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Polonia, il governo vuole nazionalizzare i fondi pensione

Varsavia vuole riprendersi i fondi pensione. La proposta è di Donald Tusk, primo ministro della Polonia, che dopo l’apertura ai privati ora vorrebbe riprendersi le obbligazioni per ridurre il pesante debito del Paese.

Il New York Times ha definito l’operazione “la più grande nazionalizzazione di aste privati dai tempi dell’Unione Sovietica”. Tradotto in cifre, si tratta di 47,6 miliardi di dollari in bond detenuti da fondi pensione privati. Quei titoli, adesso, dovrebbero – almeno secondo i piani – tornare allo stato polacco. 

Nonostante le rassicurazioni del governo, che ha detto ai pensionati che alla fine avranno i loro soldi, i più critici oppositori del provvedimento – economisti, sindacalisti e membri del partito di maggioranza del premier Donald Tusk – sostengono che il ritiro delle obbligazioni, senza dare compensi ai manager del fondo, equivale a un sequestro di beni e definiscono la mossa come contabilità creativa e populista. I fondi privati hanno gestito i bond essenzialmente come contractor del governo. 

La maggior parte dei fondi sono controllati da money manager stranieri, anche italiani. Nel gruppo ci sono Generali, Ing, Aviva, Allianz e MetLife. Tutti assieme, i fondi privati controllano asset per circa 68 miliardi di euro, un quinto del Pil polacco, e costituiscono i più grandi investitori della Borsa di Varsavia.

L’esecutivo di Tusk ha datto sapere che il nuovo programma sarà flessibile: i lavoratori avranno tre mesi per dichiarare se vogliono rimanere parzialmente nei fondi privati con ulteriori contributi personali o se preferiscono dare tutti i contributi allo stato.

Il dibattito politico sul provvedimento comincerà domani. Ma la proposta del premier ha messo in allarme gli investitori stranieri, preoccupati per il futuro dei fondi privati.

Il governo polacco, bersaglio di proteste e manifestazioni contro le misure di austerità, sta cercando di recuperare le obbligazioni, cancellarle e sfruttare la conseguente riduzione del debito da 223 miliardi di euro per far ripartire l’economia. Ma secondo i maligni, la mossa serve solo a fare cassa e spendere in vista delle elezioni del 2015.

Secondo i detrattori del provvedimento, il rischio è che venga danneggiata la reputazione della Polonia, finora considerata una delle migliori economie dell’est Europa, un Paese che – in parte anche perché usa ancora lo zloty, la valuta locale – ha evitato i peggiori problemi della crisi finanziaria dell’area euro.

La Polonia aveva cominciato ad aprire il sistema pensionistico ai privati alla fine degli anni Novanta. Il premier Tusk, proponendo un ritorno al passato, insiste sul fatto che i cambiamenti non sono paragonabili a una vera e propria nazionalizzazione, sottolineando che i fondi privati non scompariranno totalmente di scena.

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