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Referendum, Moody’s: “Se vince il NO, problemi per Mps e banche”

Il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre potrebbe essere determinante per le sorti delle banche italiane, Monte dei Paschi di Siena in primis. Mentre numerosi politologi cercano di prevedere quali saranno gli scenari politici post-consultazione in caso di vittoria del Sì o del No, gli analisti finanziari preannunciano quali potrebbero essere le possibili ripercussioni economiche dell’appuntamento elettorale più importante dell’anno.

L’ultima previsione in ordine di tempo è arrivata da parte degli esperti di Moody’s che, nel corso di un incontro con la stampa tenutosi a Milano, hanno analizzato le conseguenze che potrebbero abbattersi sul settore bancario italiano, attualmente alle prese con il problema dei Non performing loans, nel caso in cui la riforma costituzionale non dovesse passare.

‘Un no al referendum aumenterebbe il rischio politico. E’ un evento che comporta un rischio per la fiducia degli investitori che renderebbe gli aumenti di capitale più difficili per le quattro banche più deboli”. Queste le parole pronunciate da Edoardo Calandro, assistant vice-president e analista bancario di Moody’s.

Quali sono i quattro istituti di credito cui si riferisce l’analista? Monte dei Paschi, Banca Carige, Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.

“Ovviamente – ha continuato Calandro – un mercato più volatile che reagisce a un voto referendario può creare problemi ulteriori per piano per questo rating sotto revisione con direzione incerta’”

In generale, comunque, una vittoria del no al referendum di dicembre e una conseguente minore fiducia negli asset italiani “potrebbero rallentare il processo di pulizia dei bilanci dallo stock di Npl” e di un rafforzamento patrimoniale, che però è “più urgente per le banche più deboli”, mentre le altre hanno più tempo a disposizione.

Parlando in particolare della banca senese, l’assistant vice-presidente di Moody’s ha rivelato che il piano dell’istituto è “challenging”. “Comunque – ha concluso Calandro – non c’è nessun automatismo” sulle decisioni del rating derivante dal referendum. Il risultato della consultazione “è un ulteriore punto di analisi all’interno di una situazione più complessa”.

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