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Rame, mossa a sorpresa di Trump e i prezzi crollano del 22%: la corsa alle scorte fallisce

shock sul mercato del rame

Trump ha di nuovo stupito con effetti speciali dirompenti: questa volta ha scioccato il mondo dei metalli esentando dai suoi dazi le tipologie di rame più commercializzate. Il mercato mondiale del rame sta subendo il suo maggior shock in un anno che pure non gli ha fatto mancare sorprese politiche, violente oscillazioni di prezzi e disordini commerciali senza precedenti.

La mossa di Trump, arrivata a sorpresa ieri sera, ha innescato un crollo record dei prezzi sul mercato statunitense del Comex fino al 22% dopo un periodo senza precedenti di ingenti profitti per i trader che si erano affrettati a importare metallo in America prima dell’entrata in vigore dei dazi. Con il crollo Usa si è annullato il premio rispetto al benchmark globale di Londra che era cresciuto nelle ultime settimane. Stamattina il rame era in ribasso dell’1,2% sul LME, il mercato londinese, a 9.578,50 dollari a tonnellata, mentre il rame del Comex era in ribasso del 22%, a 4,347 dollari a libbra. “Molti partecipanti hanno venduto allo scoperto lo spread Comex-Lme“, ha detto a Bloomberg Zhou Xiaoou, analista di Zijin Tianfeng Futures Co.

Trump esenta dai dazi i prodotti raffinati, per gli altri conferma il 50%. Sostegno alle industrie Usa

Trump aveva parlato per la prima volta dell’introduzione dei dazi sul rame all’inizio di luglio, lasciando intendere che si sarebbero applicati a tutti i tipi di metallo rosso, dai catodi prodotti da miniere e fonderie ai cavi e altri prodotti finiti. Ma, come dicono gli analisti, qualcuno alla fine deve essere riuscito a fargli capire che l’economia statunitense non può permettersi anche questo colpo commerciale.

Il risultato è stato che la Casa Bianca ha annunciato ieri sera che la tariffa annunciata del 50% si applicherà solo a tubi, tubazioni e altri prodotti semilavorati in rame, nonché ai prodotti per la cui fabbricazione si utilizza il metallo rosso, tra cui cavi e componenti elettrici. Invece ha esentato i metalli raffinati: quelli che rappresentano il pilastro del commercio internazionale. Previste anche misure a sostegno dell’industria nazionale del rame, tra cui l’obbligo che il 25% dei rottami di alta qualità prodotti negli Stati Uniti venga venduto anche all’interno del Paese.

“Ciò si è discostato notevolmente dalle aspettative del mercato”, ha detto a Bloomberg Li Xuezhi, responsabile della ricerca presso Chaos Ternary Futures Co., una divisione di un fondo speculativo sulle materie prime con sede a Shanghai. Chi ha scommesso su prezzi statunitensi più alti ha “sprecato tutti i suoi sforzi” e i flussi globali di rame torneranno alla normalità, ha affermato. La decisione di esentare il rame raffinato sconvolgerà il commercio globale del metallo, dicono gli analisti secono Bloomberg, il quale svolge un ruolo cruciale nell’economia mondiale grazie al suo diffuso utilizzo nei cavi elettrici. Ingenti volumi giacciono ora nei magazzini statunitensi e si ipotizzano già potenziali riesportazioni. La mossa rappresenta anche un sollievo per gli acquirenti statunitensi dopo gli avvertimenti sulla potenziale distruzione della domanda.

Gli analisti di Goldman Sachs Group Inc. si sono detti “sorpresi” dalle esenzioni, ma hanno aggiunto di non ritenere che ciò possa modificare i fondamentali del mercato, mentre i prezzi del Comex dovrebbero rimanere almeno in linea con quelli del Lme.

La sorpresa dei dazi sul rame di Trump punta i riflettori sulle scorte statunitensi

Mesi di premi sostanziosi avevano spostato enormi volumi di rame da tutto il mondo fin da quando Trump aveva segnalato per la prima volta la possibilità di tariffe a febbraio. Fino a poche settimane fa, i commercianti continuavano a reindirizzare i carichi verso gli Stati Uniti, nella fretta di far entrare il rame nel Paese prima dell’introduzione dei dazi.

L’inaspettata svolta di Trump solleva ora la questione se parte di quelle scorte di rame degli Stati Uniti che hanno raggiunto il massimo di 21 anni, possa essere ri-esportata. Alcuni analisti hanno stimato che ci vorrebbero nove mesi di consumo normale solo per esaurire le scorte accumulate nella prima metà dell’anno.

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