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Pmi: con il Covid aumenta il welfare aziendale

Photo by Headway on Unsplash

Per affrontare la pandemia, le piccole e medie imprese italiane hanno accelerato sul welfare aziendale. Nella tutela della salute, il 43,8% ha offerto tamponi e test sierologici ai dipendenti (spesso anche alle famiglie), mentre il 25,7% ha sottoscritto nuove assicurazioni sanitarie e il 21,3% ha investito in servizi di consulenza medica, in presenza o a distanza. È quanto emerge dalla quinta edizione del Rapporto Welfare Index Pmi, promosso da Generali Italia con la collaborazione di varie associazioni di imprese (tra cui Confindustria, Confcommercio, Confartigianato e Confagricoltura).

Secondo l’indagine – che ha coinvolto oltre 6mila aziende di vari settori e dimensioni – il 38,2% delle Pmi ha aiutato i lavoratori con aumenti temporanei di retribuzione e bonus. Più ridotta, invece, la quota delle società che ha sostenuto i dipendenti contribuendo all’educazione scolastica dei figli (4,8%).

Sul fronte della conciliazione vita-lavoro, molte imprese hanno garantito maggiore flessibilità oraria (38,5%) e nuove attività di formazione a distanza (39%). Al contrario, sono ancora poco diffusi gli aiuti diretti per figli e anziani a carico (7,2%).

Dal Rapporto emerge inoltre che una parte delle aziende si è impegnata anche ad aiutare la comunità in cui opera con donazioni (16,4%) e aiuti di vario tipo al Sistema sanitario nazionale e alla ricerca (9,2%).

Queste iniziative sono per la maggior parte ancora in corso e il 42,7% delle imprese intervistate le considera permanenti.

Inoltre, continua l’indagine, il 54,8% delle aziende che hanno investito nel welfare hanno registrato ritorni positivi sulla produttività: anche per questo circa due società su tre puntano a rafforzare l’impegno sociale verso i lavoratori (67,5%) e verso la comunità locale e la filiera produttiva (63,1%).

“In questo nuovo contesto ancora caratterizzato dal Covid-19 – commenta Marco Sesana, Ceo di Generali Italia – attraverso Welfare Index PMI abbiamo osservato come le imprese abbiano agito come soggetto sociale, oltre che economico e di mercato, per la loro diffusione nel territorio e per la vicinanza ai lavoratori e alle famiglie, dando vita a un nuovo welfare di comunità. Le imprese hanno dimostrato che il welfare aziendale oggi può e deve uscire dall’azienda. Guardare non solo ai dipendenti e famiglie, ma includere e creare valore per fornitori, territorio e comunità. Il maggior numero di iniziative intraprese sostengono le priorità del PNRR sui grandi asset del Paese con un impatto s: salute, donne, giovani, famiglie e comunità. Questo oggi ci conferma che il welfare, oltre ad essere strategico per la crescita delle imprese, sarà leva per la ripresa sostenibile del Paese”.

Alla presentazione del rapporto è intervenuto anche il ministro del Lavoro, Andrea Orlando: “Misure sanitarie e misure per la competitività e per la ripresa sono sostanzialmente tutt’uno – ha detto – Il welfare non è qualcosa che viene dopo la competitività e lo sviluppo, ma è uno degli elementi della competitività. Una società meno strappata, dove ci siano percorsi di inclusione più efficaci è una società che nel lungo periodo è più competitiva. Ma non dobbiamo nasconderci che il welfare aziendale si sviluppa dove ci sono più aziende e questo enfatizza ulteriormente il divario Nord-Sud”.

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Categories: Economia e Imprese