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Russia-Ucraina: tra Zelensky e Lavrov durissimo scontro all’assemblea dell’Onu con insulti da talk show

Imagoeconomica

La guerra Russia e Ucraina si combatte anche a parole. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è trovato per la prima volta faccia a faccia con chi quella guerra l’ha scatenata. Ovviamente non il leader del Cremlino, Vladimir Putin, ma il suo braccio destro, il ministro degli Esteri Sergej Lavrov. Che a differenza del leader russo non ha sulle spalle un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra, e può dunque girare liberamente. L’incontro si è svolto al Palazzo di Vetro di New York, dove Lavrov e Zelensky hanno entrambi preso parte alla sessione speciale del Consiglio di sicurezza dell’Onu sul conflitto in Ucraina. Il leader ucraino da parte sua ha chiesto riforme e posto condizioni di pace inaccettabili per Mosca, mentre il capo della diplomazia russa ha confermato il profondo disprezzo che il suo governo ha verso l’Occidente e e che la Russia non riconosce più l’ordine internazionale, di cui è stata finora parte col seggio permanente all’Onu, e vuole demolirlo.

Zelensky contro la presenza della Russia nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu

“La maggior parte del mondo riconosce che le azioni della Russia in Ucraina sono criminali e immotivate e mirano a impossessarsi del territorio e delle risorse ucraine”, ha detto Zelensky intervenuto per primo nella sessione speciale. Quindi, dopo aver lamentato l’impotenza dell’Onu nel conflitto, il presidente ucraino ha definito “illegittima” la presenza della Russia all’intero del Consiglio di Sicurezza: “Il potere di veto in mano all’aggressore è quello che ha spinto l’Onu in questa situazione di stallo. In caso di atrocità di massa, il potere di veto dovrebbe essere sospeso e l’Assemblea Generale Onu dovrebbe avere il potere di superarlo”, ha proseguito richiamando ancora una volta la il piano di pace in 10 punti e che per Kiev può indicare la strada per porre fine alla guerra, a cominciare dal ritiro completo delle truppe russe da tutti i territori occupati, compresa la Crimea. “Possa la pace prevalere, possano le nostre istituzioni e le nostra cooperazione diventare più forti”, ha concluso Zelensky, prima di lasciare platealmente l’aula del Consiglio di sicurezza di New York rifiutandosi di ascoltare anche una sola parola pronunciata dal capo della diplomazia del Paese aggressore.

La risposta di Lavrov

La replica di Lavrov non si è fatta attendere. Il ministro degli Esteri di Putin ha ribadito le solite accuse agli Stati Uniti e ai suoi alleati, che “hanno interferito nelle vicende ucraine sin dalla caduta dell’Urss”. Ed “è colpa dell’Occidente se sono aumentati i rischi di un conflitto globale”. Il leader di Kiev, di conseguenza, non sarebbe che “un pupazzo degli Usa”, e sarebbe di fatto costretto a negoziare con Mosca non appena Washington glielo volesse “ordinare”. Quanto allo stallo nel conflitto, il ministro ha rilanciato: “Mosca non rifiuta il negoziato, è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ha firmato un decreto per vietare un dialogo col presidente Putin”.

Anche Antony Blinken, segretario di Stato Usa, ha risposto alle provocazioni di Lavrov sostenendo che Zelensky ha “proposto un piano in 10 punti” per la pace in Ucraina, mentre il capo del Cremlino “non ha presentato nulla”. Blinken ha lanciato “un messaggio chiaro non solo per la Russia: ci difenderemo, non resteremo in attesa in caso di sfide alle nostre regole”, in quello che sembra essere un avvertimento rivolto anche alla Cina.

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