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Piazza Affari riparte: Banco Bpm debutta e Mediaset cerca alleati

Buon 2017, ”anno delle contraddizioni”, secondo Gregorio De Felice, chief economist di Banca Intesa, che promette volatilità, rischi ma anche buone opportunità per chi sa agire fuori dagli schemi. Speriamo che in questa cornice Piazza Affari possa fare meglio che nell’anno passato, quando la performance finale (-10,2%) è stata tra le peggiori, davanti solo a Shanghai (-14,6% in euro) e a mercati periferici come Portogallo e Danimarca (ma anche Kenya e Bosnia Erzegovina). Molto dipenderà dai grandi trend, petrolio e dollaro in testa, ma anche dalla capacità del sistema bancario di archiviare il più in fretta possibile la crisi degli istituti italiani. Già oggi, però, sono in programma i primi test finanziari del 2017, l’anno uno dell’era Trump.

Da stamane diventano operativi i tagli alla produzione di petrolio concordati dai produttori Opec e non Opec. Venerdì l’Oman ha annunciato i clienti che da marzo ridurrà le consegne del 5 per cento. Nel corso del 2016, ancor prima della sigla dell’intesa di novembre, i prezzi del brent sono saliti del 52% (il Wti +48%). L’indice Stoxx europeo del settore Oil ha guadagnato il 22% ed Eni termina l’anno con una performance positiva del 12%.

Wall Street cercherà di cancellare la fresca e scomoda tradizione di gennaio: sia nel 2014, che nei due anni successivi il primo mese dell’anno si è chiuso in rosso di almeno il 3%. Nel 2016, soprattutto, la Borsa Usa perse il 10% sull’onda della paura di in crollo dell’economia cinese e di un rialzo, allora sgradito, dei tassi americani.

Anche il 2017 potrebbe aprirsi con una nota di incertezza: molti operatori, infatti, hanno rinviato le prese di beneficio dopo un ottimo dicembre (+13,6%) per beneficiare delle nuove norme sul capital gains per l’anno nuovo che potrebbero essere emanate da Donald Trump subito dopo l’insediamento alla Casa Bianca il 20 gennaio. Gli indici di New York aprono comunque l’anno su livelli record: pur non essendo riuscito a superare quota 20mila, il Dow Jones finisce sui massimi storici con un rialzo del 13,7% in dollari, che diventa +16,9% in euro. Il guadagno dell’S&P500 è +9,8% in dollari e +13% in euro. 

LA CINA STRINGE SULLA VALUTA, LO YUAN SCIVOLA A 7 SUL DOLLARO

Stavolta, a differenza di dodici mesi fa, la Cina non suscita preoccupazioni immediate. Ma per domani, quando riprenderà l’attività a Hong Kong e Shanghai (oggi chiuse come Tokyo), è prevista una giornata campale per lo yuan. Le autorità hanno annunciato una stretta sugli acquisti di valuta. Le leggi prevedono un massimo annuale di 50mila dollari per famiglia e non è escluso che alla riapertura dei mercati si verificherà una corsa agli sportelli nel timore che Pechino voglia stringere le regole. Venerdì il cambio, fissato a 6,95 sulla valuta Usa, è arrivato ad un passo dalla soglia psicologica di 7 yuan per un dollaro.

I primi dati macro del 2017 son incoraggianti: il tasso di crescita del Pil è salito a dicembre del 7%; l’indice Pmi manufacturing segna 51,4 punti (i dati sopra 50 segnalano crescita), migliorano anche l’indice dei prezzi e riprende quota l’inflazione. La Borsa di Tokio archivia il 2016 con un risultato in parità in yen, che diventa +6,3% in euro.

MENO NPL, PRIMA MISSIONE DI BANCO BPM

Sarà un anno ad alta tensione per il Bel Paese. È l’opinione anche di Clemenes Fuest, presidente dell’Ifo, l’istituto tedesco che cura l’indice della fiducia: in un’intervista a Tagesspiel l’economista sostiene che di questo passo è inevitabile che gli italiani , stressati dalla crisi, chiedano l’uscita dall’euro, a meno che non parta un piano di interventi impegnativo, che gli elettori tedeschi non accetteranno mai.

In questo clima depresso, su cui pesa il dramma di Monte Paschi, fa il suo esordio stamane in Piazza Affari il Banco Bpm, la terza banca italiana nata dalla fusione tra Banca Popolare di Milano (-60% nell’anno passato) e Banco Popolare (-75%). Il nuovo istituto vanta una capitalizzazione di 3,5 miliardi, 4 milioni di clienti e una rete di 2.500 filiali per una raccolta che sfiora 120 miliardi (l’8% del totale). Non è stato un rodaggio facile quello dell’istituto, preceduto da violenti ribassi sul listino e dal downgrading di Fitch. Presto ci sarà la verifica della Vigilanza Ue sui crediti dell’istituto. Inoltre sta per partire un’unità dedicata alla gestione ed al recupero delle sofferenze con l’obiettivo di portare l’indice di copertura dal 57 al 59%.

BREMBO TORNA NEL PANIERE PRINCIPALE, LA JUVE NEL FTSE MEDIUM CAP

L’esordio della nuova banca ha imposto una revisione del paniere FtseMib. La fusione infatti libera un posto nella lista delle 40 blue chip che verrà occupato da Brembo. Nel listino delle medium cap il posto della società automotore verrà rilevato stamane dalla Juventus.

La Bce ha anche imposto un nuovo rinvio all’acquisto da parte di Ubi (- 57% nell’anno) delle good banks: prima sarà necessario un nuovo giro d’orizzonte tra gli investitori che l’anno scorso hanno dimostrato interesse ai non performing loans delle quattro banche in risoluzione.

Intanto, tramontato l’acquisto delle sofferenze di Mps da parte del fondo Atlante, torna d’attualità l’ipotesi di una bad bank, magari aperta agli Npl di altre banche. Già a gennaio verrà emesso un bond di Mps ormai rientrato nella sfera pubblica.

MEDIASET A CACCIA DI ALLEATI, ARRIVA L’AUTO AUTONOMA DI FCA

A confortare le previsioni di un possibile rally di inizio 2017 convergono diversi fattori:

a) Le battaglie societarie, a partire da Mediaset-Vivendi, ormai entrata nella fase della guerra di trincea. Un’offerta pubblica d parte di Viendi sembra assai improbabile, non così la richiesta di un’assemblea per poter entrare in Cda. Intanto Fininvest fa la conta dei possibili alleati per arrivare al 51%.

b) Il prossimo confronto sull’Opa Parmalat Lactalis e il fondo Amber Capital.

Riflettori accesi anche su Fiat Chrysler che domani sfilerà per la prima volta al Ces, il salone dell’elettronica di consumo di Las Vegas. Per l’occasione potrebbe essere presentato il minivan Chrysler Pacifica in versione ibrida, la base cui Google ha montato il modello a guida autonoma che entro l’anno costituirà la flotta di car sharing che Way mo, la nuova società di Google-Alphabet dedicata all’auto del futuro, lancerà in 100 città Usa. Ma sarà anche l’occasione per presentare la nuova versione di Uconnect, il sistema di infotainment messo a punto da Magneti Marelli, la consociata che, tramontata l’ipotesi di una vendita a Samsung, potrebbe essere oggetto di uno split simile a quello effettuato un anno fa sul titolo Ferrari.

PIAZZA AFFARI APRE CON 387 SOCIETÀ (E 14 IPO)

Non sono tutti negativi i numeri con cui Piazza Affari si presenta per un anno di possibile riscossa,favorita dal permanere di tassi europei bassi, dalla debolezza dell’euro sul dollaro e dalla bassa esposizione sulla Borsa italiana dei grandi operatori. Nel corso del 2016 si sono viste 20 nuove ammissioni di cui 14 Ipo, una raccolta per un totale di 1,4 miliardi di euro e una capitalizzazione complessiva delle società quotate pari a 524,9 miliardi (il 31,8% del Pil).

A fine anno le società quotate sono 387, di cui 244 sul mercato Mta (di cui 71 allo Star), 66 sul Global Equity Market e 77 su Aim Italia. Relativamente alle Ipo, tre sono andate sull’Mta (Technogym, Coima RES ed Enav) e 11 sull’Aim Italia. Oltre alle 14 Ipo, si aggiungono le ammissioni in Borsa di Ferrari e Italgas.

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