A poche ore dal passo storico di Emmanuel Macron annunciando che la Francia intende riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina, si alzano reazioni controverse e per alcuni versi inaspettate per l’Eliseo.
La decisione di Macron, sebbene simbolica, voleva essere un tentativo di portare la pace nella regione, ma il piano ha suscitato rabbiosi rimproveri sia da parte di Israele, ma anche dagli Stati Uniti, mentre altri Stati, come Regno Unito, Germania e Italia, frenano.
Macron, che ha reso pubblica la decisione su X, ha inviato una lettera al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas, confermando l’intenzione della Francia di procedere con il riconoscimento palestinese durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite e di impegnarsi per convincere altri partner a fare lo stesso. La Francia diventa così il 148esimo Paese a farlo, il primo tra i paesi del G7.
“Fedele al suo impegno storico per una pace giusta e duratura in Medio Oriente, ho deciso che la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina” ha detto Macron sul suo profilo social. Macron ribadisce l’urgenza di un cessate il fuoco a Gaza, la rinuncia alla violenza dei gruppi terroristi, e in particolare di Hamas, e l’imperativo di costruire uno Stato palestinese “viabile, smilitarizzato e pienamente riconoscente nei confronti di Israele, affinché possa contribuire alla sicurezza di tutti in Medio Oriente”.
Gaza sta soffrendo un’ondata di fame che, secondo quanto detto dal direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità questa settimana, equivale a una carestia di massa provocata dall’uomo. Israele dice di essere impegnata a consentire l’ingresso degli aiuti a Gaza, ma di doverli controllare per evitare che vengano deviati dai militanti, aggiunge di aver fatto entrare a Gaza cibo a sufficienza durante la guerra e incolpa Hamas per le sofferenze dei 2,2 milioni di abitanti di Gaza.
La mossa della Francia, che ospita le più grandi comunità ebraiche e musulmane d’Europa, è valutata dagli analisti come una scommessa diplomatica ad alto rischio, maturata da tempo ma rimasta a lungo sospesa, un tentativo di rottura con l’immobilismo di questi mesi. E’ un gesto forte, destinato ad avere conseguenze nei rapporti con gli alleati occidentali.
Trump si oppone. Starmer, Merz e Meloni frenano
La speranza di Macron è di riuscire a spingere altre nazioni importanti a fare altrettanto. Ma per il momento si stanno levando opposizioni che forse Macron non si apspettava.
Il più sferzante è stato Donald Trump che, interpellato sull’argomento prima di volare in Scozia, ha tagliato corto: “Quello che dice Macron non importa, non ha alcun peso”. Riecheggiando le accuse già rivolte al capo dell’Eliseo lo scorso giugno al termine del G7 in Canada (“Emmanuel sbaglia sempre”), questa volta il presidente americano si è tuttavia apprestato a dire che “è un bravo ragazzo”. A definire in termini più concreti la posizione degli Stati Uniti sull’argomento, è stato il segretario di Stato Marco Rubio che su X ha spiegato: “Questa decisione sconsiderata non fa che alimentare la propaganda di Hamas e ostacola la pace. E’ uno schiaffo in faccia alle vittime del 7 ottobre”. Tesi respinta dal ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot che ha ribadito come la soluzione a due Stati sia “l’unica via per una pace duratura”. A plaudire all’iniziativa di Parigi sono state invece Russia e Cina, così come l’Arabia Saudita che con la Francia presiederà la prossima settimana una riunione a New York sulla soluzione a due Stati, già prevista lo scorso giugno ma rinviata a causa dell’attacco israeliano all’Iran.
Ha lasciato sconcertato Macron anche la tiepida dichiarazione del primo ministro Keir Starmer che ieri ha detto che il governo britannico riconoscerà uno Stato palestinese, ma solo nell’ambito di un accordo di pace negoziato, deludendo molti membri del suo partito laburista che vorrebbero che seguisse l’esempio della Francia e prendesse misure più rapide. Starmer ha detto di volersi concentrare sulle “soluzioni pratiche” che, a suo avviso, avrebbero fatto davvero la differenza nel porre fine alla guerra. “Il riconoscimento di uno Stato palestinese deve certamente essere uno di questi passi. Ma deve essere parte di un piano più ampio che alla fine porti a una soluzione a due Stati e a una sicurezza duratura per palestinesi e israeliani” ha detto.
La Germania ha dichiarato che non ha intenzione di riconoscere nel breve termine uno Stato palestinese; la sua priorità è piuttosto compiere “i progressi attesi da tempo” verso una soluzione a due Stati, in cui Israele e uno Stato palestinese coesistano in pace.
Sulla stessa linea è anche la premier italiana Giorgia Meloni secondo cui lo Stato di Palestina deve nascere, ma non ora. Perché sarebbe “controproducente”. La presidente del Consiglio ha spiegato che “se qualcosa che non esiste viene riconosciuto sulla carta, il problema rischia di sembrare risolto, quando non lo è”.
Quale impatto potrebbe avere sui legami francesi con Israele?
Prima dell’annuncio di Macron, i funzionari israeliani avevano trascorso mesi a fare pressioni per impedire quella che alcuni avevano definito “una bomba nucleare” per le relazioni bilaterali. Fonti a conoscenza della questione affermano che gli avvertimenti di Israele alla Francia spaziavano dalla riduzione della condivisione di informazioni di intelligence alla complicazione delle iniziative regionali di Parigi, accennando persino alla possibile annessione di parti della Cisgiordania.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha condannato la decisione della Francia, uno degli alleati più stretti di Israele, affermando che tale mossa “premia il terrore e rischia di creare un altro alleato dell’Iran”. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz lo ha descritto come “una vergogna e una resa al terrorismo”. Ha aggiunto che Israele non permetterà la creazione di “un’entità palestinese che danneggerebbe la nostra sicurezza e metterebbe in pericolo la nostra esistenza”.
Chi altro ha riconosciuto lo Stato palestinese?
L’anno scorso, Irlanda, Norvegia e Spagna hanno riconosciuto uno Stato palestinese, i cui confini saranno demarcati come prima della guerra in Medio Oriente del 1967, quando Israele conquistò la Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est. Tuttavia, hanno anche riconosciuto che tali confini potrebbero cambiare in caso di eventuali colloqui volti a raggiungere un accordo definitivo e che le loro decisioni non hanno diminuito la loro convinzione nel diritto fondamentale di Israele a esistere in pace e sicurezza.
Circa 144 dei 193 stati membri delle Nazioni Unite riconoscono la Palestina come Stato, tra cui la maggior parte del Sud del mondo, oltre a Russia, Cina e India. Ma solo una manciata dei 27 membri dell’Unione Europea lo fa oltre a Svezia e Cipro. Nel novembre 2012, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato il riconoscimento de facto dello Stato sovrano di Palestina, elevandone lo status di osservatore presso l’organismo mondiale da “entità” a “Stato non membro”.