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Tim sale dopo l’operazione fibra in Brasile. Inwit, su i ricavi

Pixabay

L’operazione FiberCo in Brasile vivacizza le quotazioni di Tim in Borsa: il titolo sale dell’1,2% ed è tra i migliori del Ftse Mib, mentre la partecipata Inwit arretra nonostante risultati definiti solidi dalle case di investimento.

La controllata Tim Brasil ha annunciato l’avvio di trattative in esclusiva con Ihs Brasil, società del gruppo di infrastrutture tlc, per entrare nella newco FiberCo Solucoes de Infraestrutura che raccoglierà gli asset e i servizi residenziali di infrastruttura in fibra ottica e che opererà nel mercato wholesale fornendo connettività e rete di trasporto a terzi.

L’operazione – su cui Tim Brasil era al lavoro da un anno e che aveva portato a raccogliere 4 offerte formali – ricalca il modello di Fiberco in Italia in cui è confluita la rete secondaria di Tim e il cui capitale è stato aperto a Kkr e Fastweb.

Secondo gli analisti di Banca Akros, che prendono come riferimento FiBrazil (jv tra Telefonica e Caisse de dépots et placement du Québec), potrebbe avere un enterprise value compreso tra i 4,4 e i 7 miliardi di reais (tra 650 milioni e 1 miliardo di euro) e la cessione di una quota di minoranza potrebbe essere utilizzata per gli investimenti nel roll-out della fibra e per contribuire a finanziare l’operazione Oi in Brasile.

Andamento opposto in Borsa per Inwit. La società delle torri, a controllo congiunto di Vodafone e Tim (socia al 30% attraverso la jv con i fondi Ardian Daphne) ha chiuso il 2020 con ricavi in crescita del 67,8% a 663,4 milioni e utile netto in crescita del 12,5% a 156,7 milioni. La società beneficia della fusione, divenuta operativa nel marzo 2020 con Vodafone Towers, che ha consentito di raddoppiare il parco di torri per la telefonia mobile. I dati sono in linea con i piani dell’azienda e la guidance comunicato al mercato tanto che la società ha confermato la distribuzione di un dividendo di 30 centesimi per azione ai propri azionisti.

Il titolo cede oltre il 2% ma gli operatori, secondo quanto riferisce Radiocor, non attribuiscono il movimento a ragioni fondamentali quanto piuttosto ad aggiustamenti legate allo scenario di mercato attuale con i tassi in crescita. Da inizio anno, sottolinea Credit Suisse, il titolo ha perso il 16% proprio sulla preoccupazione legata all’andamento dei tassi dei bond sovrani anche se avendo un’attività con contratti indicizzati all’inflazione le prospettive dei prezzi dovrebbero dare un beneficio agli utili.

Nel corso della presentazione dei conti agli analisti, l’a.d. Giovanni Ferigo ha indicato alcuni obiettivi strategici: “Ridurremo il debito entro 2023 come detto a novembre e sarà un qualcosa di cui discuteremo in seguito. Monitoriamo le opportunità sul mercato, altrimenti aumenteremo la remunerazione degli azionisti”.

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