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Renzi ritira Iv dal Governo: è crisi con 3 ipotesi in campo

“La responsabilità è risolvere i problemi e non nasconderli malgrado la crisi fosse aperta da mesi”: ecco perché Matteo Renzi annuncia le dimissioni dal Governo di Italia Viva nelle persone delle ministre Bellanova e Bonetti e del sottosegretario Scalfarotto ma non chiude tutte le porte alle ipotesi di un Patto di legislatura con le forze della maggioranza uscente. Con una pregiudiziale però: niente ribaltoni e niente accordi con la destra.

Tre le ragioni che hanno portato, come era ampiamente prevedibile, all’uscita di Italia Viva dal Governo malgrado il tentativo dell’ultima ora del premier Giuseppe Conte di rinnegare, dopo un passaggio al Quirinale, l’ultimatum lanciato ieri a Renzi e la sua proposta di rilanciare l’attuale maggioranza con un Patto di legislatura. Le ha spiegate Renzi nella conferenza stampa che ha tenuto alla Camera per annunciare le dimissioni dal Governo: la prima è una questione di metodo (“Non abbiamo dato pieni poteri a Salvini e non li daremo a Conte”), la seconda è una questione di merito e riguarda tutti i problemi lasciati irrisolti dal Governo Conte 2 – dal lavoro alla scuola, dalle infrastrutture alla sanità e ai servizi segreti – e la terza riguarda il Recovery Plan, che è stato migliorato ma non abbastanza soprattutto perché non contiene alcun riferimento alla necessità di utilizzare il Mes per fronteggiare la drammatica emergenza sanitaria e pandemica. Non a caso l’Europa ha fatto filtrare la sua preoccupazione per il modo in cui l’Italia si appresta a spendere la montagna di miliardi che le arriverà da Bruxelles.

“Ci vuole coraggio a dimettersi ma per noi – ha aggiunto Renzi – fare politica non è inseguire i followers ma risolvere i problemi nel rispetto delle regole democratiche”. Il leader ha anche sottolineato che, per senso di responsabilità, Iv è “pronta a dare una mano alla maggioranza” e a votare le norme anti-Covid, lo scostamento di bilancio e i Ristori e anche a discutere di un Patto di legislatura ma in Parlamento. Quasi un appoggio esterno alla maggioranza.

Che succederà ora? È evidente che la crisi è aperta di fatto e, siccome Conte ha escluso di voler far ricorso agli Scilipoti di turno e a mettere insieme maggioranze raccogliticce al Senato, ci si attende che il premier torni dal Presidente della Repubblica per dimettersi formalmente o che si presenti in Parlamento.

Che cosa potrà succedere dopo? O la formazione di un Governo Conte ter o la nascita di un nuovo Governo ma con un premier diverso da Conte o l’arrivo di un Governo istituzionale. Del tutto improbabile il ricorso alle elezioni anticipate, ma nelle prossime ore si capirà meglio il corso che prenderà la crisi. Renzi, pur non apprezzandolo molto, non ha posto una pregiudiziale sul reincarico a Conte ma ha aggiunto, significativamente, che per Palazzo Chigi “esistono anche altri nomi”. Molto dipenderà dal Pd, che per ora – come anche i Cinque Stelle – ha stigmatizzato lo strappo di Renzi: sarà il partito di Zingaretti a dover decidere se continuare a sostenere Conte o cambiare cavallo. L’importante – ha ammonito il Capo dello Stato, Sergio Mattarella – è che si faccia presto e che la crisi si risolva in tempi brevi.

E Conte? Il premier è furioso: la sua retromarcia dopo la visita al Quirinale non è bastata a far cambiare idea a Renzi ma Conte non ha ancora deciso le prossime mosse, anche se Mattarella – oltre al Pd – gli ha fatto capire di non gradire campagne acquisti in Parlamento e la nascita di maggioranze traballanti. “Italia Viva si è assunta la responsabilità di aprire una crisi in piena pandemia, arrecando un grave danno al Paese” ha tuonato Conte che per ora sembra voler congelare la crisi ma che ai suoi fedelissimi h confidato di non voler più trattare con Renzi. Si vedrà.

Ma era proprio inevitabile aprire una crisi di governo in piena pandemia? “Proprio perché il Paese vive in una situazione drammatica – ha replicato Renzi – non si può accettare un Governo immobile che rinvia i problemi anziché risolverli”.

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Categories: Politica