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Unicredit-Commerz spaventa la Borsa, il Btp soffre per la Spagna

Tutto o quasi secondo le previsioni. La Fed ha annunciato ieri sera l’avvio della “storica” riduzione degli asset in portafoglio, frutto dell’enorme immissione di liquidità di questi anni. Sarà un’operazione molto graduale: si parte da 10 miliardi di dollari al mese per salire fino a 30 miliardi. L’obiettivo è di far scendere il bilancio, grazie al mancato reinvestimento degli interessi, di almeno mille miliardi (contro l’attuale sbilancio di 4,200 miliardi) nel giro dei prossimi anni.

ANCORA UN AUMENTO DEI TASSI NEL 2017

L’unica, relativa sorpresa riguarda i tassi: la Banca centrale ritiene “appropriato”, si legge nel comunicato, un ulteriore rialzo di un quarto di punto nel corso del 2017. Anche nel 2018, è l’opinione del board (che sarà ampiamente rinnovato da Donald Trump nei prossimi mesi), ci vorranno tre aumenti. Poi, nel 2019 ne basteranno due; uno solo nel 2020.

Gli uragani che hanno flagellato il Texas ed altre regioni degli States non hanno dunque modificato le stime sull’economia: nel 2017 la crescita sarà del 2,4% (assai a di sotto degli obiettivi di Trump), per poi assestarsi a, 2,1 l’anno prossimo (al 2% nel 2019). In compenso la disoccupazione, già ai minimi, scenderà dall’attuale 4,3 al 4,1%.

MA L’INFLAZIONE CALA. YELLEN: È UN MISTERO

Cala l’inflazione: la stima sui prezzi al consumo depurati dalle componenti volatili (core) per l’anno in corso, è stata abbassata al +1,5% dal +1,7%. Tagliata anche quella sul 2018. Nel corso della conferenza stampa Janet Yellen ha detto che “la mancata ascesa dell’inflazione resta un mistero” su cui la Banca centrale continua ad interrogarsi.

Le decisioni della Fed, lievemente più “falco” del previsto, hanno provocato la ripresa del dollaro sull’euro, sceso a 1,1879 (da 1,20), un calo che, se confermato, potrebbe spingere la Bce ad anticipare la riduzione del Qe.

Wall Street, dopo un’iniziale flessione, ha ripreso la strada dei record: S&P 500 (+0,06%) e Dow Jones (+0,19%) hanno chiuso su nuovi massimi assoluti grazie alla spinta del settore finanziario. Rallenta il Nasdaq (-0,08%), frenato dal ribasso di Apple (-1,7%). La Mela ha dovuto ammettere l’esistenza di problemi di connessione per l’ultimo iWatch. Intanto gli ordini per l’iPhone 8 sono molto inferiori a quelle per la versione precedente.

Aumentano i rendimenti del T-bond: il biennale è salito a 1,451%, ai massimi dal novembre 2008, il decennale a 2,278%. L’oro scivola di poco sotto il livello di 1.300 dollari l’oncia.

IL GIAPPONE LASCIA I TASSI INVARIATI

Si è conclusa da poco anche la riunione della Banca Centrale del Giappone: i tassi, come previsto, restano invariati come gli acquisti previsti dal Qe. Il cross yen/dollaro scende a 112,95, ai minimi da due mesi. Sale invece di mezzo punto la Borsa di Tokyo.

Le Borse della Cina sono in rialzo: Hong Kong +0,1% ed indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen +0,2%. Seoul -0,1%, Mumbai +0,1%.

PETROLIO IN RIPRESA GRAZIE A BAGHDAD

Prosegue il rialzo del petrolio dopo le dichiarazioni del ministro iracheno dell’Energia, secondo cui Baghdad potrebbe decidere di ridurre spontaneamente la propria produzione per sostenere il prezzo. Il Brent sale dell’1,9%, a 56,24 dollari al barile, sui massimi da aprile; Wti a 50,41 dollari (+1,7%).

A Piazza Affari Eni +1%. Banca Imi ha ridotto il prezzo obiettivo da 18,1 a 17,6 euro (livello che resta comunque superiore alle attuali quotazioni di Borsa), confermando la raccomandazione buy. In progresso anche Saipem (+1,3%).

LA SPAGNA SPAVENTA ANCHE I BTP

Clima d’attesa ieri per le Borse europee. A Milano l’indice Ftse-Mib ha ceduto lo 0,31%, fermandosi a 22.355 punti. Tiepidi gli altri listini continentali: Parigi +0,08%; Francoforte +0,06%; Londra -0,05%. Fuori dal coro Madrid, che perde quasi l’1%, innervosita dai problemi in Catalogna.

La polizia spagnola ha arrestato il vice ministro dell‘Economia della Catalogna nel primo raid degli uffici del governo nella regione in vista di un referendum non autorizzato sull‘indipendenza.

L’OCSE RIVEDE LE STIME SUL PIL

L‘economia italiana crescerà al ritmo di 1,4% quest‘anno e 1,2% il prossimo, secondo l‘Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (Ocse), che solo a giugno proiettava un‘espansione del Pil di 1,0% nel 2017 e di 0,8% nel 2018.

L‘Ocse ha rivisto al rialzo le stime dell‘intera zona euro, che crescerà di 2,1% quest‘anno e di 1,9% il 2018 mentre le stime di giugno indicavano un‘espansione di 1,8% sia per il 2017 che per l‘anno prossimo.

Migliorate anche le previsioni di crescita sia per l‘anno in corso che per il prossimo della Francia (+1,7% e +1,6% da +1,3% e +1,5% di giugno) e della Germania, il cui Pil è dato in crescita di 2,2% quest‘anno e di 2,1% il prossimo, mentre le previsioni di giugno prospettano una crescita di 2,0% in entrambi gli anni.

SPREAD A 169 BP. OGGI L’ASTA DI MADRID

Lo spread con il Bund si è ampliato (+1,93%, a 169.30) punti dopo una prima parte di seduta ben intonata. I periferici hanno sofferto in vista delle aste spagnole di oggi e sulla scia delle notizie che giungono dalla stessa Spagna.

Oggi Madrid mette sul piatto fra 4 e 5 miliardi di Bono 2021, 2026, 2028, 2044. Parigi offre invece fra 6 e 7 miliardi di Oat 2020, 2023, 2024 e degli indicizzati 2021, 2030. In asta va anche l’Irlanda sul comparto a brevissimo. Ieri si sono invece tenute le aste tedesche, col collocamento di 1,6 miliardi del nuovo trentennale del Portogallo, nella sua prima emissione dopo l’upgrade di S&P, con 1,75 miliardi di titoli a brevissimo.

NON PIACE IL (PRESUNTO) PIANO TEDESCO DI MUSTIER

Banche in calo (Stoxx europeo -0,7%): Intesa-0,3%, Banco Bpm -0,4%. Ad agitare le acque di Piazza Affari, già destinata ad una giornata tranquilla, ci ha pensato Unicredit. L’istituto, secondo Reuters, ha recentemente manifestato al governo tedesco l’interesse per una fusione con Commerzbank, riferiscono due fonti vicine alla situazione, secondo cui un accordo con la banca partecipata dallo Stato arriverebbe comunque solo a medio termine. “No comment” da parte di tutti gli interessati.

La reazione del mercato non si è fatta attendere: UniCredit ha chiuso in calo del 2,24%, a 17,47 euro, con forti volumi (una volta e mezza la media dell‘ultimo mese). Di segno opposto la reazione di Commerz: il titolo a Francoforte ha chiuso in rialzo del 2,41%, a 10,835 euro (scambi doppi rispetto alla media).

In rialzo Mediobanca (+0,7%) dopo le anticipazioni sul piano di Piazzetta Cuccia per trasferire la quota del 13% di Generali in parità in una holding aperta a investitori terzi.

FRENA ATLANTIA: ABERTIS PIÙ LONTANA 

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Dalla Germania arriva anche un siluro ai danni di Atlantia (-1,7%) dopo che il quotidiano tedesco Boersen Zeitung ha scritto che il gruppo spagnolo Acs avrebbe intenzione di rilanciare su Abertis, già nelle mire di Atlantia, tramite la controllata tedesca Hochtief. Per finanziare l’operazione, afferma sempre il giornale, è previsto un importante aumento di capitale per Hochtief, oltre all’accensione di un debito per 10 miliardi di euro. 

CEMENTO, PRENDE IL VOLO BUZZI. NUOVI RECORD PER FCA

Sotto i riflettori i cementieri. Fra le blue chip spicca il balzo di Buzzi (+6%), secondo gruppo italiano del cemento, che beneficia indirettamente della notizia che Cementir ha venduto alla tedesca Heidelberg le sue attività italiane nella produzione di cemento per 315 milioni di euro. Ieri mattina gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno alzato il target price sul titolo a 27 euro da 25 confermando il giudizio Buy. Cementir sale del 6,1%. 

Fiat Chrysler sale dello 0,9% e fa segnare un nuovo record. Stm -1,7%.  Contrastati i titoli del lusso: Luxottica -0,4%, Moncler +0,9%, Ferragamo -0,8%, Yoox -0,2%.

PRIMO UTILE PER TISCALI, VOLA LA CENTRALE DEL LATTE

Centrale del Latte d’Italia +16%, sui massimi dell’anno. La società ha diffuso un aggiornamento sul fatturato al 31 agosto 2017. I ricavi netti della società hanno registrato un aumento del 90% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. I dati confermano l’andamento positivo registrato nel primo semestre. 

Tiscali (+1,49%) ha chiuso il semestre in utile per 24,5 milioni. Da quando la società è stata fondata è la prima volta che registra un risultato netto positivo.

Fiera Milano +5%, Dada +4%, La Doria +3%, Maire Tecnimont +2,1%, Primi sui Motori +1,8%.

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