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REPORT NATIXIS – Il 2015 sarà l’anno delle azioni

Gli investitori istituzionali a livello internazionale affermano che avranno difficoltà a raggiungere le loro necessità di lungo periodo. La ricerca di Natixis Global Asset Management ha rilevato che gli istituzionali devono affrontare spesso pressioni relative alle performance di breve termine e, conseguentemente, si stanno muovendo in maniera cauta riducendo i rischi in portafoglio per il prossimo anno.

Il Centro di Ricerca Durable Portfolio Construction di Natixis ha intervistato tra ottobre e novembre di quest’anno 642 investitori istituzionali, tra i quali fondi pensione pubblici e privati, fondi sovrani e compagnie assicurative di 27 paesi diversi. I partecipanti alla ricerca gestiscono complessivamente 31.000 miliardi di dollari. Tra questi, gli intervistati in Italia sono stati 43 per un totale di asset in gestione di 2mila miliardi di dollari.

1. In bilico tra bisogni immediati e futuri

L’80% degli investitori a livello globale afferma che nell’attuale scenario è complicato generare rendimenti stabili e il 68% si aspetta di avere delle difficoltà nel gestire le uscite future a causa della crescente longevità della popolazione. In maniera simile, in Italia è il 66% ad attendersiquesta difficoltà.

Una soluzione sulla quale gli istituzionali italiani stanno puntando è l’uso crescente di asset class non correlate. Il 75% degli investitori intervistati in Italia, leggermente sopra il 71% registrato a livello globale, dichiara che gli investimenti alternativi sono uno strumento necessario per gestire le uscite e il rischio longevità.

“Gli investitori istituzionali si trovano in una situazione delicata dal momento che i portafogli che gestiscono oggi saranno poi una fonte importante di reddito per una popolazione mondiale in fasedi invecchiamento”, afferma John Hailer, Presidente e chief executive officer di Natixis GlobalAsset Management-Americas and Asia. “Gli istituzionali vedono, inoltre, difficile ottenererendimenti sufficienti nell’attuale scenario di mercato. Per questo sono alla ricerca di asset che abbiano un migliore profilo di rischio e rendano il portafoglio più durevole”.

Gli istituzionali sottolineano inoltre il ruolo che i consulenti finanziari possono avere per gli investitori privati. Il 91% degli istituzionali italiani affermano che gli investitori dovrebbero cercareil supporto professionale di un consulente finanziario qualificato, mentre l’84% riconosce che prendere decisioni di investimento sull’onda emotiva può portare a rendimenti più bassi su un orizzonte di lungo periodo.

2. Preoccupati dalle tensioni geopolitiche e dall’aumento dei tassi di interesse

Secondo gli intervistati le quattro potenziali minacce alla performance degli investimenti nel prossimo anno sono rappresentate dagli eventi geopolitici (per il 17% degli investitori a livello globale), dai problemi economici dell’Europa (13%), dalla crescita più lenta della Cina (12%) e dall’aumento dei tassi di interesse (11%).
 Europa e dell’andamento al rialzo dei tassi di interesse. Più di un quinto (23%) considera i problemi economici in Europa come il maggiore rischio per il 2015, seguito dall’aumento dei tassi di interesse (16%) e dalla crescente correlazione tra i mercati finanziari (12%).

Sempre in tema di rischi, la maggioranza degli investitori italiani (84%) è preoccupata se potrà ottenere ritorni, dei rischi che non possono essere coperti (80%) e dello scenario attuale di bassirendimenti (72%).

Per gestire tali rischi, gli investitori istituzionali italiani utilizzano principalmente strategie di riskbudgeting (46%) e un peso maggiore verso asset non correlati (41%). Oltre la metà (53%),infatti, ritiene che gli obiettivi di rendimento debbano essere indipendenti dalle performance deimercati.

“Gli investitori istituzionali rappresentano una fonte importante per le finanze di lungo termine e i fondi pensione in particolare devono ottenere sufficienti ritorni per far fronte alle necessità attuali e future, specialmente nel momento in cui i beneficiari vivono più a lungo – afferma Antonio Bottillo, Amministratore Delegato per l’Italia di Natixis Global Asset Management –. Questi dati confermano come, anche in Italia, gli istituzionali siano sempre più alla ricerca di nuove tecniche di investimento capaci di assistere e aiutare i clienti a raggiungere obiettivi di lungo termine”.

3. Preferenza per le azioni, ma ancora molto prudenti

Guardando al 2015, gli investitori istituzionali sono consapevoli del trend al rialzo dei tassi diinteresse e prediligono le azioni. Secondo la ricerca, gli investitori a livello globale prevedono dimodificare i loro portafogli obbligazionari e la loro asset allocation nel momento in cui i tassisaliranno. Gli istituzionali in Italia sono quelli che maggiormente intendono posizionarsi su obbligazioni con duration più corta (60%) o dichiarano di ridurre la loro esposizione al redditofisso (58%).

Il 43% degli investitori intervistati a livello globale prevede che l’azionario sarà l’asset class migliore nel 2015, con le azioni degli Stati Uniti al di sopra di quelle di tutte le altre aree geografiche. Un altro 28% vede gli asset alternativi come i top performer, con il private equity alprimo posto in questa categoria.

In linea con i dati globali, gli istituzionali italiani vedono il private equity (19%), l’azionario globale (16%) e l’azionario dei mercati emergenti (16%) come le asset class con le migliori performance nei prossimi 12 mesi.

“Anche se percepiscono le azioni come l’investimento migliore per il prossimo anno, gli investitori istituzionali continuano a essere prudenti” afferma Hailer. “Gli istituzionali hanno affermato di essere più propensi ad aumentare il peso di investimenti orientati alla generazione di rendimento,come le azioni che pagano dividendi o gli investimenti value piuttosto che verso asset class più rischiose. Essi vogliono evitare di essere travolti da un’ondata improvvisa sui mercati”.

4. Verso investimenti più responsabili

Oltre la metà (55%) degli investitori a livello globale sono d’accordo sul fatto che gli investimenti tradizionali siano troppo correlati per poter offrire delle fonti di rendimento distintive. Nel momento in cui i mercati diventano più efficienti, essi vanno quindi alla ricerca di nuove fonti di performance. La ricerca evidenzia come molti si siano allontanati da un’asset allocation di tipo tradizionale per muoversi verso un uso maggiore di asset class alternative.

“La maggioranza (70%) degli investitori istituzionali italiani – conferma Bottillo – riconosce l’importanza di andare oltre le strategie tradizionali e di inserire nei propri portafogli asset class alternative o non correlate”.

Ma una nuova fonte di performance può essere rappresentata anche dagli investimenti sociali e responsabili. Molti investitori affermano che gli investimenti cosiddetti ESG possono essere sia una fonte di rendimento, sia una modalità per ridurre il rischio in portafoglio. Un approccio ESG prendein considerazione fattori non finanziari legati all’ambiente, alla corporate governance, all’ambito sociale in modo da favorire la sostenibilità di lungo periodo e l’impatto etico di un investimento.

Più della metà degli istituzionali italiani (54%) – in linea con i dati globali – è d’accordo sul fattoche i fattori Esg hanno un ruolo importante nel processo di selezione dei manager. La stessa percentuale di investitori sostiene, inoltre, che gli investimenti sociali e responsabili hanno benefici sulla generazione di alpha e sulla crescita di lungo periodo. Circa la metà degli italiani ritiene chegli investimenti ESG possano mitigare i rischi di perdite derivanti da cause legali, problematiche sociali e disastri ambientali.

“I dati della ricerca dimostrano come gli investitori istituzionali italiani siano alla ricerca di strumenti migliori che possano combinare crescita di lungo termine e protezione dagli shock dimercato” conclude Antonio Bottillo. “Per cercare di rispondere a queste esigenze, crediamo che un approccio orientato al rischio, unito all’uso di strategie flessibili, non correlate e alternative possa essere in grado di navigare attraverso differenti scenari di mercato e di soddisfare le necessità future”.

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