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Rcs prende il volo. La Borsa sogna l’Opa ma Benetton fa sapere: noi non vendiamo

Dopo una partenza incerta, i riflettori sono tornati ad attendersi su Rcs Media Group, sospesa per eccesso di rialzo poco sotto quota 0,9 euro con un rialzo del 12,65 per cento. Tutt’altro che sorprendente, visto che venerdì scorso, a Borsa chiusa, il re degli ospedali lombardi Giuseppe Rotelli ha comprato la quota di Toto, il 5,24% a, a 1,4 euro. Ma soprattutto perché Piazza Affari ormai annusa venti di guerra tra gli ex “alleati”.

Di qui la pressione della speculazione su un titolo che, per la verità, dispone di un flottante ridotto al lumicino; il patto di sindacato controlla il 58,3%, cui va aggiunto il 5,5% di Diego Della Valle (che non intende vendere) e il 16,55% di Rotelli. Più il 5,1% di Benetton, oggetto di desiderio dei duellanti.

Ma la quota di Rcs in capo a Edizione Holding non è in vendita, garantiscono in casa Benetton. Anzi, da Ponzano Veneto si precisa che non sono arrivate richieste in tal senso, perché questa scelta è nota da tempo un po’ a tutti i contendenti. Eppure il pacchetto, pari al 5,1%, assume un valore strategico ancor più rilevante dopo l’uscita dl patto di Diego Della Valle, che ha oggi le “mani libere” per comprare altre azioni da aggiungere alla sua quota, il 5,5% . O , soprattutto, dopo il blitz di Giuseppe Rotelli che, dopo aver acquistato il pacchetto della famiglia Toto, è oggi il primo azionista di Rcs Mediagroup con il 16,55 %. Conti alla mano, insomma, oggi un’eventuale alleanza a due Della Valle- Rotelli potrebbe contare sul 22% circa del capitale. Se alla “strana coppia” (per ora del tutto ipotetica) si aggregasse, in via ipotetica, il pacchetto Benetton, si formerebbe una quota vicina al 28%, ovvero alla soglia d’Opa.

Per ora, si tratta di fantafinanza. Anche perché, tanto per cominciare, Rotelli già impegnato nella non facile partita di “digerire” nel suo gruppo il San Raffaele (un boccone da 450 milioni) non ha alcun interesse o volontà di sfidare il sistema che si raccoglie attorno a Mediobanca, regista della scelta di procedere ad un ribaltone del cda aprendo la porta agli indipendenti.

Inoltre, come ha fatto sapere la stessa Mediobanca, Rotelli e Della Valle hanno suggerito strategie diverse: contrario il primo alla cessione di Flammarion, favorevole il secondo che vuole accelerare la vendita degli immobili per concentrare una massa critica di investimenti nel web. Questioni che saranno di competenza del cda ma, soprattutto, del nuovo amministratore delegato che, con scelta singolare, verrà scelto sulla base dell’esame dei cacciatori di teste solo tra qualche giorno. Insomma, si è preferito partire dalla testa prima di dotare Rcs dei piedi necessari per muoversi. E di scegliere la direzione di rotta. Anche se le caratteristiche di alcuni indipendenti lasciano intuire quale sia la vera priorità di via Solferino: disinnescare in qualche maniera la mina di Recoletos, l’iceberg da 1,1 miliardi di euro su cui rischia di sfracellarsi la navicella del Corriere della Sera.

Per scongiurare la collisione sarà preziosa l’opera i Carlo Bonomi, numero uno di Investindustrial e (per volontà di Mediobanca) di Bpm ma anche ex comproprietario con il 5% della stesas Recoletos, venduta con largo margine ai benefattori di Rcs Mediagroup. Il prezzo, confessa oggi un’anonima voce di Mediobanca al Sole 24 Ore, sembrava caro anche a noi che pensavamo valesse un buon 30 per cento in meno. Ma la voglia di fare affari (e commissioni) negli anni della Bolla e della Spagna esuberante contagiò anche l’austero istituto di piazzetta Cuccia. Oggi, per venire a capo dell’enigma spagnolo, può tornare molto utile la consulenza di un altro indipendente di lusso: Fulvio Conti, ad dell’Enel e della spagnola Endesa, che di questi tempi per la verità regala più preoccupazioni a causa del debito che non incassi, visto il taglio degli introiti imposto dalle manovre di Mariano Rajoy. Ma in due, si sa, si soffre di meno.   

 

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