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Trump-Putin: il vertice di Ferragosto in Alaska non sarà una nuova Yalta e resta appeso ad un filo, ma chi ha più da perdere è l’Ucraina

Imagoeconomica

Ci siamo, il giorno X è arrivato. Stasera alle ore 21.30 italiane (11h30 ore locali) si tiene l’attesissimo incontro ad Anchorage, in Alaska, tra il presidente statunitense Donald Trump e il suo omologo russo Vladimir Putin. I due leader non si incontrano personalmente dal G20 di Osaka, in Giappone, nel  2019, prima della scadenza del primo mandato da presidente di Trump e soprattutto prima dell’inizio dell’offensiva russa in Ucraina. Ed è proprio la guerra ad essere al centro del vertice, anche se in gioco c’è molto di più. Non ci sarà l’altra parte in causa, il presidente ucraino Volodimir Zelensky, che nonostante le pressioni dell’Unione europea è stato escluso dall’incontro, anche se il presidente Usa gli ha promesso un successivo trilaterale: “Se in Alaska andrà bene sarà invitato anche lui”, ha detto ieri il tycoon nell’ultimo briefing, ricordando però a Kiev che “sui confini sarà un dare e avere”.

Trump fa il punto con Ue e Zelensky e dà “voto 10” al briefing. Ma il rischio è riabilitare Putin

Prima di partire per l’Alaska Trump ha voluto comunque coinvolgere i leader europei e lo stesso Zelensky, e rivolgendosi alla stampa ha dato alla conversazione “voto 10”, a testimonianza – per lo meno apparente – di una comunità di intenti. Però non se ne esce: l’Ucraina dovrà concedere qualcosa per ottenere la tregua, e per convincere Putin il presidente statunitense si starebbe esponendo al punto di aprire alla Russia le terre rare proprio dell’Alaska, il luogo dove a questo punto non a caso i due si stringeranno la mano. A riportarlo è il quotidiano britannico Telegraph e l’indiscrezione ha portato alcuni esperti a ritenere che – oltre ovviamente all’Ucraina – sia proprio Trump quello che ha più da perdere nel summit: perché per intestarsi la pace in Ucraina sta rischiando di non far contenti gli alleati europei e soprattutto di riabilitare Putin, di farlo uscire dall’isolamento internazionale e di sdoganare la concessione di territori, che è un argomento su cui la Casa Bianca insiste molto.

Il tycoon insiste: Kiev dovrà rassegnarsi a cedere territori

Donald Trump infatti da un lato fa il duro (“Se Putin non ferma la guerra ci saranno gravi conseguenze”), dall’altro però spinge l’Ucraina a cedere definitivamente parte del suo territorio: “Alcune cose le riprenderemo, altre le scambieremo”, aveva detto nei giorni scorsi il tycoon. Zelensky, per parte sua, ha già precisato che l’Ucraina “non regalerà” terreno alla Russia nell’ambito di un accordo di cessate il fuoco: “La risposta alla questione territoriale ucraina è già contenuta nella Costituzione ucraina”, ha detto leader in un post su Telegram. “Gli ucraini non regaleranno la loro terra all’occupante”, ha aggiunto. Permangono, intanto, dubbi sulle reali intenzioni di Putin, che secondo Zelensky starebbe usando il vertice per fare propaganda interna e non per arrivare ad una pace effettiva. Sullo sfondo, un’Europa sempre più lontana, tanto diplomaticamente quanto geograficamente, dal processo decisionale. In particolare la premier italiana Giorgia Meloni non ha letteralmente toccato palla, mentre hanno provato a darsi da fare Macron, Starmer e Merz.

Tutte le incognite del summit: il parere degli esperti

Jana Kobzova, co-direttrice dell’European Security Programme e senior policy fellow del think tank paneuropeo, evidenzia che “il vertice in Alaska significa di fatto la fine dell’isolamento internazionale di Putin: nessun leader occidentale di primo piano lo ha incontrato dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia”. “È molto improbabile che il vertice in Alaska porti a una decisione per porre fine alla guerra, a un cessate il fuoco o a qualsiasi altra decisione concreta”, valuta Leo Litra, visiting fellow del programma Wider Europe e senior fellow del New Europe Center di Kyiv. Litra osserva che l’incontro “serve più agli interessi di Putin che a quelli di chiunque altro”. “Tante, troppe le incognite e le variabili – sostiene invece Mario Del Pero, ISPI e Sciences Po -. Di vittoria simbolica, per entrambi, però si tratta. Putin vede in teoria riconosciuta la sua richiesta di una gestione strettamente bipolare, russo-statunitense, della crisi ucraina. E con essa anche lo status di presunta grande potenza della Russia. Trump ostenta il suo ruolo di mediatore e leader indispensabile, cerca ancora una volta di capitalizzare su di esso, e mette sia gli europei che Zelensky in un angolo”.

Il programma dell’incontro: inizio alle 11h30 locali, poi conferenza stampa e pranzo

Il programma dell’incontro è stato svelato dal cremlino. Confermata appunto la location, Anchorage, la città più grande dell’Alaska (mezzo milione di abitanti) e che si trova strategicamente molto vicina alla Russia: un migliaio di chilometri, attraverso lo Stretto di Bering. Il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov ha aggiunto che al termine dell’incontro Trump e Putin terranno una conferenza stampa congiunta. Il tema centrale sarà la risoluzione della crisi ucraina, ma saranno anche affrontati “argomenti più ampi di mantenimento della pace e della sicurezza, nonché le questioni internazionali e regionali attuali e le più urgenti”. Previste in teoria brevi dichiarazioni prima del vertice, e a seguire una colazione di lavoro alla quale parteciperanno pure le delegazioni. Erano dieci anni che Putin, sul quale peraltro pende un mandato di arresto della corte penale internazionale, non metteva piede in territorio Usa: l’ultima volta fu nel 2015 per l’Assemblea generale dell’Onu, sotto la presidenza Obama.

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