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Tim a passo di Samba: il Brasile è vicino

Imagoeconomica

Tim abbozza i primi passi di samba nell’attesa dell’esito delle trattative per l’acquisizione degli assets mobile di Oi, il quarto gestore delle tlc brasiliane avviato alla liquidazione. A Piazza Affari, in una giornata ruggente per le banche, il titolo Telecom Italia mette a segno un rialzo superiore al 2%, attorno a 0,39/0,40 euro, anticipando l’esito positivo (tutt’altro che scontato) dell’offerta congiunta avanzata dai gestori della telefonia carioca: Tim Brasil, la controllata del gruppo italiano, ha offerto insieme a Vivo (controllata da Telefonica) e Claro (il gestore controllato da America Movil di Carlos Slim) una somma pari a 16,5 miliardi di real (2,6 miliardi di euro), del 10% superiore alla base d’asta (15 miliardi).

Le premesse sono positive. Sul piano economico l’offerta si giustifica anche alla luce del consolidamento del mercato da quattro a tre operatori, complessivamente stimabili tra i 9 e i 10 miliardi di real. Ai prezzi di venerdì di Tim Participações (market cap 37,3 miliardi di real, 5,8 miliardi di euro), il gruppo italiano ha lo spazio per supportare una transazione fino a 12,4 miliardi di real (circa 1,9 miliardi di euro: circa il 75% dell’offerta presentata per la totalità degli asset mobili di Oi), diluendo la sua partecipazione in Tim Brasil (66,6%) senza scendere al di sotto della quota di controllo (50,1%) .

I tempi, comunque, non si presentano brevi. Non è detto che l’asta si chiuda oggi senza nuovi rilanci. Inoltre, come ha fatto notare lo stesso Luigi Gubitosi nella conference call sui risultati, anche in caso di successo del negoziato la chiusura del deal potrebbe avvenire non prima del IV trimestre 2021, considerando il procedimento giudiziale di Oi, che dovrebbe aprirsi a valle dell’assemblea generale dei bondholder (prevista a fine agosto). Ma non è escluso, al contrario, che un accordo possa già essere discusso dal CdA di OI in agenda il 13 agosto per l’approvazione dei risultati trimestrali.

Il deal in Brasile cade in un momento cruciale per il dibattito sul futuro della Rete in Italia, salito di tono negli ultimi giorni in vista del cda Tim di fine mese, in cui potrebbe essere annunciato un memorandum d’intesa con il governo per avviare le trattative sulla rete unica e potrebbero essere sciolte le riserve sull’operazione con KKR, importante per finanziare l’ammodernamento della rete anche se, a proposito della convergenza con Open Fiber non è facile individuare una soluzione che soddisfi i vari competitor. Vito Gamberale, ex ad di F2I, veterano del mondo tlc, sottolinea la necessità di una rete unica verticalmente integrata e a controllo di Tim, con la possibilità per Cdp di avere un peso importante nella governance di Tim con il benestare di Vivendi. Il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, difende invece l’idea di una rete unica neutrale, partecipata da tutte le Telco, ma non controllata da nessuna, oppure controllata dallo Stato in qualità di garante dell’interesse generale.

Sul nodo del controllo dell’infrastruttura, sono del resto possibili molteplici soluzioni di compromesso che prevedano la separazione tra diritti economici e governance o la sigla di un accordo di co investimento che permetta di individuare la spartizione delle aree da cablare.

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Categories: Finanza e Mercati