X

Referendum in Crimea: chi vince e chi perde in Borsa

Fumata nera tra il segretario di Stato americano John Kerry e il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov. I due fronti non sono riusciti a trovare un accordo per uscire dalla crisi ucraina e domenica la Crimea voterà al referendum per il suo ingresso in Russia. Lavrov ha detto che “non è nei piani di Mosca invadere l’Ucraina dell’est” ma che la Russia è “pronta ad appoggiare la decisione del popolo della Crimea”. Kerry ha preannunciato sanzioni contro Mosca se si terrà un referendum “illegittimo” che la comunità internazionale non riconoscerà. Lunedì a Bruxelles i ministri degli Esteri dell’Unione europea sono pronti a varare un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia per la crisi ucraina. Su questo crescendo di tensioni le Borse Europee hanno ieri chiuso in territorio negativo: Milano -1,19%, Parigi -0,8%, Londra -0,4%. La Borsa russa è crollata a metà seduta del 5% per poi chiudere a -0,89%. Il mercato russo è destinato a rimanere sotto pressione anche perché il 70% circa degli asset è posseduto da stranieri.

La reazione della Borsa, dall’inizio della crisi, è stata però nel complesso moderata, senza reazioni da apocalissi. Una settimana fa l’indice S&P500 è riuscito persino a segnare un nuovo record storico. Il petrolio Wti ha chiuso ieri in rialzo dello 0,81% ma si mantiene sotto i 100 dollari al barile dopo una fiammata  a 105 dollari alla vigilia delle tensioni. L’escalation delle tensioni in vista del referendum ha però fatto scattare i realizzi in attesa di capire cosa accadrà domenica e nei giorni successivi. E così anche Wall Street, che aveva dato maggiori segnali di tenuta, venerdì non è riuscita a chiudere in territorio positivo, anche se con cali modesti: il Dow Jones ha ceduto lo 0,27% e il Nasdaq lo 0,35%. Complici i deludenti dati della Cina, i maggiori indici di Wall Street hanno però archiviato la peggiore settimana da fine gennaio.

E gli operatori si attendono ancora scossoni la prossima settimana. In questa situazione di forte instabilità, sotto osservazione rimangono i titoli delle auto Bmw e Volkswagen ma anche quelli delle compagnia aeree e degli aeroporti, come la spagnola Abertis e le italiane Atlantia e Wdf. Così come il comparto dei beni di consumo legati ai viaggi come Ferragamo e Lvmh. Mentre potrebbero risultare favoriti i nomi dell’energia come Enel e Total che da inizio anno hanno già segnato un recupero sui listini. E soprattutto gruppi del gas come Gdf Suez ed Eni, che potrebbero sperimentare a causa della crisi un aumento della  domanda e dei prezzi.

Related Post
Categories: News