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Sul debito della Grecia e a Davos è sempre duello tra la Merkel e la Lagarde

SCINTILLE A TRA MERKEL E LAGARDE, PRIME DONNE DELLA CRISI

LO SPREAD IN CALO, SCUDO CONTRO I FORCONI PER MONTI

Il “gossip” del Financial Times ricorda il dietro le quinte dei festival di Sanremo degli anni buoni. Ma rende l’idea delle tensioni del momento: il Fondo Monetario Internazionale sta effettuando forti pressioni sulla Bce perché rinunci alle cedole sui titoli del debito greco acquistati nel corso del 2010. Si tratta di un controvalore di 40 miliardi di euro al 7% già conteggiati nei bilanci della banca di Francoforte. Ma, argomentano gli ispettori di madame Lagarde, con quale faccia i bancari tedeschi prestati alla Bce possono rifiutare lo sconto ad Atene mentre la Ue non transige sullo sconto “volontario” per i privati? In discussione, come è ovvio, non sono i 2,8 miliardi da risparmiare, pur non poca cosa, bensì il principio.

L’eurogruppo, del resto, non mostra cedimenti: l’accordo tra la Grecia ed i creditori privati resta troppo “morbido”, ovvero in queste condizioni non c’è alcuna garanzia che Atene possa ripagare i 130 miliardi che Bruxelles potrebbe versare al governo greco, una volta superato lo scoglio della restituzione dei 14,5 miliardi di bond nel prossimo marzo.

Silenzio, parla frau Angela. Il privilegio di inaugurare il meeting di Davos, passerella annuale dei potenti del pianeta, tocca quest’anno al cancelliere tedesco Angela Merkel. Ma, dati i tempi, non si sa se si tratti di un onore oppure di una chiamata alla sbarra per la Germania, campione d’Europa ma anche imputata numero uno per il rifiuto ostinato a reflazionare l’area euro. Anche a Davos proseguirà il duello con Christine Lagarde, direttore generale del Fmi, che sollecita l’Europa ad aumentare la sua potenza di fuoco a difesa di Spagna ed Italia. Ma a Davos in questi giorni sfileranno russi, cinesi, brasiliani, indiani e sudafricani. Per l’Italia, prevista la presenza di Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, e del ministro Corrado Passera. Da un sondaggio tra gli imprenditori risulta che solo il 59% degli industriali italiani prevede un aumento di fatturato per il 2012. Tra gli imprenditori tedeschi la percentuale sale al 91%.

Il braccio di ferro, facile previsione, durerà almeno fino a lunedì sera, quando, salvo sorprese, vedrà la luce la stesura definitiva del Fiscal Compact. Nel frattempo non resta che sperare: ieri mattina, quando sembrava prossima la conclusione del negoziato con Atene, la forbice tra Btp e Bund è scesa sotto i 400 punti per la prima volta dal 7 dicembre scorso. L’Italia ha anche guadagnato posizioni nei confronti di Spagna (spread 55 punti base, contro i 202 di fine 2011) e Francia (spread 287 pb), altri Paesi nel mirino delle agenzie di rating. Poi sono venute le dolenti note: il rendimento dei Btp è risalito al 6,12% (era sceso sotto il 6%), lo spread a 413. La tendenza, però, sembra positiva. Un conforto per il premier Monti oggi impegnato con il governatre della Sicilia Raffaele Lombardo per cercare una soluzione al morto di protesta dei forconi.

APPLE SUPERSTAR, 13 MILIARDI DI UTILI IN TRE MESI

A Wall Street la battuta d’arresto europea ha relegato in secondo piano i buoni risultati dei Big: Mc Donald’s, Du Pont e Johnson & Johnson, tutti al di sopra delle previsioni. Niente rispetto all’impressione dei conti di Apple, comunicati a fine seduta: nel corso dell’ultimo trimestre del 2011 la creatura di Steve Jobs ha registrato la vendita di 37 milioni, ovvero 400 mila pezzi al giorno o, se preferite, più di 17 mila all’ora. Il giro d’affari è stato di 46,3 miliardi di dollari che vanno a rimpinguare una cassa che, in termini di cash, supera ormai i 100 miliardi di dollari (più di quanto ha a disposizione il segretario al Tesoro Tim Geithner).  I profitti, rispetto al trimestre precedente, sono più che raddoppiati: 13,1 miliardi contro 6. Il titolo è subito schizzato su del 10 % prima di assestarsi ad un comunque rilevante +7,3%, Nel frattempo, però, le nuvole greche hanno interrotto il rally dello S&P 500 -0,10% dopo cinque giorni di rialzo, il Dow Jones segna -0,26%, il Nasdaq +0,09%. Chiude con un rialzo la seduta di Tokyo: l’indice Nikkei 225 segna un incremento dell’1,11%. In rialzo i futures sulla City e sulla Borsa Usa. In avvio di seduta sono previsti prezzi in recupero.

Con un colpo di reni nel finale, la Borsa di Milano è riuscita a chiudere in rialzo anche la seduta di oggi, a differenza degli altri listini europei.  Mentre le altre Borse europee hanno terminato in calo. Ha pesato sui mercati il mancato accordo tra la Grecia ed i creditori ma anche il taglio alle stime di crescita da parte del Fondo Monetario Internazionale. Il Fondo stima una crescita globale del 3,3% (contro il precedente +3,9%). La zona euro è in piena recessione: -0,5% nel 2012 contro il precedente +1%.

L’indice FtseMib di Piazza Affari è salito dello 0,1%, la Borsa di Parigi è scesa dello 0,4%, Londra -0,5%, Francoforte -0,2%.

UNICREDIT VERSO IL TUTTO ESAURITO PRENOTA 25 MLD DI COVERED

Il recupero è legato in buona parte al rally delle banche, prima condizionato dal downgrade di Socgen e Crédit Agricole da parte di S&P. MontePaschi ha chiuso in rialzo del 3,6%, Unicredit +2,5%, Banco Popolare +1,4%, Mediobanca +0,9%. Negative Intesa -0,2% e Ubi -1,9%. Proseguono le grandi manovre in piazza Cordusio. Unicredit ha depositato presso la Borsa del Lussemburgo il prospetto per l’emissione di covered bond per 25 miliardi allo scopo di incrementare il “funding”. Federico Ghizzoni non ha nemmeno atteso la conclusione dell’aumento di capitale da 7,5 miliardi per attingere alla ritrovata offerta di liquidità dell’euromercato. Oggi, infine, la banca dovrebbe annunciare il riacquisto di bond ibridi diffusi presso la clientela (anche retail) per 5,1 miliardi sotto il nominale ma a prezzi migliori delle quotazioni di mercato. Filtrano intanto altre novità su ingressi ed uscite dal capitale: nella compagine azionaria, oltre a Diego Della Valle e Leonardo Del Vecchio, spunta la De Agostini grazie alla conversione dei cashes. Il fondo Capital Research raddoppia dal 2,7 al 5,4%, secondo solo ad Al Aabar, il fondo sovrano di Abu Dhabi già salito al 6%.

Più di tutti hanno sofferto tecnologici e telefonici.

A Milano è caduta StM -5,4% dopo i risultati deludenti del quarto trimestre 2011 e le indicazioni deboli sui ricavi del trimestre in corso (previsto un calo compreso fra il 4% e il 10%).

Forte discesa in Piazza Affari di Telecom Italia, che ha perso il 3,5% in seguito alle indiscrezioni, non smentite, su una possibile riduzione del dividendo. La società non ha smentito. Il taglio, inatteso, del dividendo per il 2010, è legato alla necessità di contenere il debito (27,5 miliardi) entro limiti che non compromettano il rating della compagnia telefonica. Si profilano, però, problemi per il finanziamento dell’esposizione di Telco, la scatola di controllo di TI. Invariata l’ Eni , hanno recuperato Enel +1,5% e Snam+ 3,9%.

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Categories: Finanza e Mercati