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Politica internazionale: i problemi dell’Italia dopo la crisi di governo e le possibili candidature di Draghi

Imagoeconomica

Quella frase lasciata cadere con understatement tutto britannico, sette mesi fa alla conferenza stampa di fine anno (“il mio futuro è solo da nonno”) non portò molta fortuna a Mario Draghi, che, in quel momento, non nascondeva più di qualche ambizione per salire al Quirinale al posto di Mattarella. In un anno e mezzo a Palazzo Chigi, Draghi ha capito (a sue spese) che la politica italiana è cosa assai diversa dalle ovattate riunioni della Banca mondiale o della stessa Bce. La fedeltà ad accordi presi, impegni e alleanze non sono assiomi intoccabili scolpiti nella pietra, ma comportamenti mutevoli soggetti alle necessarie verifiche.

Accertato ormai che anche i banchieri centrali “hanno un cuore” che pulsa, c’è chi si interroga ora sul futuro di Mario Draghi per possibili incarichi in Italia e soprattutto all’estero. È bene tuttavia ricordare che il premier uscente compirà 76 anni il prossimo 3 settembre. Età che, da sola, rappresenta una limitazione per molti incarichi. Esclusa una sua “discesa in campo” come quella (assai poco fortunata) di Mario Monti dopo la presidenza del Consiglio, per Draghi si potrebbe però aprire una candidatura internazionale.

Per la segreteria della Nato si decide a settembre 2023

Non è una novità che l’Italia potrebbe ambire a ottenere il posto di segretario generale della Nato dopo due mandati a candidati del Nord (il danese Rasmussen e il norvegese Stoltenberg). Nel recente vertice Nato di Madrid, Jens Stoltenberg ha ottenuto la proroga dell’incarico per un altro anno che scadrà il 1° settembre del 2023 per far fronte alla crisi ucraina. Naturalmente spetterà al prossimo Governo che uscirà dalle elezioni fare il nome del possibile candidato italiano da sottoporre prima agli alleati europei e poi a tutti gli altri Stati membri dell’Alleanza a cominciare dagli Stati Uniti. È, comunque, un posto che si libererà tra più di un anno e a quel punto molte cose potrebbero cambiare in Italia e all’estero.

Per la Commissione Ue Draghi candidato del Ppe o dei socialisti

Altra ipotesi di cui si è parlato riguarda la candidatura di Draghi alla presidenza della Commissione europea al posto della tedesca Ursula von der Leyen che scadrà il 31 ottobre del 2024. Ipotesi che non tiene nel dovuto conto la necessità per il successore di von der Leyen di essere incardinato in una delle famiglie politiche europee anche nel caso non si voglia seguire (così come è avvenuto per l’attuale presidente) la regola dello “spitzenkandidaten” (ossia i candidati principali delle formazioni politiche).

Macron da solo senza la spalla di Draghi

Ma la fine del Governo Draghi pone anche questioni più immediate sulla credibilità internazionale dell’Italia, sulla possibilità di contribuire a livello europeo e atlantico ad affrontare le grandi sfide della pandemia, della crisi economica e dell’instabilità regionale per la guerra in corso in Ucraina. A livello europeo, il presidente francese Emmanuel Macron si troverà da solo, senza più l’appoggio di Mario Draghi, durante il semestre di presidenza europea della Cechia a guidare il processo di rafforzamento delle istituzioni europee nel momento in cui sono chiamate alla prova dell’adesione dell’Ucraina alla Ue e alle misure volte a garantire la sicurezza energetica messa in pericolo dalle decisioni di Mosca. E senza la spalla di Draghi per rendere più forte e coeso il legame transatlantico con Washington.

L’Italia potrebbe subire molte decisioni Ue su energia ed economia

Certo, la Francia continuerà a collaborare su molti dossier con la Germania di Olaf Scholz. Il vagone di testa franco-tedesco resta pur sempre un ancoraggio solido della costruzione europea, ma Scholz non è Merkel e il suo Governo resta troppo condizionato dalla presenza dei verdi. Un’Italia troppo ripiegata sulle sue vicende interne potrebbe nel frattempo subire decisioni non condivise di Bruxelles nel settore energetico ed economico che da qui alla fine dell’anno rappresenteranno il leitmotiv dell’azione dell’esecutivo comunitario.

Martedì prossimo 26 luglio si terrà a Bruxelles una riunione straordinaria dei ministri dell’Energia per discutere sulla sicurezza dell’approvvigionamento energetico e sulle misure da adottare in vista del prossimo inverno. All’esame c’è il pacchetto della Commissione varato il 20 luglio. Secondo il piano, i Paesi Ue potrebbero ridurre la domanda di gas del 15% tra il primo agosto 2022 e il 31 marzo 2023. Il nuovo regolamento (sul quale tuttavia manca ancora un accordo tra i 27) darebbe inoltre a Bruxelles la possibilità di dichiarare, dopo consultazione con gli stati membri, una sorta di stato di emergenza sulla sicurezza energetica. Si dovrebbero attivare misure che vedranno l’utilizzo degli stock presenti. L’Italia è, tra i Paesi Ue, quello che dispone di maggiori stock di gas ma, a quel punto, dovrà condividerli con gli altri Paesi Ue.

Un’agenda molto intesa da qui a fine autunno per la Ue

L’agenda delle varie riunioni ministeriali a Bruxelles e nella Repubblica Ceca è molto intensa: il 29 e 30 agosto si terrà una riunione informale dei ministri della Difesa Ue; il 31 agosto ci sarà l’informale dei ministri degli Esteri; il 6 e 7 settembre si vedranno i ministri della Salute mentre il 9 e 10 settembre è prevista la riunione informale dei ministri finanziari. Il 20 settembre è previsto il Consiglio Affari generali, per il 3 ottobre l’Eurogruppo e per il 4 ottobre l’Ecofin. Il Consiglio europeo della ripresa autunnale è fissato già per il 6 e 7 ottobre.

G20 a Bali in novembre: chi rappresenterà l’Italia?

Riunioni di ministri si terranno ancora in ambito del G7 presieduto dalla Germania dopo il vertice dei capi di Stato e di Governo tenutosi a fine giugno a Schloss Elmau in Baviera. Ma la domanda sulla bocca di tutti è orami una sola: ci sarà e quale sarà il premier italiano che parteciperà al vertice G20 a Bali in Indonesia il 16 e 17 novembre prossimi?

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