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Titoli di Stato Usa, tornano i timori per debito e inflazione: asset a lungo termine i più penalizzati

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Accantonati, almeno per il momento, i timori per le tensioni geopolitiche nel Medio Oriente, gli investitori tornano a guardare i vecchi problemi degli Stati Uniti a partire dal debito e dall’inflazione che sono tornati a pesare sulla parte a lunga scadenza dei titoli di Stato Usa.

Gli investitori hanno venduto asset obbligazionari statunitensi a lungo termine al ritmo più rapido dal picco della pandemia di Covid-19 di cinque anni fa a causa delle prospettive di crescita del debito americano: i deflussi netti dai fondi obbligazionari statunitensi a lunga scadenza, che comprendono debito pubblico e societario, hanno raggiunto quasi 11 miliardi di dollari nel secondo trimestre, secondo calcoli del Financial Times basati sui dati Epfr. L’esodo del secondo trimestre segna un netto cambiamento rispetto agli afflussi medi dei 12 trimestri precedenti, pari a circa 20 miliardi di dollari.

Titoli di Stato Usa: perché tornano i timori

“È il sintomo di un problema molto più grande. C’è molta preoccupazione, sia a livello nazionale che tra gli investitori esteri, riguardo al possesso della parte lunga della curva dei titoli del Tesoro”, dice Bill Campbell della società di investimento obbligazionaria DoubleLine, riferendosi ai flussi di fondi.

Alcuni osservatori ritengono che gli investitori potrebbero optare per una diversificazione più internazionale dei loro investimenti obbligazionari il che si potrebbe tradurre nella richiesta di maggiori compensi, cioè rendimenti, per investire più a lungo termine.

Secondo le previsioni di analisti indipendenti, la “grande e splendida” proposta di legge fiscale del presidente Donald Trump, attualmente al vaglio del Senato dopo il passaggio di misura alla Camera, aggiungerà migliaia di miliardi di dollari al debito statunitense nel prossimo decennio, costringendo il Dipartimento del Tesoro a emettere un’enorme quantità di nuovi titoli di stato. A queste osservazioni la Casa Bianca ha replicato che a ridurre il debito ci penseranno i dazi e una crescita economica più forte.

Ma gli operatori si stanno preparando al fatto che i dazi imposti dall’amministrazione sui principali partner commerciali alimenteranno un’inflazione più elevata, uno dei maggiori flagelli per gli investitori obbligazionari. Proprio i titoli più a lunga scadenza sono particolarmente sensibili all’inflazione, perché una maggiore crescita dei prezzi erode il valore dei pagamenti di interessi fissi effettuati su lunghi periodi di tempo. Il nervosismo si è riflesso anche nell’andamento dei prezzi del debito statunitense a lungo termine, che è sceso di circa l’1% in questo trimestre, secondo un indice Bloomberg.

Al contrario, gli acquisti si sono rivolti sui fondi che detengono obbligazioni statunitensi in scadenza a breve termine, con oltre 39 miliardi di dollari investiti in strategie a breve termine in questo trimestre, come mostrano i dati dell’Epfr. Questi fondi stanno offrendo rendimenti elevati, dato che la Fed ha mantenuto i tassi a breve termine a livelli elevati quest’anno.

A sostenere la parte a breve della curva obbligazionaria Usa è anche la possibilità che le stablecoin, agganciate ad asset altamente liquidi, alimentino la domanda di titoli del Tesoro Usa, come suggerito alla conferenza sui fondi del mercato monetario tenutasi questa settimana a Boston.

Bessent estende il limite del debito fino al 24 luglio

Intanto il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha annunciato ai legislatori statunitensi che estenderà l’ultimo periodo per l’implementazione di misure contabili speciali per restare entro il limite del debito fino al 24 luglio 2025. Il capo del Tesoro ha inoltre ribadito le sue indicazioni di maggio ai leader del Congresso, invitandoli ad agire per aumentare o sospendere il limite del debito il prima possibile, prima della pausa programmata per agosto.

La nuova tempistica continua a mettere pressione ai repubblicani affinché approvino rapidamente il loro gigantesco pacchetto di tasse e spesa nei prossimi giorni. I membri del partito repubblicano alla Camera e al Senato hanno discusso le loro divergenze su una serie di priorità legislative. Bessent ha detto di credere che il Congresso possa completare il disegno di legge entro il 4 luglio, data in cui l’amministrazione “potrà concludere gli accordi commerciali” su cui sta lavorando da quando il presidente Donald Trump ha annunciato i cosiddetti dazi reciproci su decine di paesi il 2 aprile.

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