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Unicredit, il giorno della verità: dopo l’ok ai conti, arriva il passo indietro sul Banco Bpm?

Imagoeconomica

Potrebbe essere un giorno cruciale per il futuro di Unicredit. Non tanto perché oggi, domenica 11 maggio, il consiglio d’amministrazione della seconda banca italiana si riunirà per approvare i conti del primo trimestre – che saranno pubblicati lunedì e che gli analisti prevedono positivi con utili per 2,3 miliardi – quanto per gli altri dossier che, pur non essendo all’ordine del giorno, potrebbero arrivare sul tavolo del board. Primo tra tutti, l’offerta lanciata su Banco Bpm.

Nei giorni scorsi si sono rincorse numerose voci relative prima a un possibile passo indietro di Unicredit, poi a un potenziale ammorbidimento dei vincoli imposti dal Governo tramite la procedura del Golden power. E se è vero che le incognite restano molte, è altrettanto vero che il Ceo di Piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel, potrebbe invece scegliere di aspettare ancora e di prendersi altro tempo per decidere il da farsi: c’è tempo fino al 23 giugno, giorno in cui si concluderà il periodo d’adesione dell’offerta.

Unicredit e il dossier Banco Bpm: ci sarà il passo indietro?

All’inizio della settimana, il mercato ha cominciato a prezzare un possibile ritiro dell’offerta sul Banco Bpm. Una decisione che potrebbe essere presa già nel cda di oggi. Tre i motivi principali. Numero uno: i durissimi vincoli imposti dal governo attraverso il Golden Power, su cui però (è la speranza non si sa quanto concreta) potrebbe essersi aperto qualche timido spiraglio per una trattativa o che potrebbero essere comunque superati da un intervento della Bce che però il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, esclude: “Bruxelles ha delle competenze in materia bancaria di concorrenza. Sulla sicurezza nazionale decide lo Stato italiano e non l’Europa fino a questo momento”, ha detto sabato, parlando a margine di un incontro a Tirano sulle Olimpiadi. E ascoltando le parole pronunciate dal ministro alla vigilia del cda di Unicredit, sembra esclusa anche una possibile marcia indietro sulle prescrizioni. “Penso che il golden power è stato valutato. È una decisione che è stata assunta dal Cdm, adesso come dice il golden power c’è il monitoraggio. Gli interessati devono fare delle cose e dimostrare delle cose e noi valuteremo quelle”, ha osservato Giorgetti. Parole che da Tirano potrebbero essere arrivate, per direttissima, fino a piazza Gae Aulenti.

Passiamo al motivo numero due: Orcel non ha mai nascosto i suoi dubbi, e il suo fastidio, nei confronti del rilancio di Banco Bpm su Anima, ma soprattutto in merito alla decisione dei vertici di Piazza Meda di proseguire con l’Ops nonostante il no dell’Eurotower all’applicazione del Danish Compromise che ha reso l’operazione del Banco sulla Sgr molto più onerosa e di conseguenza gli eventuali rendimenti per Unicredit meno appetibili. E si arriva infine al motivo numero tre: l’offerta è iniziata il 28 aprile e nelle prime due settimane i titoli portati in adesione sono pari allo 0,01% del capitale di Banco Bpm. Un’accoglienza fin troppo tiepida dovuta sì alla tradizione di apportare i titoli nelle giornate finali, ma anche al fatto che si tratta di un ops il cui sconto supera attualmente il 9%.

Insomma gli indizi che sostengono l’ipotesi di un odierno passo indietro sono tanti, ma Orcel potrebbe anche decidere di muoversi con più calma, giocandosi qualche altra carta prima del ritiro. Il tempo c’è: il periodo d’adesione si concluderà il 23 giugno. “Ogni decisione al riguardo potrà essere comunicata, in conformità al documento d’offerta, entro le ore 7:29 del giorno di Borsa aperta antecedente la data di pagamento, sulla base della situazione esistente in tale momento”, vale a dire entro le 7:29 del 30 giugno, aveva anticipato Unicredit nel prospetto dell’offerta.

Strada in salita anche su Commerzbank

Venerdì 9 maggio, citando due fonti, Reuters ha scritto che alcuni membri del cda di Unicredit avrebbero chiesto a Orcel maggiore chiarezza sulla strategia M&A, sia riguardo all’intenzioni su Banco Bpm che alla sempre più difficile scalata di Commerzbank. Un’indiscrezione smentita dal presidente della banca Pier Carlo Padoan che ha parlato di “notizia del tutto infondata”. “Il cda – ha aggiunto – riceve regolarmente e in modo esaustivo aggiornamenti sugli argomenti di interesse e ha accompagnato l’intero percorso di crescita del gruppo supportando in modo univoco le scelte del management”.

Vero è che anche la scalata di Commerzbank sembra diventare di giorno in giorno più impervia. Lo scorso settembre Piazza Gae Aulenti ha comprato il 9,5% della banca tedesca, procedendo poi nei mesi successivi con all’acquisto di derivati che l’hanno portata a una quota potenziale del 28%, con l’ok della Bce a salire fino al 29,9%.

Sempre venerdì, Commerz ha annunciato i migliori risultati degli ultimi 14 anni, chiudendo il primo trimestre con un utile di 834 milioni. Numeri che hanno permesso alla ceo Bettina Orlopp preannunciare per gli azioni il ritorno di “più capitale negli anni futuri” e buybacks nel 2025 superiori a 1 miliardo di riacquisti di azioni proprie nell’esercizio 2024. Promesse utili a resistere all’assalto di Unicredit-

Nelle stesse ore il nuovo ministro delle Finanze tedesco Lars Klingbeil ha espresso contrarietà alla possibile acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit:  “Siamo a favore dell’indipendenza di Commerzbank”, ha detto Klingbeil all’agenzia stampa tedesca Dpa, confermando la posizione del precedente governo tedesco. “Un approccio ostile come quello di Unicredit è inaccettabile. Questo è particolarmente vero quando si tratta di una banca di importanza sistemica come Commerzbank”, ha aggiunto. Insomma, il governo è cambiato, il giudizio sulle mosse di Unicredit è sempre lo stesso. 

E le Generali?

L’ultimo fronte aperto riguarda le Generali che, secondo alcuni osservatori, potrebbero presto diventare il vero obiettivo di Unicredit. Se infatti le altre due operazioni andassero male, Orcel potrebbe decidere di concentrare i suoi sforzi sulla prima compagnia assicurativa italiana, di cui possiede già una quota del 6,7%, aumentando il capitale il suo possesso o stipulando accordi chiave per la gestione degli asset assicurativi. Ed è in questo contesto che si inserirebbe il legame costruito con Francesco Gaetano Caltagirone, che da anni spera di mettere le mani sul Leone e che potrebbe però doverci definitivamente rinunciare dopo l’ops di Mediobanca su Banca Generali. Lo scorso 24 aprile, nell’assemblea chiamata a rinnovare i vertici delle Generali, Unicredit ha votato a sorpresa per la lista dell’imprenditore romano, mentre Dagospia ha parlato di un incontro tenutosi giovedì tra i due manager. Che anche il terzo fronte stia per diventare incandescente? Chissà.

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Categories: Finanza e Mercati