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Signorini (Bankitalia): “La transizione digitale è irreversibile, bisogna investire sul capitale umano e colmare i ritardi”

Imagoeconomica

“I ritardi nella diffusione delle tecnologie digitali nelle imprese italiane non sono incolmabili, ma occorre agire per recuperare il terreno perduto”. Lo ha detto il direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini in occasione della tappa fiorentina del tour “In viaggio con la Banca d’Italia” promosso da via Nazionale per per promuovere la cultura finanziaria, raccontare la banca centrale italiana e rafforzare il rapporto con il territorio.

La “quarta rivoluzione industriale” tra incertezze e progresso

“La cosiddetta ‘quarta rivoluzione industriale’, oltre che su molti aspetti della vita personale, incide profondamente sull’economia. Ogni rivoluzione industriale è sembrata all’inizio così radicale da poter generare risultati apocalittici per l’economia e il lavoro, ma di fatto alla lunga non è mai stato così, anzi”, ha rassicurato il direttore generale della Banca d’Italia, sottolineando che si tratta di un “processo graduale “ma anche soggetto ad accelerazioni improvvise”, come dimostra l’esperienza della pandemia da Covid-19 che ha portato alla rapida diffusione di forme di lavoro a distanza; diffusione permessa “da una tecnologia che già esisteva, ma non veniva pienamente utilizzata”.

Automazione, cloud computing, applicazione di sistemi di apprendimento automatico a compiti che richiedono conoscenze elaborate e complesse sono al centro di questa innovazione. Uno degli aspetti che incute maggiormente timore della quarta rivoluzione riguarda l’intelligenza artificiale. Ci si chiede se sia in grado di sostituire, o magari affiancare, l’attività umana non solo in alcune mansioni semplici, ma anche in attività di maggior contenuto concettuale. La domanda più diffusa è “ci ruberà il lavoro?”. Da Firenze Signorini risponde così: “È al tempo stesso molto verosimile che il ridimensionamento di certi mestieri sia accompagnato come in passato dalla nascita di mestieri nuovi”.

In questo contesto, dunque, “l’obiettivo da perseguire non sembra tanto bloccare il progresso, quanto favorire la riallocazione delle risorse e del lavoro, e garantire che gli incrementi del benessere economico che ne conseguono siano diffusi”, afferma il Dg di Bankitalia.

Il digitale ha bisogno di competenze avanzate

“Una carenza che le politiche pubbliche devono colmare è quindi quella relativa alle competenze avanzate (specie matematiche, statistiche, informatiche), oggi essenziali, anche tramite la promozione di centri di eccellenza scolastici e universitari – Garantendo, aggiungo, la concreta possibilità dei “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi” di avvalersene, come prescrive la Costituzione: per motivi di equità prima di tutto, ma anche di efficienza”, ha evidenziato Signorini, spiegando come l’indice DESI dell’economia e della società digitali sviluppato dalla Commissione europea, vede i paesi del Nord Europa ai primi posti, mentre paesi come la Grecia e la stessa Italia mostrano invece ritardi, determinati dall’insufficiente capitale umano e dall’inadeguatezza dei servizi digitali delle amministrazioni pubbliche. 

“L’Italia – ha detto – ha migliorato un po’ la propria posizione nelle ultime indagini, grazie alla maggiore diffusione delle tecnologie digitali tra le imprese”.

Il digitale e la produttività

“Nell’ultimo quarto di secolo l’Italia ha visto un sostanziale ristagno della produttività del lavoro; la crescita del prodotto per abitante è stata la più bassa dell’Unione europea. Bisogna dunque guardarsi dal rischio di restare ai margini del processo innovativo”, ha affermato Signorini che ha individuato. “Tre aree in cui servono rapidi miglioramenti”. Quali? La dotazione infrastrutturale (tra cui la diffusione capillare della rete a elevata velocità), il capitale umano (livelli di conoscenze e attività di ricerca, pubblica e privata), e la qualità dell’azione pubblica. “I progressi conseguiti in questi campi -ha spiegato – mi sembrano alla fine i parametri più importanti con cui si dovrebbe giudicare, al di là dei pur essenziali benchmark formali, il successo sostanziale del Pnrr”.

In quest’ambito “l’azione pubblica non può sostituirsi all’attività delle imprese, né illudersi troppo di dirigerla, ma può e deve creare le condizioni migliori per consentire al sistema produttivo di adattarsi a condizioni in continuo, imprevedibile mutamento”.

Ci sono anche dei rischi, ha ammesso il dg, legati all’avvento dell’era digitale e non bisogna sottovalutarli. Si pensi alle possibili distorsioni degli algoritmi decisionali dell’intelligenza artificiale o ai potenziali abusi dei dati personali e violazioni della privacy. “La necessaria regolamentazione dovrebbe cercare, se possibile, di perseguire la tutela efficace di beni pubblici rilevanti evitando un’eccessiva burocratizzazione e un sistema normativo troppo complesso”, ha sottolineato Signorini.

“Per la transizione digitale, come per la gemella transizione verde, mi pare sensato partire dall’idea che si tratta di trasformazioni per certi aspetti inevitabili e irreversibili. Non serve voltarsi indietro. Se è giusto interrogarci sui costi e i pericoli del progresso tecnologico e cercare di minimizzarli e prevenirli, non è meno importante guardare con fiducia alle occasioni da cogliere, investendo energie e risorse perché il Paese possa tornare su un sentiero di crescita sostenuta”, ha concluso.

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Categories: Economia e Imprese