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Tornano le canzoni italiane su Facebook e Instagram: accordo (transitorio) tra Meta-Siae

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Torna le canzoni italiane sulle stories di Instagram e di Facebook. Grazie all’assist lanciato dall’Antitrust, Meta e Siae sottoscrivono un accordo transitorio per prorogare alle stesse condizioni il contratto di licenza scaduto a dicembre del 2022. “La Siae esprime soddisfazione per questo risultato, cercato e raggiunto, ma rimane comunque impegnata a tutelare gli interessi dei suoi iscritti continuando a lavorare instancabilmente per raggiungere un accordo definitivo e duraturo improntato all’equità e alla trasparenza, così come chiede anche la Direttiva europea sul Copyright. Si impegna inoltre a portare avanti le negoziazioni nel rispetto delle decisioni e delle misure cautelari dettate dall’Agcm”, si legge in una nota della Società autori ed editori.

E anche se non è finito il confronto le parti, perlomeno, quello del silenzio dei social network sì. O almeno fino al 6 ottobre. La musica, va detto, negli ultimi giorni era man mano tornata. Ma ora l’annuncio ufficiale.

Stop canzoni su Facebook e Instagram: cosa è successo?

I problemi sono nati a metà marzo, quando la società di Mark Zuckerberg aveva eliminato dai social la musica protetta dai diritti Siae dopo che le trattative con la società degli editori italiane non erano andate a buon fine. Un’operazione non priva di difficoltà, che nei primi giorni ha “silenziato” anche brani non gestiti da Siae ma da altre collecting, come Soundreef. Siae ha sostenuto che le trattative sono saltate all’improvviso e che Facebook e Instagram hanno usato la musica senza pagare i diritti. Nel frattempo, i brani tutelati da Soundreef erano tornati disponibili. Poi non è scesa in campo l’Antitrust. L’autorità ha aperto un’istruttoria nei confronti di Meta per abuso di dipendenza economica ai danni di Siae e stabilito un procedimento cautelare per riaprire le trattative, imponendo il “ripristino della disponibilità dei contenuti musicali tutelati da Siae sulle proprietà di Meta per tutto il periodo necessario alla conclusione delle negoziazioni”. Ed è quello che è successo ora, alla scadenza temine previsto nel provvedimento.

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