai loro obiettivi per i colloqui. Pechino ha ribadito giovedì la sua richiesta all’amministrazione Trump di annullare i dazi unilaterali sulla Cina, con il portavoce del Ministero del Commercio He Yadong che ha affermato che gli Stati Uniti “devono dimostrare sinceramente di voler dialogare ed essere pronti a rettificare i propri illeciti”.

“Gli Stati Uniti dovranno prendere l’iniziativa di ridurre i dazi sulla Cina, perché la guerra commerciale è stata scatenata da loro”, ha detto Song Hong, vicedirettore dell’Istituto di economia presso l’Accademia cinese delle scienze sociali, uno dei principali istituti di ricerca governativi di Pechino. “Se taglieranno i dazi esistenti, diciamo del 60% o meno, credo che la Cina seguirà l’esempio e abbasserà i dazi sui prodotti statunitensi, piuttosto rapidamente”. Tuttavia, è improbabile che tutti i dazi vengano rimossi, ha aggiunto, dato che da anni gli Stati Uniti etichettano la Cina come un rivale strategico. “La Cina non si illude più che la politica statunitense nei suoi confronti cambierà”, ha concluso.

“Stati Uniti e Cina devono trovare un modo per coesistere, altrimenti si separeranno e ci saranno enormi conseguenze per l’economia globale e l’ordine mondiale” dice Scott Kennedy, esperto di economia cinese e relazioni economiche tra Stati Uniti e Cina presso il Center for Strategic and International Studies di Washington. “Quindi non si può sopravvalutare l’importanza di questi negoziati”.

“Attraverso questi colloqui, scopriremo se gli Stati Uniti sono seri e preparati a negoziare seriamente”, ha affermato Wu Xinbo, direttore del Centro di Studi Americani dell’Università Fudan di Shanghai. Ma “i negoziati, una volta avviati, saranno un processo lungo e complicato. Quindi questo è solo l’inizio. Non siate troppo ottimisti”.

La guerra commerciale a colpi di di dazi e controdazi

I dazi bilaterali tra Stati Uniti e Cina sono aumentati vertiginosamente: i dazi cinesi sui prodotti statunitensi prima di aprile non si applicavano a tutti i prodotti ed erano applicati al 10% o al 15%. I dazi “reciproci” del 34% sui prodotti provenienti dalla Cina, annunciati il ​​2 aprile, si aggiungono ai dazi del 20% sul fentanyl imposti da Trump nelle prime settimane del suo secondo mandato. Si aggiungono anche ai dazi del 25% su altri prodotti cinesi risalenti al suo primo mandato, il che significa che anche se gli Stati Uniti tornassero alla situazione di inizio aprile, alcuni prodotti cinesi in arrivo negli Stati Uniti sarebbero soggetti a dazi del 79% oanche più.

“Anche se li dimezzassero, sarebbero comunque ben oltre i livelli mai visti prima”, ha affermato Wendy Cutler, ex negoziatrice commerciale statunitense di alto livello, ora all’Asia Society Policy Institute. “Ridurranno in modo significativo il commercio”.

Al ritmo attuale, i dazi ridurrebbero il PIL statunitense del 2,9% e aumenterebbero i prezzi core dell’1,7% nell’arco di due o tre anni, secondo Bloomberg Economics. Anche se venissero dimezzati rappresenterebbero comunque un peso significativo per un’economia che ha subito una contrazione nel primo trimestre di quest’anno, anche prima dell’imposizione dei dazi.

Altri economisti sostengono che la corsa all’accumulo di scorte in vista dei nuovi dazi abbia offerto, almeno per ora, alle aziende statunitensi un margine di sicurezza. Il deficit commerciale ha raggiunto un record a marzo, con le aziende che si sono affrettate a importare prodotti, il che suggerisce che le aziende abbiano accumulato scorte di riserva.

Per la Cina, i dazi hanno probabilmente contribuito alla peggiore contrazione del settore manifatturiero da dicembre 2023. Mentre le esportazioni di aprile sono state più forti del previsto, le spedizioni verso gli Stati Uniti sono diminuite drasticamente, e l’impatto della guerra commerciale probabilmente diventerà più pronunciato a partire da questo mese.

Se è vero che l’accordo Washington-Londra è stato storico, che cosa ha insegnato?

Giovedì, il presidente Donald Trump ha presentato con grande enfasi il suo accordo commerciale con il Regno Unito come un risultato storico e il primo passo del suo rivoluzionario tentativo di riformare l’economia globale. Ma i dettagli dell’operazione, che, comunque, è considerata rompighiaccio, non sono così stellari.

Trump sperava che l’annuncio – legato all’80° anniversario della vittoria degli Alleati in Europa nella Seconda Guerra Mondiale – avrebbe riacceso la fiducia nel suo programma economico. Ha organizzato la cerimonia con cura, pubblicando annunci sui social media e facendo chiamare il Primo Ministro britannico Keir Starmer al telefono sul Resolute Desk per annunciare l’accordo.

Il nuovo quadro normativo offre agli Stati Uniti un maggiore accesso al mercato e procedure doganali più rapide per le esportazioni verso il Regno Unito, mentre il Regno Unito beneficerà di una qualche esenzione dai dazi su auto, acciaio e alluminio e molti altri dettagli verranno negoziati in seguito. Trump ha comunque mantenuto il dazio di base del 10% sul Regno Unito, lo stesso applicato nel suo piano di espansione del 2 aprile.

Starmer ha ammesso che i due dovevano “finire di definire alcuni dettagli”, ma ha salutato l’intesa come “fantastica”. Trump ha liquidato le domande sul fatto che avesse esagerato con l’accordo, definendolo invece “un ottimo affare per entrambe le parti”. Allo stesso modo, il presidente Trump, in calo nei sondaggi dopo la forte destabilizzazione dei mercati che sta facendo temere una recessione negli Usa, ha definito l’accordo una “svolta” che abbatterà le barriere e amplierà l’accesso al mercato per i prodotti americani.

Tuttavia restano le principali preoccupazioni delle aziende statunitensi rimangono. Il Regno Unito per esempio manterrà la sua imposta sui servizi digitali che colpisce le principali aziende tecnologiche statunitensi, con solo una vaga promessa di lavorare per un futuro accordo commerciale digitale. Le due parti sono rimaste indecise anche su come gestire i piani di Trump di imporre tariffe drastiche sui prodotti farmaceutici. E mentre il Regno Unito ha rimosso i dazi su alcuni prodotti agricoli statunitensi, sono rimaste in vigore rigide normative sugli standard alimentari.

Gli Stati Uniti e il Regno Unito poi hanno fornito informazioni contrastanti sugli elementi chiave dell’accordo. Il governo britannico ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che i dazi statunitensi sull’acciaio e sull’alluminio provenienti dal Regno Unito saranno azzerati, mentre la Casa Bianca ha pubblicato la sua descrizione meno di un’ora dopo affermando che “negozierà un accordo alternativo” ai dazi sui metalli e che il quadro crea “una nuova unione commerciale” sui materiali.

Tuttavia l’operazione “dà il tono agli altri partner commerciali per promuovere il commercio reciproco con gli Stati Uniti”, ha detto la Casa Bianca in una nota. La scorsa settimana Trump ha dichiarato di avere “potenziali” accordi commerciali anche con India, Corea del Sud e Giappone. Ma certamente un eventuale accordo Usa-Cina sarà una parte importante di questa storia.

Related Post
Categories: Politica