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Roma-Lazio: quattro derby in uno

Non è solo una partita. Secondo alcune vulgate non lo è mai, e di certo non può esserlo domani. La finale di coppa Italia che vede contrapposte Lazio e Roma non può essere solo una partita, in nessun modo: troppa la tensione, troppo alta, quasi vitale, la posta in palio. Non è solo una partita: ne è almeno quattro.

È il modo in cui due squadre deluse (una delusione diversa per forma, ma non per sostanza) possono dare un senso ultimo a una stagione altrimenti, come troppe altre, gettata al vento. Un modo per incidere un’annata nella storia, iscrivendo il proprio nome in un albo minore, ma non per questo meno eterno.

Il derby di domani è la partita attraverso cui passa ogni speranza di gloria di Roma e Lazio, in una stagione che a visto le squadre della Capitale ergersi al ruolo di periferia del calcio nostrano, l’unica possibilità di sollevare un trofeo che manca da troppi anni.

È la partita (che non è mai solo una partita) attraverso cui passa la partecipazione di una delle due squadre a una competizione europea: chi vince va in Europa League, con tutto ciò che ne consegue a livello economico, chi perde passerà i propri giovedì sul divano, a masticare popcorn e rimpianti.

È la partita che può rappresentare il passo d’avvio di una nuova stagione piena d’allori. La vincente della coppa Italia affronterà la Juventus campione d’Italia il prossimo agosto, nella supercoppa italiana. Un trofeo minore, sicuramente, ma che può dare l’abbrivio decisivo al futuro di Roma e Lazio, conferendo al progetto di una delle due romane una dignità diversa.

È la finale attraverso cui passa il dominio cittadino. Non un trofeo, certo, ma un concetto inferiore, legato all’animalità e al campanile. Non per questo è un concetto meno importante: la supremazia cittadina è una necessità atavica, quasi carnale, delle due parti in gioco. Una supremazia che al momento appare incerta (la Lazio ha vinto un derby a zero, ma è finita dietro in campionato), e che aspetta solo che una vittoria in finale di coppa Italia indirizzi in una direzione chiara l’ago di questa astrusa bilancia.

E quindi Totti contro Hernanes, Klose contro Osvaldo, Petkovic contro Andrazzoli, nel giorno delle elezioni per il sindaco, e poi tutti gli altri. Sperando che sia solo una partita di pallone.

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