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Renzi: “Tra Meloni e Berlusconi è tutta una manfrina: finiranno per mettersi d’accordo”. Sennò che succede? Tre ipotesi

Imagoeconomica

“Tra Meloni e Berlusconi è tutta una manfrina, che finirà a tarallucci e vino. Berlusconi definisce Giorgia Meloni supponente, prepotente ed arrogante: se fosse coerente, dovrebbe impedire la nascita del Governo” ma non accadrà perchè “è troppo forte il richiamo del potere”. Chi parla, in un’intervista alla Stampa e poi a Sky, è il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che aggiunge: “Vedremo che faranno, ma se salteranno noi saremo pronti” ma “non voteremo mai un governo guidato dalla Meloni”, se invece “ci sarà un governo Draghi noi, Calenda ed io, voteremo a favore del governo Draghi“.

Ma è davvero ricomponibile lo strappo tra Berlusconi e Meloni? Chissà. Di sicuro sarà un week end di lavoro per Gianni Letta e per Antonio Tajani, i due più autorevoli e più governisti esponenti di Forza Italia. Cercheranno in tutti i modi di convincere Berlusconi a smussare gli angoli, sperando che la Meloni apprezzi. Nelle prossime ore capiremo meglio ma ad oggi gli scenari sono sostanzialmente tre.

Tre ipotesi: Berlusconi a Canossa e nascita del Governo Meloni 70%; Forza Italia si spacca 20%; Governo tecnico 10%

L’ipotesi più probabile è che Berlusconi vada a Canossa oppure, come fa sempre lui per smentire anche ciò che smentibile non è, dica che si tratta solo di un grande equivoco e che non c’è nessuno strappo con la Meloni: in questo caso le tensioni rientrerebbero e il Governo Meloni avrebbe la strada spianata alla fine delle consultazioni che cominceranno in settimana al Quirinale. Questa ipotesi ha almeno il 70% di probabilità di realizzarsi.

La seconda ipotesi è che, per puntiglio e malgrado il diverso avviso della sua famiglia, Berlusconi si intestardisca nel No alla Meloni ma in questo caso Fratelli d’Italia e la Lega non avrebbero la maggioranza nè alla Camera nè al Senato. A questo punto, prima di dare per persa una battaglia di governo che sembrava già vinta dopo il risultato inequivocabile delle elezioni del 25 settembre, è probabile che la Meloni e Salvini facciano leva sull’ala governista di Forza Italia, guidata da Antonio Tajani, perchè voti la fiducia al nascente Esecutivo, anche a costo di un clamoroso divorzio da Berlusconi, che infatti teme di vedersi sfuggire di mano il partito che ha fondato trent’anni fa e nel quale è sempre stato il dominus incontrastato. Questa seconda ipotesi è accreditata del 20% di probabilità.

La terza ipotesi, in qualche modo adombrata anche da Renzi, è che, di fronte all’impossibilità del centrodestra di formare un governo che raccolga la maggioranza sia alla Camera che al Senato, il Presidente della Repubblica chiami di nuovo Mario Draghi (o un’altra personalità di alto profilo istituzionale) a formare un governo dal profilo prevalentemente tecnico che eviti all’Italia un vuoto di potere in un momento molto difficile sia per la guerra Russia-Ucraina sempre in atto che per l’emergenza economica ed energetica: probabilità 10%

No a nuove elezioni ma maggioranze ballerine

Sia come sia e in attesa degli sviluppi politici delle prossime ore, due sono fin da ora le certezze: la prima è che, malgrado gli accenni della Meloni alla possibilità di tornare a votare per spaventare Berlusconi e Forza Italia, è del tutto improbabile che un Presidente sempre molto attento alla stabilità istituzionale del Paese come Sergio Mattarella si rassegni a indire nuove elezioni poche settimane dopo il voto del 25 settembre. Che figura farebbe l’Italia agli occhi del mondo?

La seconda certezza è che, in ogni caso, anche la nuova legislatura sembra destinata ad avere maggioranze di governo ballerine perchè il centrodestra tutto è tranne che coeso e, dopo le elezioni europee del 2024, questo potrebbe aprire nuovi scenari fino a pochi giorni fa impensabili.

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