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Rio 2016: per Cancellara un secondo oro da leggenda

Anche Spartacus, sul gradino più alto del podio del podio, dopo la grande gioia si è messo a piangere come un ragazzino, tra gli applausi dei suoi stessi rivali. Straordinario Cancellara: la cronometro di Rio regala al mondo l’immagine di un assoluto fuoriclasse e la sua emozione capace di entusiasmare trapassando bandiere e confini geograficil.

Un pianto di un campione che entra di diritto tra le immagini cult di questa Olimpiade come la delusione della Pellegrini e l’entusiasmo esplosivo di Phelps nel nuoto dopo la vittoria nei 100 metri delfino. Un Fabian Cancellara così non lo si era visto nemmeno dopo le sue straordinarie imprese alla Roubaix o al Fiandre. Una gioia irrefrenabile, il ritratto di chi tocca il paradiso con la mano quando, arrivato Froome ultimo corridore che lo poteva sopravanzare, ha avuto la certezza di aver conquistato un altro oro nella cronometro olimpico a otto anni di distanza dal trionfo di Pechino.

Era la gara che Spartacus sognava di vincere, ultimo prestigioso acuto prima di chiudere una carriera che lo colloca tra i grandi del ciclismo di tutti i tempi, ma la stagione dell’addio stava scivolando via tra delusioni e incidenti dopo un inizio scintillante con il primo posto alla Strade bianche nel Chianti. Anche le recenti cronometro, quelle al Giro e al Tour, non avevano dato responsi confortanti. Tom Dumoulin sembrava imbattibile. Poi c’era Chris Froome, che aveva pure lui messo nel mirino la crono olimpica dopo il bronzo di Londra.

A Rio incrociavano anche altri clienti scomodi come Tony Martin, pluriridato nella specialità, e Rohan Dennis, ex primatista dell’ora. I bookmakers non l’avevano dimenticato alla vigilia ma non davano Cancellara tra i maggiori favoriti. Anche il percorso vallonato con uno strappo tosto da ripetere due volte  non era l’ideale per il campione svizzero.

Ma in gara Cancellara ha subito fatto capire che era la sua giornata, dosando da par suo gli sforzi su un tracciato insidioso, per giunta dalla discesa viscida per la pioggia caduta: al primo intertempo è già primo con 14” sul britannico Dennis ma al 20esimo km  dei complessivi 54,6 km del tracciato, dove è posto il secondo rilevamento,  lo svizzero mostra una flessione che lo fa retrocedere al quarto posto preceduto anche da Dumoulin e Froome.

Quando tutti lo davano per spacciato, ecco che Spartacus sorprende tutti riprendendo  in mano il bandolo della corsa con una seconda parte della gara alla grande: per gli altri non c’è scampo, devono cedere alla superiorità dello svizzero che chiude il percorso in 1h12’15” conquistando un oro che sa di leggenda. Dumoulin, che si è battuto come  un leone malgrado l’acciacco al polso, è secondo a 47”.

Anche Froome non va oltre al terzo posto a 1’02” dallo scatenato elvetico: per il padrone del Tour un altro bronzo dopo quello londinese alle spalle di Bradley Wiggins e Tony Martin. Un bronzo che forse non avrebbe nemmeno conquistato se Rohan Dennis solo quinto non fosse stato costretto a un cambio di bicicletta nel secondo giro del circuito. Un incidente che l’ha estromesso da un probabile podio, superato anche dallo spagnolo Castroviejo. Deludente il tedesco Martin, argento a Londra, che a Rio è finito solo 12esimo a oltre 3 minuti dalla Locomotiva di Berna. Ventisettesimo a circa 7 minuti è arrivato Damiano Caruso, l’unico italiano in gara, dopo il doloroso forfait di Nibali.

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