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Tour: Froome si difende, Contador cade e perde 2 minuti

Froome, l’extraterrestre fa un altro passo verso la vittoria finale dove nel 1975 Merckx, il Cannibale perse la sua ultima maglia maglia. Il Tour tornava a Pra Loup, sulle stesse rampe che 40 anni fa videro il crollo, inatteso e improvviso, del fuoriclasse belga che aveva dominato sul Col d’Allos e che aveva iniziato l’ascesa finale con una ventina di secondi su Gimondi  e oltre un minuto su Thévenet, Zoetemelk e Van Impe. Merckx andava in crisi, una scena mai vista prima. Gimondi balzava al comando ma da dietro rinveniva, tra l’entusiasmo patriottico dei francesi, Bernard Thévenet che superava il campione italiano a 800 metri dall’arrivo. Il transalpino vinceva il tappone alpino e strappava la maglia gialla a Merckx scavalcato nel finale anche da Joop Zootemelk e Lucien Van Impe. L’entourage del fuoriclasse belga spiegò la clamorosa défaillance del grande Eddy con il pugno al fegato sferratogli il giorno prima da uno spettatore durante la scalata al Puy-de-Dome. In realtà era l’inizio del tramonto del più forte corridore di tutti i tempi. Ricordi e suggestioni che caricavano di attese d’attesa la 17esima tappa di questo Tour con l’insidiosa discesa del Col d’Allos prima di risalire verso Pra Loup.

Froome, al centro di sospetti che sono aleggiati anche nella giornata di riposo a Gap, è partito ieri da Digne pronto a parare attacchi e imboscate che alla fine non ci sono stati. I migliori si sono guardati bene dal lottare per la vittoria di tappa, preferendo duellare – si fa per dire – pedalando a una decina di minuti da un nutrito drappello di fuggitivi – forte tra gli altri di Pinot, Uran, Talansky, Porte  e dell’immancabile Sagan – da cui poi evaderà per vincere la tappa Simon Geschke, tedesco della Giant-Alpecin, una barba da Ulisse omerico, al suo primo centro nella Grande Boucle che porta a ben cinque le vittorie dei corridori della Merkel in questo Tour. Non male: la Francia è ferma a uno, l’Italia è ancora a secco. Una vittoria che forse non sarebbe sfuggita a Thibaut Pinot se il corridore francese, forte e autorevole in salita quanto timoroso e insicuro in discesa, non fosse caduto slittando all’uscita di uno del primi tornanti del Col d’Allos. Tirati i freni, Pinot ha tentato di recuperare il terreno perso solo sulla salita di Pra Loup, ma è andato al di là del quarto posto a 1’36 da Geschke, preceduto anche da Talansky e Uran. Dietro Pinot giungeva lo svizzero Mathias Frank, che faceva un bel salto in classifica entrando nella top ten, ottavo alle spalle di Nibali.

Ma la frazione, anche se lontanissima parente di quella di 40 anni fa, non è stata banale anche per la sfortuna che ha perseguitato – oltre a Pinot – anche due uomini di alta classifica: il primo ad arrendersi è stato Tejay Van Garderen, che nella notte è stato colpito da un attacco febbrile. L’americano della Bmc ha cercato di stare in corsa ma era una pena vederlo arrancare sul primo passo della giornata, il Col de Lèques. Ce la faceva a rientrare in gruppo ma per poco. Al 73esimo km la resa tra le lacrime: Tejay lasciava un Tour che fino a ieri lo vedeva terzo, in piena zona podio. Altro big, che a Pra Loup è arrivato ma che ha visto ampliarsi ulteriormente il suo distacco da Froome, è Alberto Contador caduto nella discesa del Col d’Allos, quando era con la maglia gialla, Quintana, Nibali e Valverde. Era Peter Sagan ad aiutarlo passandogli la sua bici. Ma gli altri quattro big era già lontani. Il Pistolero si metteva all’inseguimento del gruppetto Froome ma non era il Contador del Giro quando attardato ai piedi Mortirolo, ad uno ad uno, recuperò su tutti fino a riagguantare la testa della corsa. Lo spagnolo pur battendosi con coraggio, arrivava a Pra Loup con un ritardo di 2’17” da Froome e Quintana.

Senza strafare, autore di un breve attacco a pochi km dal passaggio sul Col d’Allos subito rientrato, anche Nibali pur perdendo altri 15” da Froome e Quintana arrivati appaiati a 7’16 da Geschke, ha guadagnato un’altra posizione in classifica – ora è settimo a 8’04” dalla maglia gialla – avvicinandosi a Gesink e allo stesso Contador. E’ un Nibali certamente in crescendo, anche se la zona podio resta amcora lontana di circa 4 minuti. Tale è il distacco dello Squalo da Alejandro Valverde, salito al terzo posto dopo l’addio di Van Garderen. Anche ieri il murciano della Movistar è apparso in gran spolvero, sempre a fianco di Quintana, la sfinge colombiana, il grimpeur di valore assoluto che appare l’unico che possa dare qualche brivido a questo Tour da cui se ne andato senza lasciare traccia anche il campione del mondo, Mikal Kwiatkowski.

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Tags: NibaliTour