Dopo aver frenato in tutti i modi l’influenza sulla società da parte di Mfe-Mediaset – l’azionista maggiore – ora ProSiebenSat.1 promuove ufficialmente l’offerta avanzata dal Biscione. E, anzi, sembra spingere per una fusione. I consigli del gruppo media tedesco hanno infatti invitato tutti gli azionisti ad aderire all’offerta pubblica di acquisto e scambio rialzata della holding guidata da Pier Silvio Berlusconi che, agli attuali valori di Borsa, è di circa 8,07 euro tra componente in contanti e azionaria.
Mfe-Mediaset, Pier Silvio Berlusconi e la scalata a ProSieben
Dopo le barricate degli ultimi anni, il consiglio di amministrazione e il consiglio di sorveglianza del gruppo media tedesco sottolineano tra l’altro “l’investimento a lungo termine e l’impegno nei confronti della società” del Biscione, con una raccomandazione di adesione all’opas basata “sulla realizzazione di sinergie di costo, che richiedono una piena integrazione giuridica di ProSieben in Mfe“.
Una chiara vittoria anche “politica” per Cologno Monzese, con i risultati dell’offerta che non arriveranno prima del prossimo 13 agosto, quando si dovrebbero concludere le opas sia di Mfe-Mediaset sia di Ppf. E con il gruppo ceco che al momento afferma di non voler rilanciare. Sono sempre possibili altre due settimane aggiuntive su decisione della Consob tedesca, ma quello che conta saranno le azioni che verranno consegnate al Biscione.
Scalata a ProSieben, cosa farà ora Mfe-Mediaset?
Ora Mfe-Mediaset si trova a circa il 33% del gruppo tedesco e da qui all’ipotizzata fusione ci sono molte variabili. A partire dalla volontà di Mfe-Mediaset, che non ha interesse ad accollarsi l’ingentissimo debito della società bavarese. Con la Borsa che mercoledì 6 agosto ha subito annusato il rischio. Integrare ProSieben sarebbe un passo forte verso la creazione del gruppo paneuropeo perseguito dal Biscione ma costerebbe anche molto, a partire appunto dal gigantesco debito, mai chiaramente conteggiato. Per Mfe-Mediaset tutte le opzioni ora sono aperte e partono dalla sicurezza di non avere problemi di liquidità per l’operazione tedesca, grazie anche a una linea di credito da oltre 3 miliardi da tempo preparata con le banche.