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Referendum 8-9 giugno: orari, quesiti, quorum e posizioni dei partiti. La guida completa in 7 punti

Imagoeconomica

Domenica 8 e lunedì 9 giugno si vota per i referendum popolari abrogativi. Sono cinque i quesiti a cui i cittadini saranno chiamati a rispondere con una risposta secca, vale a dire Sì o No. Quattro, proposti dalla Cgil, sul lavoro, uno, proposto da +Europa, sulla cittadinanza. Perché i referendum siano validi è necessario che si raggiunga il quorum: dovranno andare alle urne metà degli aventi diritto al voto più uno (50% più 1).

Referendum 8-9 giugno: gli orari e chi può votare

In tutta Italia i seggi saranno aperti domenica 8 giugno dalle 7 alle 23 e lunedì 9 giugno dalle 7 alle 15. Insieme ai referendum abrogativi, in diversi Comuni tra i quali Matera e Taranto, Cernusco sul Naviglio, Saronno, Lamezia Terme e Massafra e Bisegna (L’Aquila) si svolgeranno anche i ballottaggi delle elezioni comunali. 

Potranno votare per i referendum i cittadini maggiorenni iscritti alle liste elettorali. Per farlo, oltre alla tessera elettorale, sarà necessario portare al seggio anche un documento d’identità. C’è anche una novità: in via sperimentale i fuorisede che si trovano lontani dal loro comune di residenza per lavoro, studio o cura e che hanno fatto richiesta entro i tempi previsti, avranno la possibilità di votare presso il comune di domicilio.

Referendum 8-9 giugno: come si vota?

Si tratta di referendum abrogativi, il che significa che i cittadini dovranno decidere se cancellare una legge o una determinata norma contenuta all’interno di una legge. Chi andrà a votare riceverà cinque schede elettorali, una per ogni quesito, di colore diverso: verde, arancione, grigia, rosa e gialla. 

Ogni scheda elettorale riguarderà un tema diverso e gli elettori dovranno scegliere se abrogare oppure no la norma in questione. I favorevoli all’eliminazione dovranno apporre una X sul Sì, i contrari sul No. 

Cosa succede se non si ritirano le schede?

C’è anche una terza strada, che sarà quella che intraprenderà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, come annunciato da lei stessa: andare al seggio, ma non ritirare le schede (o alcune di esse). Chi sceglierà di farlo, de facto, non sarà considerato come votante e non concorrerà al raggiungimento del quorum. Tradotto in parole povere: è come se non si andasse a votare.

Referendum 8-9 giugno: il quorum

Perché i referendum abrogativi siano validi è necessario raggiungere il quorum pari al 50% più 1 degli aventi diritto al voto. Tradotto: dovranno andare a votare circa 25 milioni di persone. Il quorum è decisivo perché anche in caso di vittoria del Sì, se l’affluenza sarà inferiore alla metà degli aventi diritto, il referendum non sarà considerato valido.

Secondo gli ultimi sondaggi è molto difficile che il quorum venga raggiunto. Tutte le rilevazioni stimano infatti un affluenza sotto il 40%. Per Demopolis, per esempio, andrà a votare solo il 30% degli italiani, mentre il 56% non andrà (14% indecisi). Ipsos parla di un’affluenza tra il il 32% e il 38%, mentre per Swg sarà tra il 32 e il 36%. Se le previsioni saranno confermate, a prescindere dal risultato, le norme non saranno abrogate. È anche possibile (ma difficile) che il quorum venga raggiunto su uno o due quesiti e su altri no: come detto in precedenza, i cittadini possono decidere di andare alle urne e ritirare solo alcune schede e altre no. In questo caso parteciperanno al quorum per le schede ritirate, mentre non saranno conteggiati per le altre. 

Referendum 8-9 giugno: i cinque quesiti

Come detto, quattro dei cinque quesiti riguarderanno il lavoro e sono stati promossi dalla Cgil. Due di essi, in particolare, sono relativi a norme contenute nel Jobs Act, la riforma sul lavoro approvata nel 2015 dal Governo Renzi e poi modificata in diverse occasioni. L’ultimo quesito, promosso da Riccardo Magi di +Europa e poi sostenuto da diverse associazioni (in totale sono state raccolte 637mila firme) è invece relativo alla riduzione dei tempi necessari per richiedere la cittadinanza italiana da parte delle persone straniere.  

Quesito 1 (scheda verde): licenziamenti illegittimi

Il primo quesito, contenuto nella scheda di colore verde, riguarda le regole sui licenziamenti previste dal Jobs Act nell’ambito dei contratti di lavoro a tutele crescenti che si applicano a chi è stato assunto a tempo indeterminato dopo il 7 marzo 2015 in un’azienda con più di 15 dipendenti. Secondo le norme oggi in vigore, un lavoratore che subisce un licenziamento illegittimo non ha diritto al reintegro (come accadeva in precedenza), ma a un indennizzo economico che va da 6 a 36 mensilità. Il quesito propone di cancellare questa norma e di tornare all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, così come modificato nel 2012. Se vince il Sì nei casi di licenziamenti manifestamente illegittimi il lavoratore, secondo il parere dei proponenti, dovrebbe avere nuovamente diritto al reintegro, mentre in tutti gli altri casi di licenziamento illegittimo potrà avere un risarcimento che va da 12 a 24 mensilità. Se vince il No, tutto rimane com’è. 

Quesito 2 (scheda arancione): licenziamenti e indennità nelle piccole imprese

Il secondo quesito, contenuto nella scheda arancione, riguarda le piccole imprese e propone di eliminare il tetto massimo all’indennità che spetta ai lavoratori in caso di licenziamento illegittimo da parte di un’impresa con meno di 16 dipendenti. Oggi il tetto massimo è pari a 6 mesi. Se vince il Sì questo limite sarà eliminato e sarà il giudice a decidere l’ammontare del risarcimento. Se vince il No i limiti sull’indennità rimangono come sono.

Quesito 3 (scheda grigia): causali e contratti a termine

Il terzo quesito, riportato sulla scheda grigia riguarda i contratti a termine. La legislazione vigente prevede che un datore di lavoro che assume un lavoratore o una lavoratrice con un contratto a tempo determinato di 12 mesi non debba giustificare il motivo per cui ha scelto un contratto a tempo determinato al posto dell’indeterminato. Si tratta della cosiddetta causale che invece deve essere specificata se il contratto a termine viene prolungato oltre il primo anno. In caso di vittoria del Sì la causale verrebbe reintrodotta anche per i contratti a termine di durata inferiore ai dodici mesi. Spetterà poi al giudice, in caso di contenzioso, stabilire se la motivazione è valida.

Quesito 4 (scheda rosa): appalti e sicurezza sul lavoro

Il quarto quesito riportato sulla scheda rosa riguarda gli appalti e la sicurezza sul lavoro, in particolare la responsabilità negli appalti, tra imprese committenti e appaltatrici. Con le norme attuali, in caso di un infortunio di un lavoratore e di un lavoratrice la responsabilità non può essere estesa all’impresa appaltante. Il quesito vuole estendere la responsabilità all’imprenditore committente che diventerebbe così corresponsabile in solido per gli incidenti.

Quesito 5 (scheda gialla): cittadinanza italiana

Il quinto e ultimo referendum abrogativo, contenuto nella scheda gialla, chiede di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia necessari per ottenere la cittadinanza italiana da parte delle persone straniere. Se vince il Sì i tempi verranno dimezzati, se vince il No tutto rimane com’è.

Chi vota Sì, chi vota No e chi si astiene: le posizioni dei partiti

La linea ufficiale del Partito Democratico, seppur con diverse divisioni interne, è quella di votare sì a tutti e cinque i quesiti. Farà lo stesso Alleanza Verdi-Sinistra. Il Movimento 5 Stelle voterà Sì ai quattro referendum sul lavoro, mentre lascia libertà di voto sulla cittadinanza. Il leader Giuseppe Conte ha però annunciato che da parte sua ci saranno 5 Sì. 

E ancora: +Europa voterà Sì su cittadinanza e appalti, No sugli altri tre quesiti. Italia Viva di Matteo Renzi, come ovvio che sia dato che è stato lui a varare il Jobs Act quando era al governo, voterà No al primo, al secondo e al terzo quesito, libertà di voto sul quarto, sì sul quinto. Azione di Carlo Calenda voterà No nei referendum sul lavoro e Sì in quello sulla cittadinanza.

Nel centrodestra invece, tutti e tre i principali partiti – Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega – si sono detti contrari ai referendum e in molti casi hanno invitato gli elettori a non votare. Noi Moderati ha annunciato cinque No.

QuesitiLicenziamenti illegittimiIndennità e licenziamenti PmiContratti a termineSicurezza sul LavoroCittadinanza italiana
Fratelli d’ItaliaAstensioneAstensioneAstensioneAstensioneAstensione
Forza ItaliaAstensioneAstensioneAstensioneAstensioneAstensione
LegaAstensioneAstensioneAstensioneAstensioneAstensione
Noi ModeratiNoNoNoNoNo
Partito DemocraticoSiSiSiSiSi
Alleanza Verdi-SinistraSiSiSiSiSi
M5sSiSiSiSiLibertà di voto
AzioneNoNoNoNo
Italia VivaNoNoNoLibertà di voto
+ EuropaNoNoNo

Tabella FIRSTonline

Quando arriveranno i risultati dei referendum dell’8 e 9 giugno

Alle 12 e alle 19 di domenica 8 giugno arriveranno i dati (parziali) sull’affluenza. L’affluenza definitiva sarà comunicata alle 15 di lunedì 9 giugno. Poiché i referendum dipendono proprio dall’affluenza, a prescindere dai risultati, sarà in quel momento che sapremo se sono validi oppure no. 

In caso di raggiungimento del quorum, bisognerà aspettare lo spoglio dei singoli quesiti per capire se e quali leggi saranno abrogate e quali resteranno in vigore.

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