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Salone del Libro, i grandi editori sfidano Torino: “A noi la gestione o si va a Milano”

Il Salone del Libro potrebbe non essere organizzato più esclusivamente a Torino. Questo è quanto emerge dopo il vertice dell’AIE, l’Associazione italiana degli editori, nonostante i tentativi di dissuasione arrivati prima dal ministro della Cultura Dario Franceschini, poi da quello dell’Istruzioni Stefania Giannini, oltre alla ferma opposizione del neo sindaco di Torino Chiara Appendino e dal presidente della regione Piemonte Sergio Chiamparino.

“Duplicare e frammentare non è mai una politica di rafforzamento”, sostengono in sostanza e all’unisono i vertici locali e nazionali, ma gli editori non nascondono di non gradire più il loro scarso coinvolgimento nell’evento che si tiene a Torino nel mese di maggio e che viene organizzato da un altro ente, la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura in collaborazione con Gl Events, società francese proprietaria degli spazi del Lingotto, peraltro finite proprio oggi entrambe nella bufera in quanto coinvolte nell’inchiesta giudiziaria che ha visto tre persone arrestate e una quarta ai domiciliari. L’accusa contestata è di turbativa d’asta in relazione al bando triennale per l’assegnazione della gestione fieristica del Salone del Libro, vinta appunto da Gl Events.

Al di là dell’inchiesta, il consiglio generale dell’AIE si è oggi espresso con un comunicato che continua a dare la priorità all’evento torinese, sperando però in un cambio di rotta e non escludendo nuove o parallele manifestazioni gestite più da vicino dagli editori: “Abbiamo dato mandato al Presidente – recita la nota – di contattare in tempi rapidi il Presidente della Regione Piemonte e il Sindaco della Città di Torino per verificare le loro proposte sul cambiamento della governance e della gestione sia della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura che del Salone del Libro. Il Consiglio Generale ha dato inoltre parere favorevole a un modello di società per lo sviluppo di manifestazioni fieristiche ed eventi per la promozione del libro a livello nazionale e internazionale”.

Parole chiare che rimandano la palla alle autorità torinesi lanciando un chiaro messaggio: da ora in poi si dichiarano pronti a valutare qualunque progetto, compreso quello che secondo molti vedrebbe in pole position Milano. Secondo le indiscrezioni infatti un probabile partner potrebbe essere Fiera Milano: per il polo milanese sarebbe certamente un altro trofeo prestigioso da esibire accanto al Miart, la fiera di arte contemporanea, e al Salone del Mobile. Una Salone del libro è il fiore mancante nel bouquet culturale, un evento che nella città dell’editoria farebbe piacere a molti, come dimostra il grande successo di BookCity

Enrico Selva Coddè, amministratore delegato di Mondadori Libri, ha rilasciato una dichiarazione diplomatica in cui sostiene che “non c’è preclusione per alcuna città in particolare e che il criterio di individuazione della soluzione migliore sarà esclusivamente legato alla qualità e alla portata del progetto che meglio prospetti uno sviluppo ulteriore dell’evento”. Secondo Massimo Turchetta, direttore Rizzoli Libri Trade, “due saloni del libro sono meglio di uno, l’importante è che non se ne ammazzi uno per dar vita all’altro, anche perché sarebbe bello che la stagione degli eventi letterari durasse tutto l’anno”.

Tra le voci contrarie, oltre alle autorità nazionali e locali, si è aggiunta anche quella di Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo che ha ricordato che “nonostante le recenti problematiche finanziarie il Salone non ha mai registrato difficoltà nel numero dei visitatori e nella soddisfazione della grande maggioranza degli editori presenti”. No a un nuovo Salone a Milano, dunque, ma sì “a ogni suggerimento che abbia il fine di rendere ancora più forte, conosciuto e internazionale quello esistente”. Ancora meno possibilista la posizione di Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale di La Nave di Teseo: “Il Salone del Libro che tutti abbiamo in mente è quello di Torino. Farlo a Milano vuol dire fare un’altra cosa. Non sono contraria, ma sono per sommare le iniziative e razionalmente distribuirle durante l’anno. Se Milano vuole un suo spazio, che sia non oltre il mese di febbraio”.

Al di là delle polemiche la gestione torinese è stata comunque un successo dal punto di vista di numeri: Dalle 100.000 presenze dichiarate e 553 espositori della prima edizione nel 1988, il Salone è cresciuto fino ai 127.596 visitatori e oltre 1.000 espositori dell’ultima edizione, due mesi fa.

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