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Recessione: la svolta del Governo non basta a evitarla

Imagoeconomica

La svolta della politica economica italiana non basta per contrastare i rischi di recessione. È quanto sostiene il centro studi Ref Ricerche nel suo ultimo rapporto di previsione congiunturale.

“La crescita difatti si è arrestata a partire dal secondo trimestre del 2018 e, per quello che possiamo cogliere dai dati disponibili sino al terzo trimestre del 2019, poco è cambiato – scrive il centro di ricerche – La frenata ha interessato trasversalmente le principali componenti della domanda e tutti i settori, anche se con maggiore intensità l’industria, al pari di quanto osservato negli altri paesi europei”.

Per quanto riguarda le politiche a sostegno della domanda come quota 100, il reddito di cittadinanza e la cosiddetta “flat tax” sugli autonomi, “non sembrano avere modificato il mood degli operatori – continua Ref Ricerche – e potrebbero sortire effetti limitati sulla domanda interna, anche perché l’effetto espansivo degli annunci di maggiore spesa pubblica è stato sinora contrastato dall’aumento dello spread e dal conseguente peggioramento delle condizioni finanziarie. Evidenze sfavorevoli al proposito si colgono dalla capacità di accesso al credito dichiarata dalle imprese”.

Secondo il centro studi, “l’inversione di rotta della politica di bilancio è importante. L’alternativa era quella di ritrovarsi invischiati in una procedura per debito eccessivo con buona probabilità accompagnata da una riduzione dei rating da parte delle agenzie. Non certo un toccasana per un paese in recessione”.

Sul piano politico, “non sono poche le conseguenze sul piano politico di un mutamento così radicale nella strategia del Governo, anche alla luce del fatto che finora le politiche seguite hanno avuto un rendimento molto alto in termini di consenso – conclude Ref Ricerche – D’altra parte, la prolungata fase di stagnazione dell’economia difficilmente sarà superata in tempi brevi. Con il passare dei mesi l’urgenza di contrastare la crisi diventerà prioritaria, e una nuova fase di tensioni finanziarie non farebbe altro che peggiorare le prospettive”.

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Categories: Economia e Imprese