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Sport, il 2014 azzurro: risorge Valentino Rossi, trionfano Belinelli e Nibali

Il 2014, come tutti gli anni pari, è stato un intenso anno di sport, grazie alla concomitanza di Mondiali di calcio e Olimpiadi invernali. I due grandi eventi non hanno dato particolari soddisfazioni all’Italia: tutti ricordiamo l’indecorosa uscita di scena della Nazionale di Prandelli in Brasile, mentre negli sport invernali siamo riusciti a portare a casa 8 medaglie ma nessuna d’oro. Ma in generale che anno è stato per i colori azzurri?

Come sempre è stata una lunga stagione di risultati contrastati, ma incominciamo dalle grandi resurrezioni. In primis va segnalata quella dell’atleta italiano per eccellenza, il più conosciuto e amato nel mondo: Valentino Rossi, che avvicina i 36 anni ma non per questo smette di impensierire i ragazzi terribili come Marquez, Pedrosa e Lorenzo. Anzi, il Dottore piazza la sua miglior stagione da quando ha vinto l’ultimo titolo (2009), riuscendo a vincere due Gran Premi (San Marino e Australia), circostanza che non accadeva dal 2010 e ben 13 podi, finendo sì dietro a Marc Marquez nella classifica finale, ma davanti al compagno di scuderia Jorge Lorenzo.

Agli Europei di nuoto a Berlino si è invece consumata l’ennesima rinascita di Federica Pellegrini e anche dell’intero nuoto azzurro dopo qualche anno di scarsi risultati: la campionessa veneta ha vinto l’oro nella sua gara, i 200 sl, portandone a casa anche un altro con la staffetta 4×200 sl e un bronzo con la 4×100 sl. L’intero movimento ha ritrovato i risultati dei tempi migliori, piazzandosi al terzo posto del medagliere continentale davanti a super potenze come Germania e Francia. L’Italia ha vinto ben 23 medaglie, di cui 8 d’oro. Vale la pena ricordare i trionfi: oltre ai citati della Pellegrini, Tania Cagnotto nel trampolino da 1 metro e in coppia con Francesca Dallapè nel sincro 3 m; Gregorio Paltrinieri negli 800 e nei 1.500 sl; la staffetta mista dei 100 sl e Martina Grimaldi nella 25 km di fondo.

Meno bene invece il movimento dell’atletica leggera, anche lui impegnato quest’estate nei campionati europei. In quel caso sono arrivate solo 3 medaglie, di cui 2 però d’oro: quella di Daniele Meucci nella maratona maschile e di Libiana Grenot nei 400 m femminili. Resta la soddisfazione di una grande specialità azzurra che si conferma nel tempo: quella della maratona, dove oltre all’oro di Meucci arriva lo splendido argento della 40enne Valeria Straneo. Più che una resurrezione, quella dell’atletica va però considerata una parabola al contrario, soprattutto perché segnata dalla triste vicenda del suo atleta di punta degli ultimi anni: Alex Schwazer, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino 2008, è stato pizzicato a fare uso di Epo poco prima di tentare la riconferma a Londra 2012.

Il suo capitombolo, sportivo e umano, ha coinvolto anche la fidanzata Carolina Kostner, che ora rischia addirittura una squalifica più lunga di quella del compagno per averlo coperto. Il suo coinvolgimento, e il sospetto latente che anche lei possa aver fatto uso di sostanze proibite, rende un po’ più amara quella che invece era stata la medaglia italiana più bella alle Olimpiadi di Sochi: Carolina sembrava aver riscattato quell’onta (all’epoca non erano ancora emerse le sue responsabilità) riuscendo finalmente a mettersi al collo una medaglia olimpica. Un bronzo agognato, atteso, festeggiato da tutta Italia, che ora invece si macchia di una vicenda poco edificante.

In ogni caso è l’intera spedizione azzurra a non convincere del tutto durante le Olimpiadi russe. Arrivano 8 medaglie ma nessuna d’oro: lontanissimi i tempi di Tomba e della Compagnoni, ma anche quelli più recenti che permettevano ancora di sentire l’inno di Mameli in qualche occasione. Il declino oltre che nei risultati è soprattutto nelle prospettive: delle 8 medaglie, molte sono arrivate da atleti sul viale del tramonto, o nel frattempo già ritirati. Armin Zoeggeler ha vinto l’ultimo bronzo della sua leggendaria carriera nello slittino, e pure per Carolina Kostner sarà difficile immaginare un futuro. Arianna Fontana, che porta a casa tre medaglie nello short track di cui una con la staffetta, ha solo 24 anni ma gareggia e vince da quando ne aveva 16, mentre ha appena tagliato la soglia dei 30 anni lo sciatore Christof Innerhofer, argento nella discesa libera e bronzo nella supercombinata: anche lui sembra aver dato il meglio, e dietro c’è poco altro.

Per il finale valeva la pena tenersi i grandi trionfi. Al di là di alti e bassi, gli sportivi italiani dell’anno sono indiscutibilmente due: Vincenzo Nibali, che trionfa al Tour de France 16 anni dopo Pantani, e Marco Belinelli, che “sfonda” tra i big dell’Nba ed è il primo italiano a mettersi l’anello di campione al dito, con i San Antonio Spurs. Dovendo proprio scegliere tra i due simboli del 2014 sportivo, è il caso di premiare il secondo. Nibali è stato straordinario, implacabile, ma sulla sua squadra, l’Astana, resta l’ombra del doping (rischia la licenza per il 2015) e il ciclismo in generale non è più lo sport seguito e amato di una volta. Molto più rumore ed emozione hanno scatenato sui social le lacrime di Marco Belinelli, in diretta dopo il trionfo degli Spurs contro i Miami Heat. “Lo sognavo da bambino”, ha detto il ragazzo partito dalla provincia di Bologna e arrivato nell’Olimpo del basket a suon di sacrifici e umiltà. “Lo dedico alla mia famiglia e a San Giovanni in Persiceto”, ha ribadito commosso, dando a tutti gli italiani a casa il sapore della vittoria acqua e sapone. Del ragazzo semplice e vincente, lontano anni luce dai vizi del calcio. Belinelli è l’anti-Balotelli. E’ lui l’italiano del 2014.

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