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Partite Iva e Fisco: rinvio scadenze esteso, ecco per chi

Foto di StartupStockPhotos da Pixabay

Le partite Iva obbligate alle pagelle fiscali e quelle in regime forfettario possono rinviare di cinque mesi, dal 30 novembre al 30 aprile, il pagamento degli acconti Irpef, Ires, Irap e delle imposte sostitutive. Lo prevede il decreto Ristori-bis approvato dal Consiglio dei ministri la settimana scorsa.

La nuova norma allarga il perimetro di una regola introdotta con il decreto Agosto. In base al provvedimento estivo, lo slittamento delle scadenze fiscali alla prossima primavera era consentito alle partite Iva soggette agli indicatori sintetici di affidabilità fiscale (Isa, cioè le pagelle fiscali) e a quelle in regime forfettario (che non sono tenute a compilare gli Isa) soltanto a fronte di un calo del fatturato e dei corrispettivi pari almeno al 33% nei primi sei mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Il decreto Ristori-bis, invece – alla luce della seconda ondata dei contagi e delle nuove misure restrittive varate dal governo – non pone questa condizione. Le partite Iva in questione, dunque, potranno far slittare di cinque mesi i pagamenti fiscali in scadenza il 30 novembre a prescindere dall’andamento dei ricavi e dalle perdite subite a causa della pandemia.

Attenzione però: l’estensione non vale per tutte le attività, ma solo per quelle comprese negli Allegati 1 e 2 al decreto Ristori-bis, in cui sono indicati i codici Ateco.

A questo proposito, il governo dovrà chiarire se l’allargamento della possibilità di rinviare le scadenze fiscali vale su tutto il territorio nazionale o meno.

Per quanto riguarda l’Allegato 1, sembra di sì. Il documento elenca infatti le attività che – essendo state costrette a chiudere in tutta Italia con il Dpcm del 24 ottobre – sono già rientrate nella prima tranche di aiuti automatici, quelli previsti dal decreto Ristori originario.

Non c’è alcuna incertezza, invece, sulle attività inserite nell’Allegato 2: in questo caso l’estensione della possibilità di rinviare le scadenze fiscali è concessa solo a chi lavora nella zona rossa (e ha una partita Iva in regime forfettario oppure obbligata a compilare gli Isa). Nell’allegato 2 rientrano, fra gli altri, gli istituti di bellezza, gli ambulanti e i commercianti di tessuti per l’abbigliamento, di arredamento e di biancheria per la casa.

Infine, i professionisti – non essendo inseriti in nessuno dei due allegati con codici Ateco – possono accedere al rinvio degli acconti solo se hanno registrato un calo del fatturato del 33% nel primo semestre 2020. E, ovviamente, solo se sono soggetti a Isa o rientrano nel regime forfettario.

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