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Rai, dieci proposte di legge per cambiare la tv di Stato in vista dell’European Media Freedom Act dell’8 agosto

FIRSTonline

Le carte sulle proposte di riforma della Rai ora sono tutte in tavola e l’8 agosto è dietro l’angolo. In quella data entrerà in vigore l’EMFA (European Media Freedom Act) laddove si impone al nostro Paese di adeguarsi alla legislazione comunitaria pena l’apertura di una procedura di infrazione in caso di inadempienza con possibile relativa multa salata.

La Proposta di Legge della Lega, la n. 1570

Nei giorni scorsi è stata presentata la Proposta di Legge della Lega, la n. 1570, con la quale si completa il quadro delle ipotesi di riforma del Servizio Pubblico radiotelevisivo avanzate dai partiti di maggioranza e opposizione e depositate in VIII Commissione Lavori Pubblici del Senato e quindi, qualora raggiunta una sintesi suscettibile di forte sostegno parlamentare, si può ipotizzare il prossimo passaggio in Aula. Per quanto dichiarato da Roberto Rosso, capogruppo di Forza Italia in Vigilanza Rai, l’intendimento è di procedere con sollecitudine per “… portare il testo della riforma all’approvazione della Commissione prima della pausa estiva, anche per dare all’Europa la dimostrazione pratica del fatto che il Parlamento si sta muovendo, in maniera tale che ci sia una sospensione dell’applicazione della norma del Media Freedom Act” . A suo tempo anche il senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia ha dichiarato di voler chiudere la partita in tempi brevi: “La riforma della Rai ci sarà entro la fine dell’anno”. Sul fronte opposto al Governo la situazione invece appare più “complessa”.

Vediamo il quadro completo delle 10 proposte di legge ora in discussione nel “comitato ristretto” da poco costituito (un rappresentante per ogni partito) nella Commissione VIII Senato con l’obiettivo di cercare una sintesi tra le diverse proposte.

Dieci proposte per cambiare la Rai: il lavoro del comitato ristretto

La prima è la n. 162 a firma Gasparri (FI) dove si concentra e si espone sostanzialmente di modificare la Legge c.d Renzi n.220 del 2015 con una proposta “ … volta alla reintegrazione della figura del direttore generale così come previsto e disciplinato originariamente, con i poteri, le funzioni e le competenze naturalmente attribuibili a detta figura”. Lo stesso senatore Gasparri, proprio lo scorso 8 maggio, ha presentato un nuovo DdL, numero 1481, più articolato e organico dove si prevedono innovazioni significative. Si prevede: rafforzamento del ruolo AgCom nel tracciamento delle linee guida sul Contratto di Servizio; mantenimento del canone con una riduzione che non può superare il 5% annuo; aumento la durata del Cda a cinque anni e il numero dei consiglieri eletti dal Palamento e infine, passaggio molto rilevante, dispone che il Presidente è eletto dalla Vigilanza Rai con la maggioranza semplice invece degli attuali 2/3. Se approvato, questo passaggio, aprirebbe subito la strada ala nomina della Agnes come più volte sostenuta dalla stessa Forza Italia.

La seconda proposta è la n. 199 presentata da Nicita (PD) il 19/10/2022.  Si propone il ritorna al vecchio schema della Concessione (12 anni) e si elimina la Convenzione mentre si introduce la formula della Fondazione come nuovo modello di governance della Rai e si elencano tutti i dispositivi normativi. Si tratta di un passaggio di grande rilevanza perché, per alcuni versi, anticipa un “passaggio di proprietà” dallo Stato verso questo nuovo Ente che, di fatto, ne assume la titolarità.

La terza proposta è la n. 611 a firma Bizzotto (Lega) del 23/3/2023. Si propone di “… definire univocamente che cosa si intende per “servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale” individuando i generi di programmi di interesse pubblico, che costituiscono l’oggetto del servizio pubblico” nonché gli stessi i “compiti del Servizio Pubblico” e “… l’articolazione della società concessionaria in una o più sedi nazionali e in ulteriori sedi per ciascuna regione”. Infine, elemento più rilevante, con l’art. 4 si “…interviene sul finanziamento del servizio pubblico prevedendo una contabilità separata … In vista di tutte queste considerazioni è prevista una progressiva riduzione del canone con un taglio a cadenza annuale del 20% rispetto all’importo oggi previsto, fino al suo totale azzeramento in 5 anni”.

La Lega, proprio nei giorni scorsi ha presentato un successivo DdL, il n. 1570 a firma Bergesio dove, in sostanza, si rifinisce il ruolo del DG e si abolisce l’attuale AD, si aumenta il numero dei consiglieri (9 di cui 2 nominati da Conferenza Stato Regioni e ANCI) che rimangono in carica 5 anni (invece degli attuali 3). Si intende “valorizzare le società controllate” (es. Rai Way o Rai Cinema) al fine di “attrarre i privati mantenendo fermo il controllo pubblico”.

Successivamente, il 28 /3/2023, è stato presentato il DdL n. 631 a firma Martella (PD) “ … (di tenore quasi identico al A.S. n. 199) introduce modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 208, in materia di servizio pubblico radiotelevisivo” come si legge in un Documento del Servizio Studi del Senato. Sono previste precisazioni in merito alla Fondazione, al suo patrimonio etc.

Il 30//72023 viene presentato il DdL n. 828 a firma De Cristofaro (AVS). Si definiscono “… i principi cardine del servizio pubblico, sancendo l’accesso alla comunicazione come un diritto fondamentale”. Di particolare interesse è l’art 4 con il quale si disciplina la nuova governance Rai laddove questa “ … è affidata a un consiglio di amministrazione composto da 5 membri, nominati dal Consiglio per le garanzie del servizio pubblico” composto da 21 membri in carica 3 anni (non più nominati dal Parlamento).

Arriviamo al DdL n.1242 a firma Bevilacqua (M5S) presentato il 24/9/2024Si propone di introdurre modifiche alla disciplina della governance della RAI e, in particolare, si prevede che la nomina del presidente del consiglio di amministrazione è effettuata con decreto del Presidente della Repubblica e l’AD sia nominato dalla Vigilanza Rai. Molto rilevante è l’art. 2 dove si legge che si “… determina le modalità di finanziamento del servizio pubblico con uno stanziamento di entrate statali non inferiore a 3 miliardi di euro annuali unitamente all’affidamento della concessione, tenuto conto del tasso di inflazione programmato e delle esigenze di sviluppo tecnologico, prevedendo conseguentemente l’abolizione del canone”.

Il 3/10/2024 è la volta del DdL a firma Borghi (IV) che riprende sostanzialmente quanto previsto da una precedente proposta del 2007 (Governo Prodi) laddove si prevede la costituzione di una Fondazione con il compito di gestire il Servizio Pubblico. Si prevede un Cda della Fondazione composto da 11 membri in carica per 6 anni. Il Consiglio della RAI è composto da 3 membri nominati dal Consiglio della Fondazione. Si prevede il canone di abbonamento, il cui ammontare è determinato per 6 anni.

Infine, l’ultimo è il DdL n.1521 a firma Malan (FdI) presentato il 5/6/2025 dove si introduce la novità del Presidente nominato dal CNEL e validato dalla Vigilanza Rai con la maggioranza semplice (stesso modello previsto da FI) e in carica 5 anni. Altra novità interessante è la modifica del meccanismo di voto parlamentare per i 4 consiglieri che saranno eletti non più con il voto palese bensì a scrutinio segreto. Sul tema canone cine ripresa la proposta di FI con una riduzione massima del 5% annuo.

Le criticità aperte: governance, missione e nodo canone

Questo il quadro, in sintesi, delle 10 proposte ora depositate formalmente in VIII Commissione Senato. Come è agevole osservare, si tratta di proposte che seppure vogliono impattare su un nuovo modello di governance Rai in molti casi non tengono alcun conto di quanto disposto dall’art. 5 dell’EMFA, che spesso non viene proprio citato, proprio laddove si specifica e si dispone che i nuovi consiglieri di amministrazione del Servizio Pubblico debbano essere nominati applicando criteri “aperti, trasparenti e non discriminatori”. Inoltre, quasi tutte le proposte si limitano a proporre un nuovo modello di “governance” mentre sono poco trattati i temi di una nuova “missione” del Servizio Pubblico, ancorché in vista del rinnovo della Concessione prevista ad aprile 2027. Per non dire poi della mancanza di riferimento ad un possibile “aggiornamento” di una legge organica di sistema di tutto il comparto audiovisivo nazionale di cui Rai è solo una parte seppure rilevante. Ma il punto centrale sul quale potrebbe essere difficile trovare un accordo tra gli schieramenti e tra i partiti è il canone Rai. Anche all’interno della stessa opposizione ci sono opinioni divergenti tra chi propone la sostituzione con la fiscalità generale e chi il suo mantenimento seppure tutelato e garantito.

Il prossimo 8 agosto a Bruxelles si potrebbe aprire il fascicolo per la fase di “precontenzioso” con la Commissione europea che successivamente alla rilevazione dell’infrazione può inviare una lettera di messa in mora allo Stato membro dove si chiedono giustificazioni. I tempi “europei” si preannunciano lunghi. Per la riforma Rai c’è tempo.

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