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Tennis, Federer riscrive la storia: vince il settimo Wimbledon ed è il n.1 più longevo della storia

Le lacrime di Murray che hanno commosso una nazione intera, l’eleganza di Beckham e l’espressione costantemente annoiata della moglie Victoria, il sorriso reale della principessa Kate e della sorella Pippa, e la contemporanea assenza di William, impegnato a fare surf in Cornovaglia, la gioia delle gemelline Myla Rose e Charlene Riva e della mamma Miska in tribuna, orgogliose di papà e marito.

Il contorno non era male, non mancavano spunti ed emozioni di ogni tipo nel piovoso pomeriggio dell’All England Lawn Tennis and Criquet Club di Wimbledon, alla periferia ovest di Londra. Ma quando scende in campo, o se preferite sale in cattedra Roger Federer, a parlare restano soltanto i numeri. “Non sono il migliore di sempre”, dice con la consueta umiltà il quasi 31enne svizzero, dopo aver alzato per la settima volta (come lui solo Pete Sampras) il trofeo più prestigioso del tennis.

Per smentirlo basterebbe la sua classe, così innata ed elegante da renderla difficilmente paragonabile con quella di chiunque altro, dallo stesso Sampras ad altri campioni del passato come Borg, Mc Enroe, Laver, ma per chi non ci credesse ecco qui incontestabili i numeri, che negli ultimi dieci anni non hanno fatto altro che essere continuamente aggiornati, andando a battere record su record.

Uno dei pochi che mancava a Federer, già primo come vittorie totali nei tornei del Grande Slam (con ieri 17), era proprio quello dei successi sull’erba londinese, da ieri definitivamente e per sempre il suo “giardino”, proprio nel giorno in cui quel giardino poteva essere riconquistato da un britannico 75 anni dopo Fred Perry. “Tears & Cheers!”, ha titolato oggi il Daily Mail con la consueta ironia, rendendo omaggio allo sconfitto eroe di casa e brindando all’ennesimo trionfo del campione elvetico. Il quale, raggiungendo Sampras col settimo sigilllo a Wimbledon, ne ha approfittato per mettere a segno un colpo ancora più importante, alla veneranda età di quasi 31 anni, quando ormai molti si stavano rassegnando al nuovo dualismo Djokovic-Nadal. 

Federer, relegato l’anno scorso al terzo posto all’ombra dei due più giovani, è oggi nuovamente numero uno al mondo, e lo sarà almeno per qualche settimana, diventando colui che ci sarà rimasto più a lungo della storia: almeno 287 settimane (di cui 237 consecutive dal 2004 al 2008), più delle 286 di Sampras.

Il numero uno per eccellenza e per longevità, dunque. Niente male, per uno che da ragazzo, a dispetto dello stile da gentleman che lo contraddistingue adesso, usava ribellarsi agli allenatori e spaccare racchette. Un piccolo Mc Enroe in erba, al quale però è rimasto il talento ma che la maturità mentale ha trasformato nel campione perfetto. Perfetto, o quasi. Federer nella finale contro Murray ha infatti commesso ben 38 errori gratuiti, mentre il suo avversario solo 25. Troppi, per un campionissimo come lui. Ma quando si gioca sempre e comunque per fare il punto, deliziando il pubblico con colpi miracolosi, persino l’errore diventa parte del repertorio.

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