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Oro, argento e metalli preziosi: quotazioni ai massimi tra acquisti rifugio, paura dei dazi e scarsa offerta

Pixabay

Le tensioni commerciali globali continuano ad alimentare la domanda di asset sicuri, come l’oro, ma in parte anche l’argento che si trovano a celebrare nuovi record con il fiato sospeso perchè i dati relativi all’inflazione Usa potrebbero dare il ritmo alla prossima tendenza fornendo indizi sull’andamento dei tassi di interesse della Federal Reserve.

L’oro spot è in rialzo dello 0,56% a 3.362,85 nella tarda mattinata europea. In passato l’oro ha dimostrato di essere un bene privilegiato quando le tempeste tariffarie aumentano, e il movimento del metallo prezioso verso i 3.350 dollari è la prova che questo schema si sta ripetendo. Sabato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minacciato di imporre una tariffa del 30% sulle importazioni dal Messico e dall’Unione Europea a partire dal 1° agosto, se non riusciranno a raggiungere un accordo commerciale.
Tuttavia, i recenti rendimenti più elevati dei titoli del Tesoro e il leggero apprezzamento del dollaro Usa hanno posto un argine al rialzo del metallo giallo. Gli analisti dicono che affinché l’oro possa salire verso i 3.400 dollari, si dovrebbero vedere dollaro e rendimenti dei titoli del Tesoro in discesa, in assenza certamente di eventi geopolitici più intensi. In rialzo anche il platino e il palladio: il primo è salito dell’1,1% a 1.379,22 dollari e il secondo ha guadagnato lo 0,5% a 1.200,01 dollari.

Inflazione e prospettiva di tassi di interesse daranno la direzione

Oggi sono in agenda alle ore 1430 italiane i dati sui prezzi al consumo negli Stati Uniti per il mese di giugno. Gli economisti intervistati da Reuters prevedono che l’inflazione complessiva salirà al 2,7% su base annua, in aumento rispetto al 2,4% del mese precedente. L’inflazione di fondo dovrebbe salire al 3,0%, dal 2,8%. Un’accelarazione dell‘inflazione potrebbe allungare i tempi di un taglio dei tassi da parte della Fed. Ieri Trump ha rinnovato i suoi attacchi al presidente della Fed Jerome Powell, affermando che i tassi di interesse dovrebbero attestarsi all’1% o meno. I mercati stanno scontando tagli dei tassi di 50 punti base entro la fine dell’anno, con la prima riduzione prevista a settembre. L’oro tende ad avere successo in un contesto di bassi tassi di interesse.

Argento ai massimi di 14 anni: ecco perché

Da qualche giorno è sotto esame anche il prezzo dell’argento, mercato ben più piccolo e dunque più volatile ma in cui non è passato inosservata la tenuta del suo massimo di 14 anni toccato ieri poco sotto i 40 dollari l’oncia. Stamane è a 38,31 dollari (+0,13%). L’aumento dell’oro negli ultimi 18 mesi ha spinto gli investitori a cercare valore altrove e l’argento è stato uno dei metalli a crescere di conseguenza. Ma non è solo questo: “L’argento sta beneficiando delle preoccupazioni relative all’offerta e della crescente domanda industriale” dicono gli analisti. Secondo alcuni analisti l’argento proseguire la corsa fino a 50 dollari, aggiornando il record storico inviolato dal 2011 e dal punto di vista tecnico sarebbe anche possibile. Ma, appunto, essendo un mercato piccolo e e volatile potrebbe improvvisamente invertire la tendenza, dicono gli analisti.

Dal punto di vista tecnico, la settimana scorsa il metallo ha rotto una serie di resistenze in area 35-37 dollari l’oncia e si è spinto fino a quota 39,13 dollari l’oncia ieri sul mercato spot londinese, mentre al Comex di New York ha raggiunto 39,57 dollari: livelli che non si vedevano da settembre 2011 e che continuano a evidenziare una divaricazione dei valori sulle due sponde dell’Oceano Atlantico, un’anomalia che per molti metalli è diventata la norma da quando Donald Trump ha aperto l’offensiva dei dazi e che sta attirando forniture negli Stati Uniti, sottraendole ad altre regioni del mondo. Una situazione che nel caso dell’argento è aggravata dal fatto che la domanda per il quinto anno consecutivo supera l’offerta, stima il Silver Institute.

A Londra, a segnalare la scarsa disponibilità di metallo, c’è una nuova impennata del lease rate a un mese, che è tornato a superare il 6% mentre in condizioni normali il costo per prendere in prestito argento è vicino allo zero. Ma quelle attuali non sono condizioni normali perchè resta il timore della scure dei dazi anche su questo metallo: Trump nel weekend ha anticipato di voler imporre tariffe dal 1° agosto sulle importazioni dal Messico dal quale arriva un quarto della produzione mineraria di argento.

Lo stesso Silver Institute segnalava la settimana scorsa che nel primo semestre di quest’anno (e concentrati soprattutto a giugno) ci sono stati flussi netti pari a 95 milioni di once in Etf sull’argento: più che nell’intero 2024. Il patrimonio gestito è salito a 1,13 miliardi di once a fine giugno: poco meno del record storico di 1,21 milioni di once del 2021 (che a questo punto è stato superato, poiché i flussi continuano) e quasi il 40% in più della produzione mineraria globale di un anno. “Questo aumento riflette aspettative di prezzo sempre più rialziste” scrive l’Istituto, osservando che in parallelo c’è stata anche un’enorme crescita delle posizioni nette lunghe (all’acquisto) al Comex: +163% nei primi sei mesi dell’anno, con un’esposizione rialzista media che non si vedeva dal 2021.

Da osservare che l’argento proviene per il 70-80% da miniere dove il principale metallo estratto è un altro. E in un caso su quattro si tratta di miniere di rame. Se dovesse arrivare un eventuale dazio su quel metallo, come è nelle minacce, anche l’argento rischia di risentirne.

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